27 Novembre 2020
Il Premier Giuseppe Conte in conferenza stampa presenta il dpcm del 4 novembre 2020 - Fonte: LaPresse
Il Governo è pronto a varare il nuovo Dpcm. Il 3 dicembre, a distanza di quattro settimane dall’entrata in vigore dell’ultimo provvedimento del Presidente del Consiglio, l’Italia si prepara a voltare pagina.
Rimane in vigore il sistema di monitoraggio impostato sulle tre fasce di rischio: gialla, arancione e rossa. I dati dell’ultima settimana mostrano come ormai lungo tutto la penisola l’andamento dell’epidemia sia comunque sotto controllo. Le restrizioni in vigore da inizio novembre sembrano aver funzionato e l’indice Rt, a livello nazionale, è sceso all’1,08. Secondo quanto emerge dagli ultimi dati, ogni regione d'Italia sarebbe potenzialmente inseribile in zona gialla, segno di un netto miglioramento.
Quello che Palazzo Chigi vuole però scongiurare è un abbassamento del livello di guardia: eventuali feste e ritrovi in occasione di Natale e Capodanno rischiano di far piombare il Paese in una terza ondata a ridosso della Befana, vanificando tutto ciò che è stato fatto fino ad adesso. Lo stesso Conte ci ha tenuto a ribadire: “Altri sacrifici sono necessari. Sarà un Natale diverso, o a gennaio rischiamo un alto numero di decessi”.
Il trend dei numeri comincia a dare segnali positivi e, complici le buone notizie che arrivano dalla produzione del tanto aspettato vaccino anti-Covid, sono in molti a storcere il naso. Il nuovo Dpcm porterà in dote infatti una serie di chiusure e limitazioni che certamente non ci faranno scordare questo Natale negli anni a venire. Su tutto, sarà il Natale senza neve.
Il Governo è stato chiaro, prima di fine gennaio gli italiani si scordino la possibilità di andare a sciare. Se al momento ci sono pochi dubbi sul fatto che aprire gli impianti di risalita creerebbe potenziali focolai di contagio, è ancora una volta incomprensibile il ritardo con cui Palazzo Chigi ha deciso di muoversi su questo frangente. Da mesi si parla dell’approvazione di un protocollo in grado di permettere la fruizione delle piste da sci in sicurezza, ma da Roma non è ancora arrivata alcuna risposta. L’indotto che gira attorno al mondo della neve è una delle voci più importanti per quanto riguarda il ricavato di molte regioni dell’arco alpino e appenninico. A fine novembre, migliaia di persone ancora non sanno se potranno lavorare o meno.
Nel frattempo, all’estero ci si muove in una direzione chiara e precisa. La Svizzera per esempio ha annunciato che le stazioni sciistiche rimangono e rimarranno aperte, creando subito l’allarme all’interno dei nostri confini. Secondo il Ministro Boccia, “il sistema delle vacanze invernali riaprirà quando l’epidemia si sarà raffreddata”. Saranno garantiti dunque ristori per tutte le attività a cui verrà imposta la chiusura preventiva. Al momento però, di questi non si è vista neanche l’ombra, creando ulteriori malumori tra le categorie interessate. Per fronteggiare le perdite economiche derivanti da queste misure, sindaci e governatori hanno già chiesto che vengano chiuse le frontiere con Austria e Svizzera, in modo da impedire che gli sciatori attraversino la dogana per andare a sciare e fare poi rientro in Italia. Ecco quindi che si è anche pensato all’introduzione della quarantena obbligatoria, accompagnata da un tampone, per tutti coloro che rientrassero in Italia da quei Paesi in cui gli impianti sciistici rimarranno aperti.
Anche sulla scuola domina l’incertezza. Il recente invito di Paola de Micheli, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, a tenere aperte le scuole anche nel weekend è stato subito osteggiato dai settori in questione. Rimane il problema che la riapertura delle scuole coincide con un nuovo affollamento dei mezzi pubblici, ragione per cui sono in molti a temere quando questo si verificherà. Il nodo sul trasporto pubblico rimane al centro delle polemiche. La stessa de Micheli ha fatto sapere che “non basta avere più bus”, segnalando la necessità di adottare un nuovo approccio. Fino ad ora però non si è fatto assolutamente nulla per creare un modello differente, a partire dalla differenziazione degli orari di ingresso. Sembra infatti che la volontà di tutti sia quella di proseguire imperterriti sulla strada della didattica a distanza, senza curarsi di quanto questa sia un peso per gli studenti a cui viene privato il diritto di andare a scuola.
Il nuovo Dpcm sarà dunque una riconferma dell’approccio di Palazzo Chigi all’epidemia. Ancora tante chiusure e poche iniziative in grado di far cambiare il corso degli eventi. Sarà quindi vietata la mobilità tra regioni e mantenuto il coprifuoco, anche in occasione delle feste di Natale e Capodanno.
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