17 Agosto 2025
Fonte LaPresse
Se ne è andato Pippo Baudo all'età di 89 anni. Era ricoverato da tempo e ieri ha abbandonato la scena del mondo. L'Italia piange uno dei suoi conduttori televisivi storici, che ha accompagnato intere generazioni di italiani. Ci uniamo al lutto e al cordoglio per la perdita di un volto storico della televisione italiana, che nel suo ambito letteralmente ha fatto la storia. Pur nel dolore e nel cordoglio, vogliamo però svolgere una considerazione critica intorno al ruolo svolto da Pippo Baudo nella storia della televisione italiana. Si è soliti abbinarlo alla figura del nazionale-popolare, e non senza buone ragioni. Tuttavia, a nostro giudizio, il nazionale-popolare incarnato da Pippo Baudo rappresenta l'appropriazione e il rovesciamento di quello messo a tema da Antonio Gramsci nei "Quaderni del carcere". Dal punto di vista gramsciano, infatti, il nazionale-popolare allude alla capacità di "andare al popolo" per sollevarlo, per riformarlo moralmente e intellettualmente, per farlo uscire dalla propria passività e trasformarlo in soggetto attivo. A tal riguardo, Gramsci parla anche di connessione sentimentale in relazione all'esigenza di creare un rapporto forte tra intellettuali e popolo sempre teso a produrre l'emancipazione popolare e l'uscita delle masse nazionali popolari dalla loro atavica passività. Ebbene, il nazionale-popolare di Pippo Baudo ha rappresentato l'antitesi di quello gramsciano: con una formula, andare al popolo per mantenerlo nella sua passività e nella sua alienazione, per confermarlo nelle sue convinzioni e anestetizzare ogni passione trasformativa. La televisione svolge da sempre anche questa non secondaria funzione, e il nazionale-popolare di Pippo Baudo la ha incarnata perfettamente.
di Diego Fusaro
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