26 Marzo 2025
Dopo aver ascoltato su you tube tre acidissime critiche all'ultima Biancaneve di Disney, ancora oggi nelle sale, mi sono convinto ad andare a vedere il film e ho avuto un'ennesima conferma di come la critica prevalente sbagli quasi sempre. Critiche sciocche, superficiali, su dettagli non essenziali. Certo, ci sono variazioni apparentemente poco comprensibili, come il Principe che compare come una sorta di Robin Hood e Biancaneve che all'inizio sembra Cenerentola e alla fine Cappuccetto Rosso. Oppure la Regina cattiva che è più bella di Biancaneve, pur non possedendo la sua grazia naturale e spirituale. Certo, molto si deve alla IA, specie nelle musiche, ma per il resto il film tiene. La Fiaba è quella, si tratta comunque di una riedizione del bellissimo film Disney del 1937 (il primo classico del suo genere) e una dei connotati essenziali di ogni grande Fiaba è proprio la sua capacità di poter essere declinata con variazioni. La Fiaba come il Mito greco necessita quasi di essere variata, lo richiede proprio. E quì molte variazioni sono preziose perchè congiunte con un ritmo narrativo coerente e costante e ci permettono di apprezzare meglio la grande logica simbolica ed esoterica che rappresenta il cuore del Racconto. Come già lo studioso Giuseppe Sermonti notò (e l'esoterista Antoine J. Pernety due secoli prima di lui) Biancaneve come Cappuccetto Rosso sono favole ermetico-alchemiche. Lo stesso vestito della protagonista lo allude: azzurro intenso che cela un rosso e un bianco sottostante, e anche le scarpette sono rosse oltre alla gonna aurea. Il Tema è il Fuoco nascosto nella materia, similmente alla Luce che i "Nani" (gli spiriti dei sette metalli) setacciano e catturano dentro le tenebrose viscere della terra fedeli al motto: V.I.T.R.I.O.L. Il Tema è sempre quello e unisce la Regina cattiva, i Nani e Biancaneve stessa: la sovranità, l'abbondanza edenica e saturnina (il Regno all'inizio sembra il Paese di Cuccagna), la Luce della Pietra. Sia la Regina cattiva che i Nani sono accomunati dal loro intimo associarsi all'immagine della pietra preziosa e della sua luce e perfezione. I Nani operano al buio e la Regina cattiva è vestita di scuro ed è associata ad uno specchio nero. Sottile è la differenza tra vera e falsa alchimia, tra sovranità e tirannia, fra potenza e potere. I "Nani" sono i compagni e fratelli di Hermes e di Saturno e scavano la pietra di luce con gioia e fraternità mentre la Regina è posseduta dall'avidità. Ma anche la "cattiva" segue a suo modo degli ideali di perfezione e contempla le pietre preziose quali talismani ideali. I "Nani" infatti sono gli "Gnomi" di Paracelso, cioè i Sapienti. Non a caso seguono il corso del sole alzandosi e andando a riposare ma mai lo vedono intenti come sono a cercare il "Sole" nascosto, sotterraneo cioè lo splendore del principio eterico. Grimilde quindi è un'alchimista solitaria e cupa, passata al lato oscuro e tiene prigioniera la vera Regina: Biancaneve, cioè: il Mercurio che alla fine trionfa nel colore bianco dominante della festa finale; che allude al "bagno di Latona" degli alchimisti. La colpa di Grimilde è l'operare da sola, spezzando l'A0ndrogino ermetico. La Casa dei Nani è piena di sapienti civette, "Robin dei boschi" cioè il Principe è a sua volta segno di Hermes e del buon "Homo selvaticus" da addomesticare e perfezionare e l'animale che più viene associato a Biancaneve è non a caso il cervo e il cerbiatto, segni alchemici anch'essi del Mercurio che deve essere purificato, liberato e trionfare sul piombo. Per il resto anche il contesto generale del bosco appare rispettato: la fanciulla danza e gioca con tutti gli spiriti della natura, gli animali boschivi, come Cibele, Artemide, la "Signora delle bestie" della Femmino-fisio/crazia ancestrale. Questo nuovo racconto del medesimo antico Racconto giustamente si fissa con più forza sul principio di luce e di bellezza, da cui viene la sovranità regale. Una grazia che sale "dal profondo". Dotto conferma apertamente la tradizionale lettura alchemica di questa Fabula quando rivela la ricetta del suo medicamento per la ferita di freccia che ha colpito il "Principe" (che è lo Zolfo): "aceto saturnino e acido solforico addolcito". Molto precisa e allusiva come ricetta, strano no? Un linguaggio simile a quello della letteratura alchemica. Anche a livello di coerenza processuale archetipica questa ultima versione Disney appare perfetta: la risonanza fra Regno, Rosa, Mela, Cuore e Diamante quali immagini talismaniche ritornanti che si richiamano reciprocamente appare impeccabile! Un altro esempio di "variazione feconda" lo troviamo nell'eliminazione della celebre teca di cristallo che nel vecchio film custodiva Biancaneve caduta in catalessi per la mela avvelenata. Quì la nostra eroina viene invece semplicemente adagiata su una pietra liscia, grigia, semplice. Ma nulla si perde del senso ermetico di tale visualizzazione. Se infatti la teca rinviava all'atanor e all'alambicco/vaso alchemico vitreo (magnifici quelli dello "Splendor Solis" di Salomon Trismosin) la semplice associazione corpo/pietra rinvia al tema della "Pietra Filosofale" quale pietra apparentemente "vile", occultata. E' infatti attraverso il travaglio, la morte e la resurrezione del Mercurio (Biancaneve) che si attiva la "Pietra dei Filosofi". Persino il carisma più guerriero e più volitivo di Biancaneve che all'inizio ci stupisce e il tema della battaglia e della guerra non sono errati perchè ogni Fiaba è un dramma, una guerra spirituale e la stessa Alchimia un travaglio simile. Non fidatevi di nerd ipercritici. Valutate voi! Andate ad ammirare una sempre graziosa e magica Biancaneve! Non eravamo comunque gli unici adulti in sala senza bambini! Il Mito deve continuare...
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