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Covid, infettivologi Petrosillo e Richeldi inchiodano protocollo "tachipirina e vigile attesa": "Inutile, inefficace e senza basi scientifiche"

Davanti alla commissione Covid, gli infettivologi Petrosillo e Richeldi confermano: il protocollo “tachipirina e vigile attesa” era inefficace e privo di basi cliniche

17 Ottobre 2025

Petrosillo e Richeldi

Petrosillo e Richeldi, fonte: Wikipedia

La Commissione Covid porta ogni giorno alla luce nuovi retroscena sugli anni di gestione sconsiderata durante la "pandemia". Gli infettivologi Nicola Petrosillo e Luca Richeldi, quest'ultimo membro del Comitato Tecnico Scientifico, hanno inchiodato e sconfessato il protocollo base di "tachipirina e vigile attesa", ricordando che è "inutile, inefficace e senza alcuna base scientifica".

Covid, infettivologi Petrosillo e Richeldi inchiodano protocollo "tachipirina e vigile attesa": "Inutile, inefficace e senza basi scientifiche"

A distanza di anni dalla pandemia, emergono conferme che gettano nuova luce sulle scelte sanitarie, o meglio, politiche, adottate durante il periodo Covid. Davanti alla commissione d’inchiesta guidata dal senatore Marco Lisei (FdI), due voci autorevoli del mondo scientifico — Nicola Petrosillo, già direttore del Dipartimento di malattie infettive dello Spallanzani, e Luca Richeldi, pneumologo ed ex membro del Comitato tecnico scientifico — hanno smontato uno dei pilastri più discussi della gestione domiciliare: il protocollo “tachipirina e vigile attesa”.

Petrosillo è stato netto: "Il paracetamolo non cura il Covid. Serve a ridurre la febbre, ma non modifica l’andamento della malattia". L’infettivologo ha ricordato che già nel 2024 una metanalisi su 34 mila pazienti aveva dimostrato come il farmaco non avesse alcun effetto clinico rilevante rispetto agli anti-infiammatori non steroidei. "Dire che la tachipirina fosse una panacea è falso: serviva il monitoraggio costante dei pazienti, non l’attesa passiva", ha aggiunto.

Un concetto ribadito da Richeldi, che ha sottolineato l’importanza del saturimetro per rilevare tempestivamente cali di ossigenazione e individuare polmoniti in fase iniziale. "Mi battei perché ogni famiglia ne avesse uno in casa", ha ricordato, denunciando come la politica abbia preferito strategie di immobilismo a misure concrete di prevenzione.

Secondo i due esperti, il Cts era perfettamente consapevole dei limiti del protocollo sin dal 2020. Eppure, le raccomandazioni ministeriali rimasero le stesse per mesi, sostenute dall’allora ministro della Salute Roberto Speranza, che difese la linea del “paracetamolo e attesa” persino davanti al Consiglio di Stato.

Il risultato, sostengono oggi i medici, è stato un approcciodi rassegnazione”: una gestione più politica che scientifica.

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