"L'intossicazione da vaccino", il saggio di Delarue del 1979 ancora attuale: "Il 'progresso medico' è fede cieca, non ricerca della verità"

Un libro del 1979 che mette in discussione sieri, propaganda e sicurezza: le critiche di Delarue restano vive nel dibattito sulla salute e la libertà individuale, ancora oggi, nel post vaccino Covid

Nel 1979 usciva un saggio destinato a rimanere attuale per interi decenni, ancora oggi, sul tema della medicinaÈ proprio in quell'anno, infatti, che il giornalista francese Henri Delarue ha pubblicato il libro "L'intossicazione da vaccino", dichiarando che "quello che viene chiamato oggi 'progresso medico' non è altro che fede cieca, non la ricerca della verità". Parole che risuonano anche in questi giorni, nell'epoca della costrizione del vaccino Covid.

"L'intossicazione da vaccino", il saggio di Delarue del 1979 ancora attuale: "Il 'progresso medico' è fede cieca, non ricerca della verità"

Nel 1979 lo scrittore e giornalista Henri Delarue pubblicò "L’intossicazione da vaccino", un libro che già allora suscitò forti reazioni. Nonostante siano passati decenni, molte delle sue riflessioni restano sorprendentemente attuali. Il testo mette in discussione l’efficacia dei vaccini, la trasparenza del sistema medico e le campagne di immunizzazione di massa, ponendo domande che ancora oggi molti si pongono.

Delarue denuncia l’“ideologia della sicurezza assoluta” che accompagna la vaccinazione, sottolineando come essa venga presentata come panacea universale senza ammetterne i limiti. A suo avviso, “non esiste atto medico privo di conseguenze: il vaccino, lungi dall’essere neutro, può lasciare tracce profonde nell’organismo”. Un’affermazione che, pur contestata dalla medicina ufficiale, mantiene una forza provocatoria nel dibattito odierno.

Il libro affronta diversi nuclei tematici. In primis, la paura come strumento di consenso: secondo Delarue, il timore delle epidemie è spesso amplificato per spingere le masse ad accettare campagne vaccinali indiscriminate. Poi, gli effetti collaterali sottovalutati: egli porta esempi di reazioni avverse ignorate o minimizzate, sostenendo che la medicina ufficiale tende a ridurre al silenzio chi le denuncia.

Poi, l’illusione dell’immunità totale: il testo critica la convinzione che un’iniezione possa risolvere definitivamente il problema delle malattie infettive, evidenziando il ruolo dimenticato di igiene, alimentazione e condizioni sociali. In ultimo, la complicità dei media e delle istituzioni: Delarue insiste sul fatto che la narrazione dominante tende a soffocare ogni voce critica, presentando la vaccinazione come dogma piuttosto che come scelta discutibile.

Il tono è polemico ma lucido: “Ciò che oggi viene chiamato progresso medico assomiglia spesso a una fede cieca, più che a una ricerca equilibrata della verità”. Rileggendo queste parole, è difficile non notare come questioni simili emergano ancora quando si parla di vaccini, obblighi sanitari e libertà individuali, soprattutto nell'epoca post Covid.

A distanza di oltre quarant’anni, "L’intossicazione da vaccino" rimane un testo di riferimento per chi mette in dubbio il paradigma vaccinale, invitando a un approccio più critico, informato e libero da condizionamenti ideologici.