10 Novembre 2021
Fonte: Twitter
Per il Dottor Vaia, direttore dello Spallanzani, non c'è necessità di vaccinare i bambini dai 5 agli 11 anni sani. Il dottore ha dichiarato ai microfoni dell'Adnkronos che "bisogna sempre fare un calcolo tra rischi e benefici. Qualsiasi farmaco può dare effetti collaterali, la strategia corretta è evitare il rischio quando, anche se basso, non è indispensabile. Se un bambino ha già di suo delle altre patologie gravi, conviene vaccinarlo, per proteggerlo da un virus che, associato ad altre malattie, può rivelarsi grave. Se invece è sano, non vedo necessità di vaccinarlo".
Nella sua intervista, il direttore dello Spallanzani ha proseguito dicendo che "i bambini hanno una vita sociale meno intensa degli adulti, frequentano poco o affatto i mezzi pubblici, stanno per lo più in ambienti protetti dove tutti sono vaccinati, come le scuole. Si dice che i piccoli si contagiano e contagiano anche gli altri ma analizzando i dati non si può dire che al momento la loro incidenza sul propagarsi del virus sia forte. Vaccinare i bambini per proteggere gli anziani? La solidarietà sociale da chi ha meno di dodici anni rasenta l'ideologia e il fanatismo. Il vaccino non va fatto ai bambini per impedirgli di contagiare gli adulti, ma solo se sono fragili di loro".
Il Dottor Vaia non ha parlato solo del vaccino nei bambini, ma ha fatto luce su una questione più importante: la terza dose. Per il Dottore non dobbiamo dare peso ai no vax ma piuttosto "bisognerebbe piuttosto spingere a tavoletta sulla terza dose, nelle fasce di popolazione fragili, negli over 80, nei sanitari, in coloro che hanno rapporti con il pubblico, e convincere soprattutto chi non ha completato il ciclo vaccinale, ancora troppi. In Italia si è immunizzato l'85% delle persone: è più facile persuadere loro a sottoporsi a una terza iniezione, piuttosto che far vaccinare uno che finora non lo ha ancora fatto, salvo che non pensiamo ad azioni coraggiose di obbligo per fasce di popolazione".
Secondo il direttore dello Spallanzani è fondamentale anche la comunicazione, in quanto fa tanto ed arriva alla mente dei cittadini, a tal proposito, ha continuato dicendo che "non dobbiamo arrivare a cappuccino, cornetto e vaccino. Guai a dare questa sensazione! Meglio dire che ogni anno, soprattutto chi appartiene a categorie fragili o esposte, dovrà fare un richiamo con un vaccino un po' diverso da quello precedente, esattamente come gli anziani che ogni autunno offrono il braccio a un'iniezione anti-influenzale. Vi sono consolidati studi che dimostrano chiaramente come questa malattia sarà stagionale con richiami annuali fino a quando, come accaduto con altri, non scomparirà del tutto".
Per concludere l'intervista, Vaia ha mostrato molto ottimismo, in quanto "sulle cure oggi siamo molto avanti: i monoclonali, se utilizzati per tempo, risolvono il problema in altissima percentuale, più del 95%. Poi adesso stanno arrivando quelli di seconda generazione, ideati dal professor Rappuoli a Siena, e che stiamo sperimentando anche noi allo Spallanzani e saranno prodotti in Italia, qui nel Lazio: stiamo valutando di usarli anche in funzione preventiva su chi non ha risposto al vaccino e risulta poco protetto secondo gli esami anticorpali".
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