29 Maggio 2025
L’affidamento diretto del Festival di Sanremo alla Rai da parte del Comune era un atto illegittimo, da oggi e per il futuro ci sarà sempre un bando per stabilire chi potrà gestire la manifestazione canora più importante d’Italia. Il Consiglio di Stato ha rigettato tutti i ricorsi presentati da Rai, Rai Pubblicità e dallo stesso Comune di Sanremo contro la sentenza del Tar Liguria che aveva imposto la gara pubblica per l'assegnazione dei marchi connessi al Festival giudicando appunto illegittimo l'affidamento diretto alla Rai per le edizioni 2024-2025.
Il Consiglio di Stato ha respinto tutti gli appelli, compresi quelli presentati dalla Rai e dal Comune di Sanremo, relativi al contenzioso per l'organizzazione del Festival della canzone italiana per il triennio 2026-2028. La Rai era rappresentata dagli avvocati Giuseppe de Vergottini, Aristide Police, Filippo Degni, Claudio Mangiafico e Marco Petitto.
In attesa del deposito delle motivazioni, nel dispositivo di sentenza n. 4706/2025, pubblicato il 29 maggio 2025, il Consiglio di Stato ha dichiarato inammissibile l'intervento delle associazioni dei consumatori e respinto gli appelli di Rai, Rai Pubblicità e Comune di Sanremo contro la sentenza del Tar Liguria che imponeva una gara pubblica per l'assegnazione dei marchi del Festival, di proprietà comunale.
Ora si apre la fase negoziale tra il Comune di Sanremo e la Rai per l'organizzazione del Festival dal 2026 al 2028. La Rai, unico offerente alla manifestazione d'interesse, dovrà ora sedersi al tavolo delle trattative con l'amministrazione comunale. Nonostante la presenza di un solo offerente, l'accordo non è automatico.
La trattativa si baserà sui criteri della manifestazione d'interesse, inclusi gli obblighi economici e organizzativi, ma entrambe le parti hanno margini di manovra. Il Comune potrebbe puntare a condizioni ancora più vantaggiose, forte della legittimità confermata della procedura pubblica. Dall'altro lato, la Rai potrebbe cercare di ridimensionare le richieste dell'amministrazione, adducendo motivi di sostenibilità economica o limiti contrattuali.
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