19 Marzo 2024
ADOS (Avvocatura degli operatori sanitari e socio-sanitari) ha deciso di scrivere una lettera e di indirizzarla al governo, prendendo in esame il ruolo dell'Ordine dei medici durante la pandemia di Covid. Eccola di seguito:
Ecc.ma Presidente, Ecc.mo Ministro,
la scrivente O.S. intende segnalare che, sulla scia del fanatismo pandemico e della successiva persecuzione adottata dal precedente Governo ai danni dei medici, e non solo, che hanno sostenuto gli ideali consacrati nel Codice Deontologico Ordinistico, ancora oggi si attende giustizia che, durante la campagna elettorale, l’attuale Governo promise saldamente.
Stiamo ancora aspettando!
Nonostante vi sia un granitico pilastro normativo a sostegno dell’autodeterminazione, coloro che ne hanno reiteratamente abusato e lo hanno manipolato per i propri interessi, ancora siedono sulle poltrone del comando.
Precisamente, si contesta che ai sensi dell’art. 1, co. 3, lett. c) del D.Lgs. del Capo provvisorio dello Stato, 13 settembre 1946 n. 233, agli Ordini spettava, non di punire chi si prodigava a curare i malati di Covid, ma di “promuovere e assicurare l’indipendenza, l’autonomia e la responsabilità delle professioni e dell’esercizio professionale...”, considerato che, tale autonomia e responsabilità del singolo medico nello svolgimento della professione, sono stati, da sempre, ritenuti elementi indispensabili ed indiscutibili per garantire il benessere della collettività e la certezza scientifica delle direttive sanitarie, così come ha sempre sostenuto la giurisprudenza, sia costituzionale (n. 282/2002), di legittimità (Cass. Pen. Sez. IV n.2865/2001) che amministrativa (Consiglio di Stato n.946/2022) che ha, concordemente definito: “La libertà nelle scelte terapeutiche del medico un valore che non può essere compresso a nessun livello né disperso per nessuna ragione, pena la degradazione del medico a livello di semplice burocrate, con gravi rischi per la salute di tutti”.
Ben è libero il singolo medico, nell’esercizio della propria autonomia professionale, ma anche nella consapevolezza della propria responsabilità, di prescrivere farmaci che ritenga più appropriati alla specificità del caso, in rapporto al singolo paziente, sulla base delle evidenze scientifiche acquisite dalla comunità, evidenziando altresì che, ai sensi dell’art. 40 C.P., il medico riveste la cosiddetta “posizione di garanzia” nei confronti della protezione della salute del paziente che a lui si affida.
Tutto ciò premesso, considerato ed evidenziato, ritenendo infine indispensabile ribadire la predominanza, su qualsiasi altro aspetto, dell’adesione, nei fatti, al Giuramento e al Codice Deontologico nello svolgimento della professione, si chiede che la Federazione degli Ordini dei medici risponda alle seguenti domande al fine di liberarsi dalla presunzione di aver collaborato, beceramente, ma deliberatamente, con le forze politiche all’epoca predominanti, per imporre ai medici di somministrare la tachipirina e null’altro più, nell’attesa vigile di ancora cosa non si comprende: della morte?
Premesso tutto ciò e visto che la precedente domanda di commissariamento dell’Ordine dei medici di Roma (21.09.2022, prot. US/651.22) è stata respinta dal Ministero della Salute (13.01.2023, prot. 0002432) in modo apodittico e immotivatamente lapidario, sulla base di una semplice dichiarazione dell’Ordine di Roma che aveva risposto al Ministero che: “L’Ordine ha circostanziato puntualmente ed esaustivamente ogni addebito formulato”, senza peraltro trasmettere a questo Sindacato le asserite circostanze puntuali e esaustive affinché fossero sistematicamente confutate e smentite, si insiste e si reitera la domanda di scioglimento e commissariamento dell’Ordine dei medici di Roma, ai sensi dell’art. 4, D.Lgs. C.P.S. 13 settembre 1946 n. 233 e si chiede alle SS.VV. quali provvedimenti intendano adottare per accertare tutto quanto qui addebitato sia ai rappresentanti politici che agli Ordini professionali e alla Federazione perché hanno rinunciato a proteggere l’indipendenza della scienza medica e del medico in qualità di professionista, preferendo sostenere una politica antiscientifica e immobilista nonché intimidatoria e esageratamente punitiva nei confronti di chi si è prodigato nel salvare vite umane, subendo non solo la distruzione della propria reputazione professionale ad opera di telescienziati ignoranti e asserviti, ma soprattutto l’oblio dalla comunità medica ove operavano.
In considerazione di ciò, si chiede anche se sia opportuno estinguere, ex tunc, ogni procedimento disciplinare tuttora in corso nei confronti dei medici che si sono opposti alla tachipirina e all’attesa della morte, ripristinando la dignità, la carriera e le retribuzioni che si sono visti ingiustamente privare.
Naturalmente ed in via analogica, quanto sopra esposto va considerato anche per gli infermieri, i quali Ordini, pur spesso eseguendo a malavoglia quanto disposto dalla scellerata legge, hanno dovuto emarginare gli infermieri che hanno rifiutato la forzosa vaccinazione, i quali hanno subito gravi danni economici e di immagine nonché vilipendi sui social.
Fiduciosi di un celere riscontro, a differenza del precedente Governo, si inviano cordiali saluti. Il Dirigente Dott. Mauro Di Fresco
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