03 Settembre 2020
Roberto Giacomelli EY (foto comunicato)
Milano, 3 settembre
In un momento storico in cui gli Stati membri dell’Unione Europea stanno preparando i loro piani di ripresa economica post Covid, un nuovo studio ad opera di EY, “A Green Covid-19 Recovery and Resilience Plan for Europe”, identifica i 1.000 progetti “pronti a partire”, in tutti gli Stati membri dell'UE inclusa l'Italia, che hanno il potenziale per generare nell’immediato benefici economici, creare posti di lavoro e accelerare la transizione verso un'economia sostenibile a zero emissioni di gas serra. Si tratta di progetti già in fase di sviluppo e che con i dovuti fondi (richiederebbero circa 200 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati equamente distribuiti in tutti i paesi dell'UE) creerebbero già nel breve termine più di 2 milioni di posti di lavoro. Inoltre, questo elenco rappresenta solo una frazione di tutti progetti green che sono in fase di sviluppo in Europa e che, se ricevessero i fondi, permetterebbero di impiegare in attività produttive e sostenibili tutti i 12 milioni di lavoratori a tempo pieno che hanno perso il loro lavoro a causa del covid-19 nonché creare opportunità per altri lavoratori.
Alcuni dati chiave:
In Italia i progetti individuati da EY sono complessivamente 95 di cui 29 nel settore energetico, 15 nei trasporti, 13 di progetti di uso del suolo e agricoltura, 23 per l’industria e l’economia circolare, 16 nel settore delle costruzioni. Con questi progetti si stima che si potrebbero creare subito 120mila posti di lavoro.
«A Green Covid-19 Recovery and Resilience Plan for Europe mostra come con un investimento da 200 miliardi di euro di fondi pubblici e privati equamente distribuiti in tutti i paesi dell'UE potrebbe tamponare nel breve termine l’emorragia occupazionale, generando più di 2 milioni di posti di lavoro – spiega Roberto Giacomelli, associate partner del team Climate Change and Sustainability Service di EY – compensando il 20% dei posti di lavoro persi con la crisi legata al Covid19. Dal punto di vista del cambiamento climatico consisterebbe in un taglio complessivo delle emissioni di lungo termine di 2,3 gigatonnellate di CO2eq , rendendo più resiliente e competitiva l’economia europea».
«La cosa che ci ha stupito – continua Roberto Giacomelli – è che nonostante l’arco temporale limitato dell’indagine, siamo stati in grado di raccogliere un numero elevatissimo di progetti, al punto che tanti sono stati lasciati fuori dalla lista. È emerso un tessuto dinamico, con tante idee innovative e tanti progetti di R&D avanzatissimi. Un tessuto che, se sostenuto economicamente può portare l’Italia ad essere leader nella green economy».
Non mancano certo gli elementi negativi. Ci sono numerose barriere da rimuovere spiegano gli autori del report. «In Italia sono sia normative che finanziare, in egual peso», continua Roberto Giacomelli. Spesso anche quado la normativa è chiara, la burocrazia è lenta e farraginosa. E dove non ci sono barriere di questo tipo, specie per i più piccoli, il sostegno finanziario rimane il problema chiave».
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