31 Ottobre 2025
 
									Il sassofonista napoletano James Senese è morto dopo un mese di agonia non si capiva dovuta a cosa: prima era morto perché era morto, poi per complicazioni, poi dopo una malattia, poi per i postumi di una polmonite. Una polmonite come? Niente, una polmonite, del resto aveva 80 anni. Età in cui al giorno d'oggi si fa un mutuo in banca. Ma è sempre successo, è lo stile di vita, il consumismo e soprattutto i cambiamenti climatici che secondo i giornali di sinistra, incluso l'Avvenire nel controllo di Sant'Egidio, del cardinale Zuppi che vuol traghettare la Chiesa nel gaypride, fa 3 milioni di morti l'anno. Mentono e lo sanno, inventano numeri, usano parametri del tutto vaghi come “le precipitazioni estreme”, “l'insicurezza alimentare” e “le ore di sonno perse per il caldo notturno” secondo le ricostruzioni di quel carrozzone malavitoso che è l'ONU. Insomma del povere Senese si saprà il giusto. Mentre si sa meglio di quel contadino delle mie parti trovato ieri stecchito sul trattore che vagava per campagne: un accidente secco mentre stava alla guida, aveva 55 anni. Sempre successo. Prosegue gagliarda la campagna vaccinale e ogni brutta notizia è un'ottima notizia: siccome a Torino stimano in 30mila il numero di nuovi cancri l'anno, motivati al solito secondo ragioni esoteriche, gli oncologi raccomandano di “vaccinare tutti, senza eccezioni, per tutto”.
Come a dire dare a tutti il rimedio che li ha fatti ammalare. È la “campagna nazionale che prevede un tour in 10 regioni con incontri di varie figure del team multidisciplinare, sponsorizzato ma in modo non condizionante da GlaxoSmithKline”. Non condizionante per dire che non c'è bisogno di chiedere, chi riceve i soldi sa da solo cosa fare. Il Piemonte è una regione, ce ne sono altre 19 e se si moltiplica per 20 i 30mila nuovi pazienti oncologici ogni anno si ottiene una proporzione abbastanza agghiacciante: dovuta a cosa? In crescita esponenziale da quando? O è sempre successo? È sempre successo anche quanto mi raccontano i lettori? “Il fratello di mio marito, 46 anni. Letteralmente sbriciolato in 3 mesi. K (cancro) polmonare primario e osseo fulmineo, devastante e incredibilmente aggressivo. Ossa sbriciolate nel vero senso della parola, un dolore senza tregua che nemmeno la morfina aiutava a sopportare. Sconfitto, tradito e ricattato .... Il dolore fa parte di noi ormai. Noi abbiamo resistito, ma a che prezzo? Gli amici ci hanno girato le spalle, insultato e al lavoro mi hanno costretto ad andarmene, alla soglia dei 60 anni. C'è un dolore di sottofondo che attraversa tutto. Che ci ha colpiti tutti. E nessuno paga”.
No, nessuno paga ma tutti vengono premiati: per l'omertà, per la iattanza, per le continue provocazioni misteriosamente impunite, alla Heather Parisi hanno detto che era meglio quando “teneva le gambe larghe”, a me che “c'è bisogno di un aiuto per farlo morire, stiamogli tutti addosso, azzeriamogli le difese immunitarie”. Gente che sostiene la innocuità dei vaccini ma confida uccidano quelli che odiano. Il tour serve perché la gente non ci crede più, ha sviluppato un rifiuto, terrorizzato, verso ogni forma di cura, ogni terapia, sempre più quelli che si lasciano sedurre da falsi rimedi, soluzioni suicide, ed è la sconfitta più grande di una scienza prostituitasi all'ambizione politica, alle corruzioni “non vincolanti”, alla vanità mediatica. Chi è malato spesso butta via il bambino insieme all'acqua sporca, ma lo fa dopo anni di propaganda infame, di vessazioni, di repressione, di odio senza senso. Anche io sono in tour, ho intrapreso un giro di incontri per lanciare il libro “Schiavi” sulla degenerazione della democrazia”, l'ho appunto chiamato “Schiavi in tour” e, tra estratti dal libro, poesie e improvvisazioni, a braccio, racconto di una crisi personale, anagrafica, di salute, che finisce per riflettersi in una crisi più ampia, legata al mestiere, all'informazione, alla democrazia, alla politica.
Racconto le cose smarrite, perdute in questi due anni a lottare contro il cancro, con i tanti che tifavano per la mia fine, ma anche quelle scoperte, per esempio che l'amore è più pazienza che slancio, più costanza che mordere e fuggire, che lascia andare più di quanto trattenga, che è fatto di responsabilità più che di passione e la responsabilità consiste nel restare, nella presenza che costa fatica, tempo, sofferenza ulteriore. Come mi scrive quel lettore, “gli amici ci hanno girato le spalle”. Non è uno spettacolo consolatorio, non c'è nessun lieto fine. La parte centrale è quella in cui leggo tutti i commenti, i messaggi di chi – politici, medici, influencer, giornalisti, venduti – scatenava la ferocia, l'odio verso i cosiddetti “novax” per i quali si invocava l'olocausto. Lì vedo quelli del pubblico piangere, perché il cancro forse può essere curato ma certe ferite non possono guarire mai, mai.
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