16 Ottobre 2024
giorgio armani (wikipedia)
Giorgio Armani ha compiuto 90 anni lo scorso luglio e solo ora ha deciso di rivelare alcuni segreti relativi alla sua vita privata, mai raccontati prima, dal primo amore con un uomo alla relazione con Sergio Galeotti, dall'infanzia sotto il fascismo all’incidente giovanile che quasi gli costò la vista, dalla fidanzatina morta sotto ad un tir ai rapporti con altri stilisti famosi, dal suo fisico all'assenza di figli.
Il re della moda italiana, noto e apprezzato in tutto il mondo, si è raccontato a 360° rivelando per la prima volta alcuni aspetti fondamentali della sua vita privata. Per quanto riguarda il primo amore, al Corriere della Sera ha raccontato: "Non ho mai parlato di questo. (Armani resta a lungo in silenzio). Fu sotto un capannone sulla spiaggia di Misano Mare, alle 5 del pomeriggio, quando tutti i ragazzi della colonia venivano ricoverati sulla spiaggia per rilassarsi".
"Ecco. Io ero in un gruppo di ragazzi, di bambini, e c’era un responsabile - ha aggiunto - un giovane uomo, che mi ispirò subito un sentimento d’amore. Non ho ben realizzato questa cosa, non le ho dato seguito. Ma da lì in avanti la mia vita cominciò, in un altro modo".
"Non ne ero conscio (di questo sentimento, ndr), non capivo cos’era - ha raccontato ancora - non facevo differenze tra uomo e donna. Era un’attrazione che sentivo, una cosa bellissima: non vedevi l’ora di stargli vicino, di farmi accarezzare… una grande emozione. Queste cose non le ho mai dette a nessuno. È un ricordo molto emozionante".
Con il compagno e socio Sergio Galeotti "morì una parte di me - ha raccontato Armani -. Dal rogo di Pantelleria ho salvato l'anello di Leo. Non ho mai venduto l'azienda per questione di orgoglio personale".
Quanto al primo incontro con Sergio, lo stilista ha rivelato: "Ci siamo conosciuti vicino alla Capannina, in Versilia, dov’ero in vacanza per due giorni. Incrociai Sergio in macchina, mi piacque subito il suo sorriso toscano, e diventammo subito amici".
"Lui mi diede coraggio, fiducia. Mi disse: tu hai un potenziale importante. Sergio aveva visto i miei vestiti, si era reso conto che potevo arrivare più lontano. Allora il mondo della moda a Milano era gestito da persone un po’ adulte. Io ero giovane, avevo stimoli diversi".
"Quando morì Sergio - ha rivelato Armani - morì una parte di me. Devo dire che mi complimento un po’ con me stesso, perché ho retto a un dolore fortissimo. Un anno tra un ospedale e l’altro, io per non ferirlo ho continuato a lavorare, gli portavo le foto delle sfilate, negli ultimi tempi vedevo le lacrime ai suoi occhi. Fu un momento estremamente difficile, che ho dovuto superare anche contro l’opinione pubblica. Sentivo dire: Armani non è più lui, sarà sopraffatto dal dolore, non ce la farà da solo... Anche per questo, a chi mi chiedeva una partecipazione nella Giorgio Armani, rispondevo: no, grazie, ce la faccio da solo. Ho avuto una forza di volontà incredibile, per vincere questo dolore crudele. Un anno di attesa perché Sergio morisse. E tutto accadde in un tempo meraviglioso, quando stavamo cominciando a essere qualcuno, a dare una struttura all’azienda, a essere conosciuti nel mondo. Era il momento in cui prendevo fiducia in me stesso; e mi è arrivata questa tegola sulla testa".
"Come potevo non essere geloso di mio fratello essendo piccolino, moro, con i capelli dritti, e avendo un fratello alto, biondo, bellissimo? Io poi sono diventato bello. Da piccolo ero bruttino. Poi avevo un’età in cui le ragazze ancora non erano nel mio mondo. Per mio fratello l’arrivo delle formazioni aeree alleate era il segnale che la giornata sarebbe stata bella, e lui sarebbe potuto uscire con le ragazze in bicicletta. Io da quegli aerei ero terrorizzato...", ha rivelato Armani parlando del rapporto con il fratello.
Poi ha rivelato il suo primo amore, quello per una bambina di nome Wanda: "Avevo 7, 8 anni. Wanda viveva a tre isolati dal mio ed era una bambina dall’aria esotica, dal colorito un po’ etnico: capelli dritti, riga in mezzo, un po’ come le ragazze di adesso. Era diventata la mia fidanzatina. Morì schiacciata da un tir. Passò un camion, lei attraversò la strada, non si accorse che dietro c’era un altro camion, che la colpì qui, al cervelletto".
Inoltre ha raccontato un incidente avuto da bambino: "Finita la guerra noi ragazzini andavamo in giro a raccogliere la polvere da sparo. Uno dei miei amici prese un pacchetto, accese una miccia… io mi ero affacciato in strada per vedere cosa succedeva e presi in pieno la fiammata. Rimasi in ospedale venti giorni, rischiai di perdere la vista".
Parlando della sua prima volta, Armani ha rivelato di aver fatto l'amore con una ragazza "bruttina": "In effetti non era il massimo... però mi aiutava quando ero alla cattedra interrogato. Lei dal banco mi suggeriva, perché risulterebbe che io fossi un po’ asino... Una mia compagna di classe fu intervistata e disse proprio che “il signor Armani era un vero asino”. Mi ferì moltissimo. Non era carino dirlo".
"Ricordo quando mio padre, impiegato amministrativo del fascio di Piacenza, mi portò con mio fratello dal federale. Lo rivedo tronfio, in orbace. Sentivo la presenza di questa persona, e nostro padre era orgoglioso di presentarci a lui. Fu un episodio determinante: fu lì che capii cosa voleva dire far parte di un mondo, dover portare una divisa per avere di che mangiare. In famiglia parlavamo spesso del fascismo, e si confrontavano due opinioni diverse. La cosa principale era che non potevamo dire di no al sistema: o ne facevi parte, o venivi tagliato fuori. Poi c’erano anche cose buone. Ci organizzavano un po’ la vita. Le gite in campagna con la distribuzione del pane, le colonie estive, gli spettacoli teatrali organizzati dal dopolavoro... Un po’ noi ragazzini ci divertivamo".
Sua madre era direttrice della colonia di Misano, "ma trattava me e mio fratello Sergio come tutti gli altri, ci metteva nel camerone comune, ed era giusto così, che non ci fossero preferenze".
Durante la guerra "vivevamo al quinto piano di un grande silos. Di notte la mamma ci svegliava alle tre e ci portava giù in cantina, che non era un vero rifugio, sarebbe bastato un soffio e la casa sarebbe crollata. Però anche lì ho trovato di che divertirmi. C’erano i miei compagni, facevamo dei giochi, come il gioco dei segreti. Si scriveva una cosa su un foglio di carta, la si nascondeva, ed era il nostro segreto".
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