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Salute, esperti: "Virus sinciziale sottovalutato nonostante oltre 50mila ricoveri l'anno"

Un media tutorial sull'importanza dell'informazione corretta e aggiornata sulle opportunità di prevenzione

07 Ottobre 2025

Salute, esperti: "Virus sinciziale sottovalutato nonostante oltre 50mila ricoveri l'anno"

Roma, 7 ott. (Adnkronos Salute) - Ogni anno circa 290mila casi di infezione respiratoria acuta negli adulti e 1.800 decessi. Sono i numeri registrati solo in Italia per il virus respiratorio sinciziale (Vrs o Rsv nella sigla inglese), che si presenta con sintomi simil-influenzali, ma può determinare complicanze respiratorie significative nei soggetti fragili come over 60, persone immunocompromesse e neonati. Un fenomeno sottovalutato e sottostimato, specialmente nella popolazione adulta e anziana: spesso, infatti, la malattia da Rsv non viene diagnosticata correttamente. La protezione dei soggetti fragili resta la priorità: in Italia si registrano infatti oltre 50mila ricoveri all'anno. Nel dettaglio si calcano circa 25mila ospedalizzazioni di bambini sotto i 5 anni di età legate alle complicanze come bronchiolite e polmoniti, e circa 26mila negli over 60. Sul fronte della prevenzione, sono oggi disponibili strumenti sicuri ed efficaci come la vaccinazione e l'immunoprofilassi; nonostante queste opportunità, però, l'Rsv non è ancora incluso nel Piano nazionale di prevenzione vaccinale (Pnpv).

Di questi temi e della necessità di una informazione corretta e aggiornata sui rischi e sulle strategie di prevenzione a disposizione si è parlato al media tutorial 'Giornalismo scientifico e comunicazione biomedica: il caso della malattia infettiva da virus respiratorio sinciziale' promosso dal Master Sgp - La Scienza nella pratica giornalistica della Sapienza Università di Roma, con il contributo non condizionante di Pfizer, che oggi nella Capitale ha messo a confronto i giornalisti con gli esponenti del mondo medico-scientifico, specialisti in igiene, medicina preventiva e pediatria.

La rilevanza per la salute pubblica dei virus respiratori risiede sia nell'impatto socio-sanitario legato alla loro larga diffusione, sia al potenziale pandemico espresso da alcuni ceppi di virus influenzali e coronavirus, ricorda una nota. "La maggior parte dei virus respiratori ha una spiccata tendenza stagionale - afferma Pier Luigi Lopalco, professore ordinario di Igiene, università del Salento - Nell'emisfero Nord del pianeta è nei mesi invernali che si verificano i picchi di infezioni da influenza, virus respiratorio sinciziale, Sars-CoV-2, metapneumovirus, rhinovirus e adenovirus, per citare i più frequentemente diagnosticati. La circolazione combinata di questi virus rende la stagione invernale particolarmente critica in termini di pressione sul sistema sanitario. Ancora oggi le informazioni che abbiamo sulla circolazione dei virus respiratori sono affette da una forte sottostima".

Il sistema di sorveglianza, osserva Lopalco, "non è completamente efficiente nel rilevare i casi reali e ciò non consente di valutarne il reale impatto sociosanitario: a questo scopo - suggerisce l'esperto - sarebbe necessario impostare studi ad hoc che, laddove eseguiti, hanno mostrato che il danno individuale e sociale di queste infezioni va ben oltre il periodo della malattia acuta. Nei soggetti fragili e anziani, ad esempio, un periodo di ricovero dopo un'infezione respiratoria può scatenare una serie di complicanze e si associa spesso a una perdita consistente dell'autonomia".

In Italia, dopo l'esperienza della pandemia da Covid-19, il sistema di sorveglianza dell'influenza Influnet si è ampliato diventando RespiVirNet, con l'obiettivo di migliorare le conoscenze su altri virus respiratori come l'Rsv che si possono prevenire con la vaccinazione. "La sorveglianza consente di misurare il reale carico di malattia, supporta la programmazione sanitaria e l'allocazione delle risorse, guida le decisioni sulle strategie preventive e aumenta la consapevolezza del carico di malattia - evidenzia Caterina Rizzo, professoressa ordinaria di Igiene e medicina preventiva, università di Pisa - Comprendere e comunicare il peso dell'Rsv a tutti gli attori coinvolti è essenziale per rafforzare la prevenzione, ridurre la sottostima e tutelare le fasce più vulnerabili della popolazione".

Il virus respiratorio sinciziale colpisce in modo diverso nelle differenti fasce d'età. L'Rsv "è un virus ubiquitario che colpisce praticamente tutti i bambini entro i 2 anni di vita, con possibili reinfezioni nel corso della prima infanzia e financo in età adulta - illustra Paolo Manzoni, professore associato di Pediatria e neonatologia, università di Torino – Se nei soggetti oltre i 2 anni di età il virus causa spesso sintomi simil-influenzali, colpendo per lo più le vie aeree superiori, al contrario una percentuale importante di pazienti con età meno di 2 anni presenta coinvolgimento delle basse vie aeree che può sfociare, nello specifico, nel quadro clinico classico conosciuto come bronchiolite e nelle sue complicanze sia immediate, sia a lungo termine". Oltre ai neonati prematuri e di età inferiore ai 6 mesi, le popolazioni a rischio di sviluppare una patologia respiratoria grave a seguito di Rsv sono le persone over 60 e quelle immunocompromesse o con patologie preesistenti come il diabete, le malattie cardiache e polmonari, nelle quali il virus può scendere alle vie respiratorie inferiori causando principalmente polmonite.

A partire dal 2023 - prosegue la nota - nell'Unione europea sono stati resi disponibili vaccini contro l'Rsv indicati per proteggere sia i neonati fino ai 6 mesi, attraverso la vaccinazione della mamma (le donne in gravidanza possono vaccinarsi dalla 24esima alla 36esima settimana di gestazione), sia adulti e anziani (le società scientifiche raccomandano la vaccinazione per i soggetti a rischio di 60-74 anni e per le persone di età pari o superiore a 75 anni). L'efficacia della prevenzione nelle persone over 60 è stata evidenziata da diversi studi, tra cui una recente esperienza real world pubblicata sul 'New England Journal of Medicine', che ha valutato un primo impatto del vaccino nel prevenire i ricoveri: il bivalente ha ridotto da 0,66 a 0,11 gli eventi per mille persone/anno, con un'efficacia dell'83,3% (Ci 42,9-96,9). Per le forme più gravi (tratto respiratorio inferiore), l'efficacia è salita al 91,7%, superando ampiamente il criterio di successo prespecificato.

"Numerosi Paesi hanno già emanato raccomandazioni per la vaccinazione contro l'Rsv in base all'età (≥60, 65 o 75 anni) o ai fattori di rischio. Anche molte società scientifiche hanno fortemente raccomandato questa vaccinazione - rimarca Sara Boccalini, professoressa associata di Igiene, università degli Studi di Firenze - In Italia il Board del Calendario vaccinale per la vita raccomanda l'uso del vaccino contro l'Rsv per tutti i soggetti di età superiore-uguale ai 75 anni e per i soggetti affetti da patologie croniche di età uguale o superiore ai 60 anni. Tuttavia - precisa - al momento la vaccinazione contro l'Rsv non è raccomandata in base all'attuale Pnpv 2023-2025. La speranza è che le istituzioni sanitarie italiane integrino quanto prima l'offerta del vaccino Rsv per la popolazione anziana e a soggetti a rischio per patologie nel calendario delle immunizzazioni offerte attivamente e gratuitamente alla popolazione".

La sfida principale - concludono gli esperti - resta duplice: da un lato rafforzare la raccolta di dati epidemiologici solidi per comprendere con precisione la diffusione e l'impatto della malattia infettiva da virus respiratorio sinciziale; dall'altro integrare in modo equilibrato le strategie di prevenzione disponibili, tenendo conto di tutte le popolazioni fragili a rischio di complicanze. Un approccio basato sulle evidenze scientifiche potrà fornire un contributo concreto al dibattito pubblico e istituzionale, sostenendo scelte consapevoli e mirate nella tutela della salute collettiva.

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