03 Dicembre 2025
Bruxelles, 3 dic. (askanews) - Non è una visita di cortesia, è una missione di salvataggio. Nel cuore dell'Europa, la ceramica italiana lancia il suo ultimatum. Un'eccellenza da oltre 6 miliardi di export che rischia di spegnersi. Il paradosso è servito: le aziende italiane sono le più pulite ed efficienti al mondo, ma le regole di Bruxelles le stanno mettendo fuori mercato.
"Con questa soluzione dell'ETS - spiega il presidente di Confindustria Ceramica, Augusto Ciarrocchi - noi stiamo dando su un piatto d'argento una tecnologia e un design, una qualità che gli altri se la sognano. A questo e noi insomma gliela cediamo ben volentieri a questo punto".
Sotto accusa c'è l'ETS, il sistema di scambio delle emissioni. Nato per proteggere l'ambiente, dopo vent'anni è diventato, dicono gli industriali, una tassa che prosciuga gli investimenti. Mentre l'Europa sogna un futuro a zero emissioni, la realtà industriale rischia di essere "rasa al suolo" da costi energetici fuori controllo e meccanismi mai verificati. Come denuncia il Delegato di Confindustria per l'Energia, Aurelio Regina: "Se dopo 20 anni la Commissione non si è posta il problema di dire 'scusate, verifichiamo che impatto c'è stato', qual è l'impatto dell'ETS, per capire se i costi sono direttamente proporzionali ai benefici che noi abbiamo avuto. Nemmeno un'analisi".
E mentre le nostre fabbriche pagano il conto della transizione, dai confini entrano concorrenti spietati. India e Cina crescono a doppia cifra. Non grazie all'innovazione, ma grazie a un dumping feroce: zero diritti, carbone a volontà e, denuncia il direttore generale di Confindustria Ceramica Armando Cafiero, un'assoluta mancanza di trasparenza sull'origine della merce. "Stiamo chiedendo, ad esempio, di inserire almeno la dichiarazione di origine prodotti. Voi non so se sapete, ma l'Europa è l'unica area dove non è obbligatorio dichiarare da dove vengono i prodotti. Quindi uno che compra ceramica dall'India, dumping ambientale e sociale, neanche sa da dove arriva".
"Non vengono pagati i contributi, lavorano dei bambini nelle fabbriche oppure si produce ancora carbone - rincara la dose il presidente della federazione europea CET, Graziano Verdi - ovvio che i costi di produzione sono diversi. L'India nel 2021 non esisteva praticamente come produttore. Adesso hanno già il 9% delle quote del mercato europeo, hanno fatto più del 70% di crescita in 4 anni, a fronte di un settore che ha avuto una crescita media del 2%".
Una battaglia in cui le imprese non sono sole. In prima linea a Bruxelles c'è anche il presidente dell'Emilia-Romagna Michele de Pascale. È lui a portare sul tavolo politico la richiesta di un "piano Marshall" per la manifattura, per evitare che il Green Deal si trasformi in una desertificazione industriale. Sospendere l'ETS fino al 2030 e regole uguali per tutti. La ceramica italiana avvisa: senza correttivi immediati, la transizione ecologica sarà solo un regalo ai competitor più inquinanti.
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