14 Ottobre 2022
Fu vera gloria? Di sicuro è stata breve. Circa tre secondi. È il tempo in cui alla Camera, durante la votazione per l’elezione del presidente, è spuntato uno striscione di due deputati del Pd, Alessandro Zan (sì, quello del ddl che non è mai passato) e Rachele Scarpa, contro Lorenzo Fontana. “No a un presidente omofobo e pro Putin”, si leggeva nella pezza da stadio. Dallo Zar allo Zan. I due parlamentari si sono pure impegnati, per farlo. Niente da dire. Li immaginiamo in piena notte, nascosti in un garage per sfuggire agli agenti della Digos, a scrivere con la bomboletta spray tra lattine di birra vuote e sciarpe del Partito democratico appese alle pareti, oltre a una bandiera della Lega conquistata nella curva avversaria durante una trasferta al Parlamento europeo. Come tifosi sfegatati. Come ultras della politica. “Chi non salta un fascista è, è”.
Zan e Scarpa devono aver fatto entrare lo striscione di nascosto, proprio come si fa allo stadio prima di essersi infilati l’accendino nel calzino. Hanno atteso il momento giusto. Poi, mentre erano tutti concentrati a vedere se qualcuno del Terzo polo avesse votato anche Fontana dopo La Russa, ecco che hanno alzato lo striscione. Tre secondi. Poi i commessi di Montecitorio, come steward degli stadi, come Di Maio ai tempi d’oro, hanno salito le scale tre a tre, due da una parte e due dall’altra, hanno afferrato lo striscione e l’hanno stracciato. Poco male. Nel video di Local Team si vedono Zan e Scarpa che si siedono e sorridono compiaciuti. Hanno avuto il loro piccolo momento di gloria.
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