03 Febbraio 2022
Fonte: twitter
Quando il mainstream e il finto buonismo esagerano, si cade nel patetico: è quello che è capitato nel sermone anti razzista di Lorena Cesarini, attrice e “co-conduttrice” della serata di ieri sera del Festival, la quale ha snocciolato una serie di ovvietà al limite dell’imbarazzante. La grande massa di pubblico, pari a quasi il 56% di share, ha aiutato lo show ma non la patetica sparata messa in piedi dagli autori per la malcapitata Cesarini; risultato? È stata perculata anche dalla sinistra. Già, l’emozione non ha giocato a suo favore poiché le parole le uscivano a singhiozzi e centellinate, ma anche affidarle una rottura di palle mainstream non l’ha certo aiutata.
L’attrice poteva benissimo godersi il “suo” momento anziché indossare il vestito della vittima che deve dire per forza qualcosa e far riflettere le coscienze; tutto questo ha creato esattamente l’effetto contrario, infatti critica e social l’hanno massacrata. Perché una donna, per di più di colore, non può essere solo brava e divertente ma deve vestire i panni della missionaria anche se non ha la struttura per sostenerla? La risposta è semplice: il finto buonismo e il politically correct impongono questo.
Fortuna che il popolo italiano non è scemo come la maggior parte degli autori che scrivono questo schifo, che è controproducente per chi lo esercita e fa incazzare il pubblico, nonostante gli ascolti record.
Poche parole per Checco Zalone che, tra prese in giro sessuali e ai virologi, è riuscito a rimanere imparziale e controbattere al politicamente corretto di un certo modo orribile di fare televisione. Ira di Vladimiro Guadagno (alias Vladimir Luxuria) sui social per le battute di Zalone: questo vuol dire che tutto è stato corretto, divertente e decisamente normale.
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