18 Giugno 2025
Secondo un nuovo studio israeliano sul vaccino anti-Covid, il siero “causa aborti spontanei” in gravidanza: 13 perdite fetali ogni 100 gravidanze sono state registrate tra le donne vaccinate con mRna nel primo trimestre. Il dato, ben oltre le aspettative, sarebbe legato a effetti avversi come coaguli sanguigni e lesioni alla placenta. I ricercatori parlano di un “segnale di sicurezza” da non ignorare. L’analisi si basa su oltre 226mila casi.
Un preprint pubblicato di recente sulla piattaforma medRxiv, che analizza 226.395 gravidanze avvenute tra il 2016 e il 2022 in Israele, mostra un incremento significativo di aborti spontanei tra le donne vaccinate durante il primo trimestre.
L’analisi, condotta da ricercatori dell’Università di Gerusalemme, dell’Università di Tel Aviv, del Baromedical Research Institute e del Massachusetts Institute of Technology, ha rivelato che tra le 94.351 donne che, tra il 1° marzo 2020 e il 28 febbraio 2022, hanno ricevuto un vaccino a mRna tra l’ottava e la tredicesima settimana di gravidanza, si sono verificate 13 perdite fetali ogni 100 gravidanze, a fronte delle 9 attese. Ciò equivale a 3,85 aborti spontanei in eccesso ogni 100 gravidanze.
Anche nelle donne che avevano ricevuto la terza dose (booster) nello stesso intervallo temporale, è emerso un incremento: 1,9 perdite fetali in più rispetto alle attese ogni 100 gravidanze.
Il dato, spiegano gli autori, è particolarmente allarmante poiché si riferisce a una fase delicatissima dello sviluppo embrionale. "Il segnale di sicurezza dovrebbe essere ulteriormente indagato dalle autorità regolatorie nell’ambito della valutazione del rischio della vaccinazione in gravidanza, con particolare attenzione agli effetti fisiologici nelle prime fasi della gravidanza", scrivono i ricercatori.
Nel 95% dei casi presi in esame, il vaccino somministrato era Pfizer-BioNTech BNT162b2; nel restante 5% Moderna mRNA-1273. Israele è stato il primo Paese al mondo a lanciare una campagna vaccinale anti-Covid già nel dicembre 2020, e anche il primo ad autorizzare la dose di richiamo, nell’agosto 2021. Il Ministero della Salute israeliano raccomandò la vaccinazione per le donne in gravidanza inizialmente solo nel secondo e terzo trimestre, per poi estenderla a tutte le fasi della gestazione dal 1° febbraio 2021.
Il database sanitario del Maccabi Healthcare Services (MHS), seconda maggiore organizzazione sanitaria israeliana, ha permesso di incrociare dati clinici dettagliati, inclusi gli esiti delle gravidanze, la settimana gestazionale, l’età materna, le condizioni di salute preesistenti e il profilo socioeconomico delle pazienti. Il confronto è stato fatto con i tassi di perdita fetale del triennio 2016-2018, pre-pandemico.
Secondo gli autori, l’aumento più evidente di aborti si osserva nelle donne vaccinate con la prima dose nei primi tre mesi di gestazione, con 240 decessi rispetto ai 169 attesi.
Nonostante la somministrazione in gravidanza sia stata promossa in molti Paesi sulla base di studi osservazionali condotti nelle fasi avanzate della gravidanza – dove i dati non avevano indicato rischi significativi – il nuovo studio sottolinea che "le donne in gravidanza sono state escluse dagli studi clinici randomizzati cardine utilizzati per le approvazioni normative iniziali dei vaccini contro il Covid-19. L’unico studio clinico randomizzato successivo su donne in gravidanza è stato condotto da Pfizer e ha incluso solo 173 donne vaccinate in fasi relativamente avanzate della gravidanza, tra la 24esima e la 34esima".
Tra gli autori della ricerca figurano anche Retsef Levi, recentemente nominato nel comitato consultivo sui vaccini del CDC statunitense, e Tracy Beth Hoeg, ora consulente senior per le scienze cliniche presso la divisione vaccini della FDA. Gli scienziati avanzano l’ipotesi che le perdite fetali possano essere legate a "interferenze biologiche del vaccino con materiale mRNA che attraversa la placenta", come dimostrato da studi che hanno rilevato presenza di materiale vaccinale nel sangue della placenta e del cordone ombelicale.
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