21 Dicembre 2022
Spielberg sul set de Lo Squalo, fonte: Pagina Facebook di Cinema Amore Mio
Dopo 47 anni dall'uscita del film "Lo Squalo", il regista Steven Spielberg afferma: "Ad oggi mi affliggo davvero per la decimazione della popolazione degli squali a causa del libro e del film. Sono veramente dispiaciuto". Il film, forse, è stato troppo efficace.
Domenica 18 dicembre Steven Spielberg va in onda come ospite a Desert Island Discs, programma di BBC Radio 4: il suo iconico film "Jaws", in italiano "Lo Squalo", aveva compiuto 47 anni proprio il giorno prima. A quasi mezzo secolo di distanza il regista ammette di sentirsi in colpa per la tremenda diminuzione del numero di squali nel mondo: "Ad oggi mi affligo davvero per la decimazione della popolazione degli squali a causa del libro e del film. Sono veramente dispiaciuto".
Egli ritiene che il suo film e il libro da cui è tratto, l'omonimo "Jaws" di Peter Benchley del 1974, siano stati la causa principale di una paura immotivata che ha generato uno sterminio di squali. Nature ha confermato, in effetti, una decrescita di oltre il 70% della popolazione degli squali dall'inizio degli anni '70 a oggi, ma indica come causa la pesca eccessiva.
Il pericolo per gli squali è reale perché anche l'Unione internazionale per la conservazione della natura ha rilevato che un quarto di tutte le specie al mondo rischia di estinguersi.
Steven Spielberg si sente in colpa per il suo film thriller, premiato con l'Oscar nel '75. Crede di aver manipolato le emozioni degli spettatori e di aver generato una fobia. Certamente il film è diventato un capolavoro per la sottile capacità di creare ansia anche senza far vedere il gigantesco pesce. Sono rimaste nella storia le inquadrature soggettive, cioè dal punto di vista dell'animale, e la musica di tensione di John Williams.
Il regista ricorda così l'animale meccanico che si era fatto costruire: "É stata una fortuna che lo squalo continuasse a rompersi, fortuna mia e del pubblico, perché è diventato un film molto spaventoso proprio perché lo squalo non si vede così tanto." Paul Jones, uno specialista nel trattamento di fobie, parlando con il Guardian concorda: "É fondamentale il modo in cui è fatto. Non si può vedere sotto l'acqua e la musica provoca un senso di paura. I film sono molto bravi a colpirci in ogni modo - visivo o uditivo- e questo può essere molto d'impatto sul nostro modo di sentire."
Quando la conduttrice Lauren Laverne chiede a Spielberg cosa prova al pensiero di sentirsi circondato da squali il regista risponde: "É una delle cose che ancora temo. Non essere mangiato da uno squalo, però, ma che gli squali siano qualche modo arrabbiati con me per la frenesia dei pazzi pescatori sportivi che si è scatenata dopo il 1975."
Paul Cox, capo esecutivo di Shark Trust in Plymouth, nonostante ringrazi il registra per la sua presa di posizione a favore degli squali, ritiene che "si dia fin troppo peso al film" e che il declino sia imputabile chiaramente alla pesca irresponsabile. Egli ricorda al Guardian che, benché la richiesta di pinne dorsali sia diminuita, quella di carne sia aumentata e che la pesca casuale rimane un problema.
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