30 Agosto 2023
Il repentino cambio di posizione della premier italiana Giorgia Meloni sulle sanzioni contro la Russia sta suscitando intense polemiche in questi giorni. Sui social, stanno circolando nuovamente i video del 2014, nei quali Meloni esponeva chiaramente il suo dissenso riguardo alle sanzioni nei confronti del presidente russo Vladimir Putin in risposta all'invasione russa della Crimea e alla successiva annessione.
In quel momento, la leader di Fratelli d'Italia aveva sostenuto che le sanzioni avrebbero potuto danneggiare le relazioni economiche e commerciali tra Italia e Russia. Aveva evidenziato il rischio che le contromisure russe, sotto forma di contro-sanzioni, potessero avere impatti negativi sull'economia italiana. Inoltre, aveva proposto che un referendum popolare avrebbe potuto rappresentare un modo più appropriato per affrontare la situazione e ascoltare la voce del popolo. Nel video del 2014, la presidente del consiglio dichiarava: "Noi siamo sconcertati dalla leggerezza con cui il nostro governo sembra affrontare la questione dei nostri rapporti economici e geopolitici con la Russia e delle ripercussioni che le sanzioni a Mosca e le conseguenti contro-sanzioni russe possono avere per l'economia italiana".
Il riferimento era alla guerra in Crimea. "Con il perdurare di questa crisi ci saranno molti altri settori coinvolti (tessile, abbigliamento, lusso, turismo) e tante altre perdite. E tutto questo è niente a fronte di quello che accadrebbe se la Russia decidesse di interromperci le forniture di gas. Le bollette aumenteranno per colpa delle sanzioni".
Tuttavia, il suo recente messaggio di solidarietà al presidente ucraino Volodymyr Zelensky rappresenta un cambiamento di prospettiva piuttosto rilevante rispetto ad anni fa, quando per Giorgia, Putin, era la priorità numero uno. Quando il Cremlino invase la Crimea, proclamandola parte integrante del territorio russo, la premier italiana dichiarò che non si trattasse di una violazione vera e propria. All'epoca dei fatti, aveva infatti suggerito che fosse più appropriato un referendum per ascoltare la voce del popolo, invece che un intervento dell'Unione Europea. Questo perché la sua preoccupazione era piuttosto rivolta verso le relazioni economiche tra Italia e Russia. La leader di Fratelli d'Italia aveva evidenziato il rischio per il business e l'economia italiani. Ma nel messaggio rivolto a Kiev, Meloni cambia punto di vista.

Nel video del 2023 pubblicato qualche giorno fa, la premier cambia afferma: "Caro Volodymyr Zelensky, oggi siamo al vostro fianco, senza esitazioni. E siamo qui oggi per ribadire, con forza, che la Russia deve porre fine alla sua politica di occupazione e ritirare le sue truppe. Non ci stancheremo di lavorare per porre fine alla guerra e giungere ad una pace giusta e duratura. Caro presidente Zelensky, cari colleghi, l’annessione illegale della Crimea nel 2014 da parte della Russia è stata una chiara violazione del diritto internazionale e un assaggio delle intenzioni aggressive russe su tutta l’Ucraina. Da allora Mosca ha imposto il suo modello autoritario e ha violato i diritti delle popolazioni della penisola, primi fra tutti i tatari. Nel 2014 in Occidente non si era compreso appieno la portata di quanto stava accadendo o, forse, si era sperato che potesse fermarsi lì la pulsione imperialista di Mosca. Abbiamo sbagliato, ed è doveroso riconoscerlo. Intendiamo essere al vostro fianco per ricostruire la vostra Nazione, anche organizzando in Italia ‘Ukraine Recovery Conference’ nel 2025, per dare così un futuro di opportunità al popolo ucraino e contribuire alla vostra rinascita, economica e sociale. Il futuro dell’Ucraina è un futuro di pace, di libertà e di benessere. È un futuro, nella sua integrità territoriale, all’interno della Casa comune europea. Perché la vostra eroica resistenza è la nostra battaglia per la democrazia. La vostra libertà è la libertà per l’Europa intera".
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