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La transumanza dei "malori fatali" non ammette domande: è la nuova frontiera dell'informazione che tace

Sulla morte inspiegabile e inspiegata del meteorologo Sottocorona ho fatto una domanda su X, la più scontata, di cosa è morto, venendo subito seppellito di insulti e accuse di complottismo.

13 Ottobre 2025

Paolo Sottocorona

Sulla morte inspiegabile e inspiegata del meteorologo Sottocorona ho fatto una domanda su X, la più scontata, di cosa è morto, venendo subito seppellito di insulti e accuse di complottismo. Tra questi, indirettamente, Mentana e passi per i rompicoglioni da bar social ma Mentana dovrebbe sapere che nel giornalismo le notizie si danno e le domande si pongono. La mia non era di quelle maliziose, allusive, ma la più fisiologica, quella che chiunque fa sapendo che uno è venuto a mancare: “Di che cosa è morto?”. Solo che, vedi la combinazione, ciò che per migliaia di anni era considerato normale, inevitabile, oggi è diventato un tabù: da 4 anni non è più lecito chiedersi la causa di morti continue e cosiddette improvvise: “Ah, prima era vivo ma adesso è morto”. “Ah, era benvoluto da tutti, mancherà a tutti”. Sì, ma di cosa è andato? No, la mia domanda era, per così dire, professionale, siccome gira gira non ho trovato nessuna informazione e neppure qualche ipotesi. Come fosse normale che uno in salute di colpo non c'è più. Poi i complottari facili, il latrato degli sciacalli non mi riguarda e non mi interessa.

Ma insisto: di cosa è improvvisamente morto il volto noto Sottocorona che fino a un minuto prima ci diceva come andava il nostro tempo meteorologico? Di un colpo apoplettico? Di una malattia insospettata? Di un'auto pirata? Di un vaso di fiori sulla testa? Niente, non si chiede, non si dice, non sta bene. “Ah, sei un infame, ancora con questi vaccini, ma sparisci, ma vedi di morire”. No, scusate, i vaccini, “ancora questi vaccini”, li avete tirati in ballo voi. Segno che ne avete paura come forse ne ha paura Mentana, quantomeno ad accettare il suo mestiere. Se poi la faccenda, da non dire, da soffocare, è che una morte inspiegata resta inspiegata, una di più, l'ennesima di più, allora il discorso cambia e assume il fruscio di mille code di paglia. Poi dicessero, anzi tacessero, quello che vogliono, ma se la immaginifica commissione Covid passa, speriamolo almeno, ad audire i lesionati post vaccino (tra i quali mi metto ma non sarò mai chiamato), spiegassero loro come mai, possibilmente senza ricorrere ai soliti controcomplotti. Se da quella somministrazione di massa sono discesi, e continuano, numeri pazzeschi di distrutti, di morti inspiegati, numeri che si ha cura di non diffondere ma che circolano e dicono di almeno 50 milioni di morti nel mondo, solo per cominciare, lo spiegassero loro; se quella imposizione repressiva è servita a originare situazioni totalitarie, che oggi tutti, meno l'Italia, ripensano, lo spiegassero loro come mai. Se la Corte Costituzionale di Spagna, anche quella, ha appena sconfessato i lockdown considerandoli, appunto, anticostituzionali, inutili, deleteri. Se la stessa OMS ha ammesso che al mondo più di un miliardo di persone accusa problemi di salute mentale, cioè la allucinante proporzione di uno su otto, in incontrollata crescita proprio da quell'assurdo 41bis che fu il lockdown globale, lo spiegassero loro, se se la sentono, se c'è o non c'è correlazione sociale. Far emergere la verità è già difficile, tenerla su a galla una volta emersa lo è ancora di più perché la reazione è più rabbiosa, più violenta. Dopo un periodo di sbandamento seguito alla consapevolezza e scientifica consapevolezza, il martello pubblicitario sui vaccini è ripartito ancora più ossessivo e per tutto: influenza, covid, malattie debellate da secoli, malattie potenziali portate da specie esotiche mai reperite, incidenti, destino cinico e baro. Mentre la commissione europea torna alla carica, firma un nuovo contratto multimilionario per l'acquisto di milioni di dosi del nuovo "vaccino" contro il COVID-19 Bimervax, oggi come ieri un prodotto sperimentale non adeguatamente testato, privo di dati sulla sicurezza e sul lungo termine e basato su uno studio redatto da coloro che lo mettono in commercio. Ma ci diranno che “questa volta è sicuro”. Torna il fanatismo, torna la mania, non priva di intenti come al solito inconfessabili, ma perché dovremmo fidarci di virologi che le hanno sbagliate tutte, che vengono pagati dagli stessi prodotti che sponsorizzano, e che si sono trasformati da medici in comunicatori, assoldati dai media, gente che interviene ai varietà, che scrive sui giornali?

Garruli, tuttologi, ma sulle morti improvvise non sanno spiegare e non ci provano, distorcono, girano al largo, provocano coi soliti insulti da teppistelli mai cresciuti. E l'informazione certificata anziché neutralizzarli gli dà corda, si mette al traino. Mai vista una simile dinamica, mai assistito al suicidio del giornalismo così palese, così privo di decenza e di amor proprio. Non aiutano neanche i cosiddetti vip che si ammalano o cadono sotto gli occhi di tutti e non uno col coraggio almeno di farsi una domanda, almeno pubblicamente. Complottista chi? Io mi sono limitato a segnalare una anomalia dell'informazione e della logica, e che ancora mi venga risposto con gli auguri di morte la dice lunga. Non è cambiato niente e questa è un'ottima notizia per chi sta sempre in attesa di un nuovo pretesto per una nuova reclusione planetaria: con la viltà diffusa, con la tecnologia del controllo che rispetto a 4 anni fa è progredita in un modo terrificante, sarà più che mai un gioco da ragazzi. Ma non diciamolo troppo forte, se no ci rispondono che le morti improvvise ci sono sempre state e che la prossima, con un po' di fortuna, potrebbe essere la tua.

Mentre finisco questo articolo, scopro che, dalle mie parti, l'imprenditore del lusso Cesare Paciotti è morto folgorato a 67. Di cosa? Un giornale scritto con l'intelligenza artificiale dice: “Malore fatale”. Siamo al l'informazione retorica da istituto luce. Ma non diciamolo e soprattutto non facciamo domande fastidiose, se no si scatena la transumanza di quelli che si sdegnano a sospettare la verità.

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