28 Luglio 2024
Fonte: Facebook, @Via la maschera 3.0
Parigi 2024: Giochi Olimpici tra spettacolo e polemiche sulla deriva dei valori occidentali. Vittorie italiane oscurate da messaggi politici e sociali. Inclusività o spettacolarizzazione eccessiva?
Il 26 luglio ha segnato l’inizio dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, con una cerimonia di apertura che ha rotto con la tradizione. Per la prima volta, l’evento non si è svolto in uno stadio, ma lungo la Senna, in un tripudio di musica, spettacolo e cultura. Tuttavia, lo sport è passato in secondo piano, oscurato da messaggi politici e sociali, tanto da far ribattezzare l’evento «J-Woke 2024» mixando il termine giochi con il termine woke.
Invece di celebrare le vittorie italiane nei 1500 metri stile libero con Simona Quadarella e Gregorio Paltrinieri, o nel fioretto individuale con Alice Volpi e Daniele Garozzo, o nel ciclismo e nella ginnastica, l’attenzione si è concentrata sulla tensione tra valori occidentali e inclusività.
Se è stato degno di nota aver aperto i giochi a nuove discipline come la break dance che segna un dignitoso e virtuoso miglioramento nel senso dell’inclusività essendo nata tra i giovani afroamericani e sudamericani negli anni ‘70 nel Bronx appaiono meno degne le scelte della direzione artistica della cerimonia di apertura dei giochi artistici.
A destare scalpore in particolare l’esibizione di Aya Nakamura che ha cantato accompagnata dalla Guardia Repubblicana e, soprattutto, quella di Philippe Katerine che si è esibito mezzo nudo, dipinto di blu, con una corona di fiori e frutti, reinterpretando l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci con drag queen nei panni degli apostoli.
Thomas Jolly, ideatore della cerimonia, ha difeso lo spettacolo come espressione di valori repubblicani e inclusivi.
Le reazioni non si sono fatte attendere. Famiglia Cristiana ha criticato la parodia dell’Ultima Cena come offensiva, mentre Matteo Salvini ha parlato di offesa ai cristiani. Anche Elon Musk e Viktor Orbán hanno espresso disappunto, criticando la direzione artistica e la perdita di valori occidentali. La portavoce diplomatica russa Maria Zakharova e la Chiesa ortodossa russa hanno parlato di «suicidio culturale». Anche le conseguenze economiche non sono mancate: C Spire, provider di servizi internet negli Stati Uniti, ha ritirato i suoi spot durante le trasmissioni olimpiche, sostenuto dal governatore del Mississippi.
Ben diversi, ovviamente, i toni di chi ha apprezzato lo show che ha chiamato in causa anche il fascismo un po’ come l’ananas sulla pizza, non c’entra nulla ma rinfresca.
Così la leader dei Verdi Marine Tondelier e anche l’ecologista Sandrine Rousseau che ha affermato come le celebrazioni siano state la migliore risposta all’ascesa del fascismo e dell’estrema destra. Infine, Mathilde Panot e Olivier Faure hanno celebrato i valori di libertà, uguaglianza e fraternità e la stessa UE ha chiosato “in scena la forza della diversità”.
La spettacolarizzazione dell’inclusione e della diversità solleva interrogativi: è davvero necessaria?
Non è forse la prova provata del suo fallimento quando in un paese civile e democratico il vero obiettivo dovrebbe essere la sua normalizzazione? E di questa spettacolarizzazione così spinta non sono forse stanchi anche gli stessi appartenenti alla comunità LGTB che peraltro, invece, sembrano apprezzare gli istituti e i valori cristiani come il matrimonio.
Se è vero che i Giochi Olimpici dovrebbero essere una festa dell’umanità come affermato dagli addetti ai lavori è lecito chiedersi se l’umanità si senta davvero rappresentata dalle celebrazioni che sono andate in scena.
Senza parlare del fatto che la delegazione italiana ha sfilato con quella israeliana, che atleti russi e bielorussi sono stati ammessi a partecipare ma come atleti neutri senza inno e bandiere e che si sia scelto Snoop Dogg come tedoforo, un personaggio con un passato alquanto controverso con alle spalle accuse di violenza sessuale e possesso illecito di armi e droga.
La cerimonia di apertura sembra piuttosto un’ennesima santificazione del politically correct, di una “religione di sinistra” come sostenuto da Philippe Muray che cerca di imporre una verità unica, negando la libertà di pensiero e uniformando valori e comportamenti globali, peraltro -aggiungerei- in controtendenza ai venti, seppure flebili, che sembrano spirare negli ultimi tempi, specie sulla questione palestinese e russa.
Ammesso e non concesso che quella che è andata in scena sia davvero la rappresentazione dei valori di una maggioranza, non possiamo non notare che questa estrema polarizzazione verso l’unicità di pensiero non produce altro che soffocare il pensiero di minoranze che, come me, non si sentono affatto rappresentante. La naturale conseguenza di ciò non è la semplice deriva dei valori occidentali ma dell’essenza stessa della democrazia.
Diversi sono stati gli avvenimenti simbolici di questa deriva: dall’aver issato la bandiera francese capovolta come rilevato dal quotidiano sportivo Sovetski Sport, alla perdita della fede nunziale da parte del portabandiera italiano Gianmarco Tamberi mentre sventolava il tricolore. Tocca il cuore il suo post di scuse su Instagram rivolto alla moglie che pare descrive alla perfezione anche la parabola discendente dei valori occidentali: «Mi dispiace amore mio, mi dispiace da morire. Troppa acqua, troppi kg persi negli ultimi mesi o forse l'incontenibile entusiasmo di quello che stavamo facendo. Probabilmente tutte e tre le cose, resta il fatto che io l'ho sentita sfilarsi, l'ho vista volare.... l'ho seguita con lo sguardo fino ad averla vista rimbalzare dentro la barca» spiega l'atleta raccontando la dinamica dell’incidente: «Un tintinnio di speranza... Ma il rimbalzo purtroppo era nella direzione sbagliata e fluttuando più di mille volte in aria l'ho vista tuffarsi in acqua come se quello fosse l'unico posto dove volesse stare (...)»
Concludendo, se il Petrarca riferendosi ad Avignone la definiva «albergo di dolor», associandola a Babilonia, ben potremmo esclamare oh Parigi albergo di dolor!
Più che da lodare gli spettacoli in parola che hanno fatto da cornice ai giochi olimpici sembrano descrivere l’ennesima rappresentazione di come la nostra terra, la nostra religione, le nostre tradizioni sembrino «un cavallo dalla sella vuota, senza cavaliere».
Viene da domandarsi se la vera finalità di tutta questa spettacolarizzazione sia quella di convincere chi guarda con indifferenza o sospetto l’ananas sulla pizza, ormai sdoganata anche da Gino Sorbillo, come una pietanza assolutamente da provare.
Per rinfrescarsi suggeriamo piuttosto un tuffo nella Senna alla ricerca della fede perduta di Gianmarco Tamberi e, in senso lato, dell’Occidente.
Un grande in bocca al lupo agli azzurri, speriamo di poter parlare presto dei loro traguardi.
P.M.
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