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Giorgio Napolitano, quando a Tribuna Politica nel 1966 affrontò le ragioni della crisi tra il PCI e il PSI - VIDEO

La transizione di Giorgio Napolitano da una posizione più radicale all'interno del Partito Comunista Italiano (PCI) verso posizioni più moderate è stata una delle tappe significative della sua carriera politica

23 Settembre 2023

Giorgio Napolitano è stato una figura centrale nella politica italiana e nella storia del paese per molti decenni. La sua affermazione sulla sua storia che "non è rimasta eguale al punto di partenza" riflette il fatto che ha vissuto e partecipato a numerosi cambiamenti nella politica e nella società italiane nel corso degli anni.

Napolitano è stato attivo nella politica italiana fin dai suoi giorni di giovinezza, quando era membro del Partito Comunista Italiano (PCI). Nel corso della sua carriera politica, ha attraversato molte fasi cruciali della storia italiana, compresa la trasformazione del PCI in Partito Democratico di Sinistra (PDS) e poi nel Partito Democratico (PD). Ha anche servito come Ministro dell'Interno e come Presidente della Camera dei deputati prima di diventare il Presidente della Repubblica Italiana, una delle cariche più importanti del paese.

La sua presidenza è stata caratterizzata da una serie di sfide, tra cui la crisi economica e politica dell'Italia e l'instabilità dei governi.

La transizione di Giorgio Napolitano da una posizione più radicale all'interno del Partito Comunista Italiano (PCI) verso posizioni più moderate è stata una delle tappe significative della sua carriera politica. Questo cambiamento ha avuto inizio con la morte di Palmiro Togliatti nel 1964, quando divenne evidente la necessità di una svolta nel PCI.

Napolitano ha guidato un'ala del PCI conosciuta come "migliorista," il che significa che ha cercato di apportare miglioramenti e riforme, ma senza aderire alla visione rivoluzionaria comunista. Questa posizione gli ha fatto guadagnare il soprannome di "migliorista," anche se all'interno del pensiero comunista dell'epoca questo termine non era esattamente un complimento. La sua agenda era focalizzata sul miglioramento delle condizioni dei lavoratori senza perseguire una rivoluzione comunista completa.

Un momento significativo di questa transizione fu la sua posizione nel 1985 quando sostenne il blocco della scala mobile, una politica economica volta a contrastare l'inflazione, voluta dal socialista Bettino Craxi. Questa mossa lo portò a divergere dall'ala più radicale del PCI e ad allontanarsi dall'ideologia comunista tradizionale.

Napolitano mantenne un occhio attento agli sviluppi internazionali e si oppose, ad esempio, all'intervento sovietico a Praga nel 1968. Anche quando l'Unione Sovietica espulse il noto dissidente Aleksandr Solzenicyn nel 1974, Napolitano si schierò dalla parte della tolleranza nei confronti dell'intellettuale russo, autore di un libro-inchiesta sulle atrocità dei gulag sovietici.

Nel corso degli anni, Napolitano assunse un ruolo chiave nella linea economica del PCI e si aprì progressivamente alla cooperazione con le nazioni occidentali, diventando il primo dirigente comunista italiano a essere accolto negli Stati Uniti per delle conferenze nel 1978 e condannando l'invasione sovietica dell'Afghanistan l'anno seguente. Questi cambiamenti segnarono la fine di un capitolo significativo nella sua carriera politica.

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