30 Giugno 2025
In silenzio, senza i riflettori che di solito accompagnano le grandi manovre romane, si sta giocando una delle partite più delicate dell’assetto sanitario nazionale. È quella che ruota attorno all’Agenas – l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali – un ente tecnico sulla carta, ma sempre più oggetto di attenzioni politiche e dossier strategici.
Il punto di frizione? La governance dell’Agenzia. O meglio: la sua assenza. Ad oggi, l’ente è senza presidente, senza direttore generale, con un consiglio di amministrazione monco. Un’anomalia istituzionale che si protrae da mesi e che ha spinto più di una voce a invocare il commissariamento. Ipotesi concreta, ma che rischia di essere un detonatore per gli equilibri tra governo centrale e Regioni. Agenas, nata per fornire supporto tecnico e operativo alle politiche sanitarie di Stato e Regioni, è oggi al centro di un vero e proprio gioco di potere. Il rischio paralisi è reale. In una fase storica in cui la sanità italiana si trova di fronte alla doppia sfida della modernizzazione digitale e dell’attuazione del PNRR, l’assenza di una guida forte rischia di compromettere il coordinamento nazionale.
Ecco perché le manovre per designare i nuovi vertici si fanno sempre più fitte. Secondo fonti qualificate ci sarebbe già un nome in pole position sul quale però non ci sarebbe ancora l'accordo all'interno della maggioranza di governo.
A sostenerne la candidatura ci sarebbero in particolare esponenti di Fratelli d'Italia vicini alla Premier. Ma da ambienti vicini alla Lega filtrano perplessità. Più sfumata ma presente anche la posizione di alcuni esponenti di Forza Italia, che temono una nomina gestita tutta in chiave meloniana. Il risultato è un impasse.
Non è solo questione di nomi, ma di controllo. Perché Agenas è ormai ben più di una “agenzia tecnica”: è la cabina di regia della sanità digitale. La gestione dei fondi PNRR destinati all’innovazione, la digitalizzazione del Fascicolo sanitario elettronico, l’espansione della telemedicina, la standardizzazione dei dati sanitari: tutto passa da lì.
Agenas è diventata una vera infrastruttura di sistema.
La situazione di stallo ha riportato sul tavolo un’ipotesi estrema: il commissariamento.
Il Ministero della Salute, dal canto suo, mantiene una posizione ufficialmente attendista, ma gli uffici sono consapevoli del rischio: senza una governance pienamente operativa, sarà difficile rispettare le scadenze del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Anche le Regioni guardano con crescente irritazione all’immobilismo romano. In più di una Conferenza delle Regioni, il tema è emerso in modo esplicito. “Un’Agenas ferma è un problema per tutti. Qui si rischia di perdere mesi preziosi”, ha detto senza giri di parole un assessore alla Sanità del Nord.
Al fondo, la posta in gioco non è solo burocratica. È politica, strategica, economica. Chi gestisce Agenas potrà orientare i dossier più sensibili del prossimo triennio: dai criteri di accreditamento delle strutture sanitarie, alla nuova mappa dell’assistenza territoriale, fino al monitoraggio dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza).
E poi c’è il versante informatico: la transizione digitale è tutt’altro che tecnica. È un cambiamento di sistema che tocca interessi industriali, scelte organizzative, approcci culturali. E il PNRR lo ha reso ancora più urgente.
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