07 Dicembre 2025
CESARE PARODI E IL c.d. REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA
Cesare Parodi, Presidente dell'ANM, Associazione Nazionale Magistrati, dal febbraio dell'anno corrente e procuratore della Repubblica di Alessandria, ha spiegato al microfono del Giornale d'Italia, con termini molto chiari e concetti comprensibili anche da chi, come me, non ha una sufficiente cultura giuridica, il senso del c.d. Referendum sulla Giustizia, soffermandosi sulle relative conseguenze in caso di vittoria del sì.
Nato a Torino nel 1962, Parodi è Magistrato dal 1990.
L'affermazione trasversale più frequente fra le persone, qualsiasi sia la classe socio-economica di appartenenza o il luogo di residenza in Italia, è, da un pò di tempo, una: non ho capito il Referendum della Giustizia e, in particolare, cosa implichi la separazione delle carriere. Bene, siamo qui a questo scopo: capire e avere le idee chiare, perché si voti con consapevolezza.
L'intervista nasce da questa esigenza e vuole aiutare "l'uomo medio della strada", espressione nella quale includo, innanzitutto, me stessa, a far luce sulla riforma promossa dal Governo Meloni.
Nel video, tutta l'intervista al dr. Parodi, che molto gentilmente si è prestato a suddetto scopo, e, di seguito, i punti della stessa per seguirla al meglio.
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L'INTERVISTA PER CONCETTI
Ph. Alessandra Basile
REFERENDUM COSTITUZIONALE
Si tratta di un referendum costituzionale, il che significa che non serve un quorum per la sua validità, che, quindi, prescinde dal numero di votanti: non è necessario che a votare vada il 50%+1 delle persone. Ne consegue che sia chi voterà sì sia chi voterà no dovrà andare a votare se vorrà far valere le proprie scelte in merito.
Il referendum viene chiamato "della o sulla giustizia" o "sulla separazione delle carriere", ma ecco alcune osservazioni.
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"RIFORMA DELLA GIUSTIZIA"
Se si trattasse di una riforma della giustizia, mirerebbe a processi più veloci, sentenze più rapide, indagini fatte meglio, strutture più adeguate e così via; invece, anche a detta dello stesso governo e dei suoi rappresentanti, con questa riforma le lungaggini processuali non subiranno riduzioni, nemmeno di un giorno.
Questo referendum, invece, vuol determinare un cambiamento di ruolo nell'ordinamento per pm e giudici e per il CSM, Consiglio Superiore della Magistratura.
Sottolineiamo che ai cittadini sarebbe interessato maggiormente agire sulle tematiche della giustizia più che su questioni ordinamentali.
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"RIFORMA SULLA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE"
Quanto alla separazione delle carriere, è, innanzitutto, uno dei quattro punti della Riforma ed è quello che, da molti, erroneamente, viene indicato come il principale, per via di una battaglia trentennale da parte di alcuni avvocati italiani. Ebbene, per mettere in atto questo punto, sarebbe bastata una legge ordinaria, assai più semplice di quella costituzionale, che ha richiesto quattro letture parlamentari e, nel caso di insufficienza di voti, come è avvenuto, di indire il referendum cui chiamare i cittadini a esprimere il proprio sì o no.
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I 4 PUNTI DEL REFERENDUM
Oltre che sulla separazione delle carriere, il Referendum verte su 3 punti:
- la modalità delle elezioni del CSM
- la divisione dell'unico CSM in due CSM
- l'introduzione dell'Alta corte disciplinare come organo deputato alla valutazione delle condotte disciplinari dei magistrati, compito che spetta al CSM e che, se passa il sì, verrà gestito da un organo esterno.
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DUE CSM SEPARATI E MODALITA' DI ELEZIONE DEI MAGISTRATI
A formare i due CSM che sorgerebbero sulle ceneri dell'attuale ed unico CSM sarebbero dei magistrati sorteggiati, invece che eletti(!).
Se i politici vengono sorteggiati, il sorteggio avviene fra quelli presenti in un elenco formato dal Parlamento, il che, in buona sostanza, significa fra scelti, mentre, per i magistrati, implicherebbe un'estrazione a sorte ..come nel gioco della tombola(!).
I pm e i giudici verrebbero privati del principio di rappresentatività, garantito a tutti, e ciò avverrebbe a dispetto del fatto che il CSM è un organo costituzionale e che i magistrati devono essere eletti - non sorteggiati - proprio per garantire una giustizia efficace, ossia non importa che siano bravi a scrivere sentenze, quanto piuttosto che sappiano farsi interpreti di esigenze comuni.
Un esempio, forse più vicino ai cittadini, è quello dell'amministratore di condominio, che viene nominato dai condomini, perché questi ultimi vogliono sceglierlo, o del rappresentante di classe sul quale i genitori vogliono avere margine di scelta, visto che si tratta dei loro figli.
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L'ALTA CORTE DISCIPLINARE E L'ART. 104 COST.: AUTONOMIA E INDIPENDENZA DEI MAGISTRATI
Coloro che sostengono il referendum e lo approveranno in sede di voto dicono che lo stesso non limiti l'indipendenza dei magistrati, poiché non interviene sull'art. 104 della costituzione, secondo il quale "la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere".
Tuttavia, l'articolo contiene una serie di commi, alcuni dei quali su come garantire suddetta indipendenza.
"Per esempio - dice Parodi - la libertà di stampa senza che ci siano strumenti atti a garantirla sarebbe una formula vuota; lo stesso dicasi per i magistrati, la cui reale autonomia è essa stessa garanzia dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge": il parlamento vota le leggi, il governo fa scelte importanti in merito, i magistrati, una volta che la legge è stata scelta, la devono applicare in maniera uguale per tutti, che siano politici, istituzioni, banche, cittadini privati, e i diritti, civili e penali, saranno assicurati a tutti, solo se pm e giudici saranno al 100% autonomi e indipendenti.
La valutazione di un giudice, se viene effettuata dall'Alta Corte Disciplinare, che di per sè è un organismo corretto, sarà permeata di una serie di aspetti tecnici lontani dalla vita reale dei magistrati: è un pò - continua il Presidente ANM - come se i giornalisti, gli avvocati o la Banca d'Italia, per fare alcuni esempi di ordini e istituti, non fossero più valutati direttamente da organi interni all'ente che li amministra, ma esternamente; se passa la riforma, se vince il sì al referendum di aprile 2026, i magistrati saranno gli unici sulla cui attività vigilerà una realtà esterna al loro organo di appartenenza(!).
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PM ASSOGGETTATO ALL'ESECUTIVO: NON E' SCRITTO, MA IL RISCHIO C'E'
Nella Riforma, non è specificato che il pubblico ministero, nel caso della vittoria del sì, finirà controllato dal Governo, però cambiare la costituzione e allinearsi ai paesi dove c'è la separazione delle carriere può preoccupare in tal senso.
Facendo un'osservazione in merito, nei paesi con le carriere di pm e giudici separate, la figura del primo è, in varia misura/forma, assoggettata al potere politico; p.e. in Portogallo, il paese con la separazione delle carriere dove si ritiene ci sia la maggiore indipendenza dei magistrati, il procuratore generale è nominato dal primo ministro, invece che dall'equivalente del nostro CSM. Poi, Francia, Germania e Spagna hanno altre situazioni, ma anche lì, come in America, pm e giudici possono alternarsi nei ruoli: una stranezza che non viene detta ai cittadini italiani, non perché chi sostiene il sì non lo sappia, ma perché non gli conviene.
Insomma, non serve che nel Referendum sia scritto che il pm venga assoggettato all'esecutivo, perché l'indebolimento del CSM e dei magistrati, purtroppo, se passa il sì, avverrà comunque; questo non è un bene per il cittadino e per la tutela dei suoi diritti e non è giusto nei confronti di quei pm e giudici, nettamente la maggior parte, che lavorano onestamente e desiderano, non una giustizia domestica e sommaria, ma, al contrario, una giustizia equa ed efficace.
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IL NO ALL'INCONTRO CON IL MIN. NORDIO
Il no all'incontro con il min. Carlo Nordio e con la Presidente del Governo, Giorgia Meloni, da parte di Parodi, è presto spiegato: non si voleva dare l'immagine plastica di una contrapposizione governo/magistratura, come sarebbe avvenuto, agli occhi degli spettatori, se si fossero trovati a vedere l'uno seduto di fronte all'altra. "La magistratura, io per primo, non è politicizzata, non abbiamo alcuna intenzione di far politica, tanto meno di farla contro il governo, e non siamo allineati a un contrasto alla riforma su base politica", le parole di Parodi.
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Cesare Parodi, Presidente ANM e Procuratore della Repubblica di Alessandria Ph. Alessandra Basile
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DEGENERAZIONE CORRENTIZIA, DEFINIZIONE E INFONDATEZZA
Chi sostiene la tesi del correntismo - ossia di quel fenomeno per cui i gruppi associativi condizionano le scelte e le nomine dei magistrati nei posti direttivi, oltre alla loro vita, quando accusati in sede disciplinare - appoggia la modalità del sorteggio in luogo di quella elettiva, anche quando sa che è un sistema assurdo per individuare dei rappresentanti (dei cittadini), per via della c.d. "degenerazione correntizia", espressa in frasi tipo: "la corrente ti difenderà". Bene, Parodi la smentisce: "i magistrati rinviati a giudizio disciplinare e quelli condannati appartengono a una corrente/gruppo, il che prova che tale appartenenza non costituisce una garanzia per essere assolti, basti andare a vedere quali colleghi sono stati condannati; inoltre, è un errore molto grave pensare che tutti i magistrati siano stati implicati in quella degenerazione, che vi è stata: la maggior parte dei magistrati era e resta estranea a quel fenomeno, utilizzato strumentalmente contro tutti".
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FATTI GRAVI LEGATI ALLA MAGISTRATURA: CI SONO STATI
"Certamente, ci sono stati dei fatti gravi che hanno nociuto all'immagine della magistratura, a causa di persone che l'hanno usata per interessi personali, ma, a parte che gli stessi fatti sono stati accertati proprio dalla Magistratura, si è trattato di un fenomeno limitato rispetto alla stragrande maggioranza di giudici e pm silenziosi che continuano a fare il loro lavoro con onestà, nei loro uffici, in condizioni spesso difficili, con strumenti inadeguati, senza o con insufficiente personale amministrativo, e che stanno lamentando giustamente di essere identificati, da tutti, con i pochi che hanno sbagliato; è un torto - conclude Parodi - verso loro".
Bisogna opporsi alla Riforma anche per tutelare l'immagine dei molti magistrati onesti.
Se l'accusa alla magistratura è quella di condizionare la politica, scrivere le leggi o far proprie le scelte che spettano all'Esecutivo e, per questo, la Riforma intende ridurne il ruolo nella società italiana, allora va precisato quanto segue: può succedere che le leggi scelte, una volta inserite nel contesto normativo italiano, portino a risultati diversi da quelli attesi dalla politica, perché, quando un magistrato le applica, non può non tenere conto delle altre leggi e disposizioni, sia italiane che europee ed internazionali; non c'è un'intenzione della magistratura a boicottare le leggi promulgate dal Governo, ma a mettere in pratica un corretto comportamento nell'applicarle.
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LA NOSTRA COSTITUZIONE E I NOSTRI PADRI COSTITUENTI
"La nostra costituzione - afferma Parodi - è completa e equilibrata: vi è disegnato un mirabile equilibrio di valori, ruoli e poteri, fra legislativo, esecutivo, giudiziario; la costituzione italiana intende dare continuità ai valori".
Andarla, dunque, a modificare varrà per molti anni a venire, magari con futuri partiti diversi che nemmeno esistono, motivo per cui le nuove norme dovrebbero essere il più possibile discusse, condivise da tutti, metabolizzate, ciò che oggi non è avvenuto.
Ricordiamo il valore di chi ha scritto la nostra costituzione, imparagonabile alla maggior parte delle altre, anche in Europa.
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MESSAGGIO FINALE: LA NOSTRA BATTAGLIA E' ESCLUSIVAMENTE PER LA COLLETTIVITA'
Parodi, ingiustamente e biecamente insultato sui social o persino minacciato, risponde a tutto questo, precisando che: "Se il referendum sarà approvato e io spero di no, la mia vita non cambierà, né cambieranno il mio ruolo e il mio stipendio, anche perché io non mi sono mai candidato al CSM, perciò non mi pregiudicherà il sorteggio; perché conduco/iamo questa "battaglia"? Lo facciamo, perché è fondata sui valori nei quali crediamo, quelli dell'interesse collettivo".
Mi saluto con Cesare Parodi con una speranza sua, ma anche fortemente mia: quella che riesca a parlare con molte persone, da qui al giorno del Referendum, per far capire quanto la magistratura non sia e non sarà mai legata ai partiti e quanto in gioco vi siano, piuttosto, questioni di interesse collettivo, cioè di tutti, a cominciare dai cittadini, quindi da tutti noi.
Cesare Parodi, Presidente ANM e Procuratore della Repubblica di Alessandria Ph. Alessandra Basile
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RIFLESSIONE (di Alessandra Basile): RICORDIAMOCI CHE E' NORDIO A SOSTENERE IL Sì
Ricordo che a sostenere il sì, in primis, è il Ministro Carlo Nordio, lo stesso che si è espresso come riportato di seguito, motivo per cui, forse(!), varrebbe la pena considerare le parole gravissime utilizzate da un rappresentante del governo in atto e che la stessa testa ha proposto e promosso questo referendum. Come sottolineato nel titolo di questo paragrafo, si tratta qui di una mia personale riflessione, come cittadina e come donna in Italia.
“Anche se oggi l'uomo accetta e deve accettare questa assoluta parità formale e sostanziale nei confronti della donna, nel suo subconscio il suo codice genetico trova sempre una certa resistenza”. Lo ha asserito l'attuale ministro della Giustizia alla Conferenza internazionale contro il femminicidio a Roma, tenutosi lo scorso novembre.
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CONCLUSIONE: VOTIAMO NO!
Ora torno ai concetti espressi prima della mia personalissima (ma credo assai condivisibile) conclusione per invitare tutti a decidere per il NO.
VOTIAMO NO all'erroneamente chiamato Referendum della Giustizia!
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