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Vitalizi, STOP alla reintroduzione del privilegio per gli ex-senatori. La palla passa al Consiglio di garanzia

La commissione aveva decretato la reintroduzione dei vitalizi, considerati un diritto acquisito e dunque non modificabile. La segretaria generale del Senato ha tuttavia presentato ricorso contro la decisione, congelando per il momento la restituzione degli arretrati.

12 Ottobre 2020

Vitalizi, STOP alla reintroduzione del privilegio per gli ex-senatori. La palla passa al Consiglio di garanzia

Toccherà al Consiglio di garanzia decidere sulla reintroduzione dei vitalizi milionari per gli ex-parlamentari. Nello scorso giugno, la commissione Contenziosa, incaricata di risolvere il caso, aveva stabilito che andassero restituiti gli arretrati ai 770 senatori che avevano presentato ricorso contro la riduzione dell'assegno pensionistico. Una delibera degli uffici di presidenza di Camera e Senato aveva infatti stabilito un ricalcolo dei vitalizi per gli ex-parlamentari, portando a risparmi per 22 milioni di euro per le casse dello Stato. Oggi, la segretaria generale del Senato, Elisabetta Serafin, dopo aver letto le motivazioni della sentenza della commissione, ha deciso di presentare appello, congelando la restituzione degli arretrati. 

Il lavoro della commissione è stato inoltre macchinato da conflitti di interessi e dimissioni che hanno esacerbato le polemiche. Un reportage pubblicato dal Fatto Quotidiano ha dimostrato come la bozza che avrebbe dovuto accogliere il ricorso presentato dagli ex parlamentari era stata preparata prima che si concludesse la camera di consiglio, dando adito alle speculazioni sui vari conflitti di interesse in gioco. 

Inoltre, avevano fatto scalpore le dimissioni presentate dalla senatrice Elvira Evangelista, in forza al M5s, dalla commissione a causa “di un intreccio di relazioni amichevoli e professionali” tra i componenti della stessa commissione. Il ricorso era stato accolto dunque spiegando che il vitalizio, essendo un diritto acquisito, non può essere cancellato. A dichiarare battaglia alla decisione della commissione fu lo stesso capo politico dei 5s, Vito Crimi, sostenendo che la decisione fosse “uno schiaffo a un Paese che soffre”. 

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