18 Marzo 2023
Michael Ryan, fonte: imagoeconomica
L'Oms non ha dubbi: "Stiamo arrivando a un punto in cui potremo guardare al Covid-19 allo stesso modo in cui guardiamo all’influenza stagionale". Parole di Michael Ryan, direttore dell'Organizzazione mondiale della Sanità. Sono passati esattamente tre anni da quando la situazione venne in breve tempo definita pandemia. Adesso, stando a sentire l'alto funzionario dell'agenzia sanitaria delle Nazioni Unite, il covid sarà ben presto un problema non in grado di sconvolgere "i sistemi ospedalieri e la nostra società", come ha fatto fino al recente passato.
Già da quest'anno, spiega l'Oms, riusciremo a vedere il Covid come "un'influenza stagionale". Anche il numero uno dell'organizzazione, Tedros Adhanom Ghebreyesus aveva accennato a questa situazione come ricorda Ryan: "Il capo dell’organizzazione ha già affermato che il mondo si trova in una posizione molto migliore ora rispetto a qualsiasi momento di questi anni di pandemia".
Nonostante ciò, vengono ribaditi i soliti metodi da effettuare, vale a dire "tracciare, testare, sequenziare, e vedere come il virus si diffonde nelle nostre comunità. Quello che resta da vedere è se il virus continuerà ad evolversi", prova ad allarmare. Occhio puntato sempre sui vaccini, su cui Ryan spiega: "Resta da vedere se possiamo continuare a vaccinare gli ultimi gruppi di non vaccinati in ogni Paese e in questo senso se il virus rappresenterà sempre meno una minaccia per le società".
C'è attesa per sapere se l'Oms dichiarerà presto la fine dell'emergenza internazionale. Una decisione, che "il Comitato di emergenza dell’Oms considererà entro pochi mesi". Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione presso il ministero della Salute, pochi giorni fa dichiarava come "l’Organizzazione Mondiale della Sanità è vicina ad annunciare la fine della pandemia di Coronavirus".
Non si fermano allo stesso tempo le lodi sperticate al vaccino. Se negli ultimi sei mesi "la risalita dei contagi non è stata associata ad un rapido aumento dei ricoveri e a una sostenuta pressione sul sistema sanitario", per l'Oms lo si deve al "tasso di vaccinazione e background di immunità", "abbastanza per proteggere i vulnerabili".
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