Gianni Alemanno denuncia le condizioni di Rebibbia: "Moriamo di freddo, caloriferi spenti e caldaie rotte; agenti nelle nostre stesse condizioni"

L'ex sindaco di Roma è in carcere dal 31 dicembre 2024 perché non ha rispettato le prescrizioni grazie alle quali aveva ottenuto di scontare in casa la pena di un anno e 10 mesi a cui era stato condannato nel 2022 per finanziamento illecito e traffico di influenze illecite, nell’inchiesta “Mafia Capitale”

Gianni Alemanno, giunto al suo 327° giorno di detenzione nel carcere di Rebibbia, denuncia  una situazione di grave disagio causata dall’improvviso abbassamento delle temperature all’interno dell’istituto. L’ex sindaco di Roma, in un diario tenuto sulla sua pagina Facebook, sostiene infatti che i termosifoni siano spenti da giorni a causa di un guasto alle caldaie, lasciando senza riscaldamento sia le persone detenute sia il personale della Polizia penitenziaria. Nel suo racconto descrive celle gelide, l’assenza di acqua calda durante le ore serali e un sovraffollamento che aggraverebbe ulteriormente una condizione già critica. Alemanno parla inoltre delle difficoltà logistiche dell’istituto, delle salette trasformate in camere di fortuna e delle prime decisioni dei magistrati di sorveglianza in materia di condizioni detentive.

Gianni Alemanno denuncia le condizioni di Rebibbia: "Moriamo di freddo, caloriferi spenti e caldaie rotte; agenti nelle nostre stesse condizioni"

Nel teso, Alemanno afferma che il 23 novembre i termosifoni del carcere risultavano ancora completamente spenti, nonostante il brusco crollo delle temperature. Racconta che nevica in tutta Italia e le temperature scendono anche a Roma, mentre nelle sezioni di Rebibbia il riscaldamento continuerebbe a mancare per via del guasto alle caldaie. Secondo quanto riferisce, l’assenza di acqua calda dopo le 20 colpirebbe anche i detenuti che rientrano dagli ultimi turni di attività, costretti a lavarsi in condizioni proibitive.

A suo dire, le celle sarebbero talmente fredde da indurre le persone recluse a vestirsi con più strati di fortuna, mentre il disagio complessivo renderebbe la situazione sempre più pesante. Da qui l’appello alle istituzioni affinché si intervenga con urgenza per ripristinare condizioni minime di vivibilità.

Alemanno lega poi il tema del freddo al sovraffollamento, che definisce una criticità strutturale dell’istituto. Nel diario racconta che alcune salette destinate alla socialità sarebbero state trasformate in celle improvvisate per accogliere nuovi arrivi, vista l’assenza di spazi disponibili. Cita in particolare il reparto A del primo piano, dove la saletta — riadattata con sei brande disposte lungo le pareti e pochi arredi essenziali — avrebbe ospitato detenuti in condizioni di estrema precarietà.

Aggiunge che per diversi giorni non sarebbe stato disponibile neppure lo scarico del bagno, sostituito con secchi d’acqua, e sostiene che quella stanza potrebbe arrivare a contenere fino a otto persone, evidenziando un livello di saturazione già al limite. Secondo quanto scrive, il sovraffollamento “continuerà a crescere”.

Nel diario, Alemanno richiama in modo critico alcune dichiarazioni rese in passato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio sul tema del sovraffollamento. Fa riferimento a una frase attribuita al ministro secondo cui sarebbe stato possibile spezzeremo le reni al sovraffollamento, osservando che non vi sarebbero stati interventi strutturali tali da migliorare concretamente la situazione degli istituti penitenziari italiani.

Gianni Alemanno, in carcere dal 31 dicembre 2024

Gianni Alemanno era stato arrestato la notte del 31 dicembre 2024, dopo la revoca dei servizi sociali a causa della "ripetuta violazione delle prescrizioni imposte". Il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha decretato Alemanno dovrà scontare la sua pena di 1 anno e 10 mesi nel carcere di Rebibbia. Alemanno era stato condannato nel 2022 per finanziamento illecito e traffico di influenze illecite, nell’inchiesta “Mafia Capitale”.

Il Tribunale di Sorveglianza di Roma, dopo aver ascoltato gli avvocati difensori, aveva deciso di non riconoscere a Gianni Alemanno i 4 mesi di detrazione pena per il periodo di servizi sociali già svolto prima delle contestazioni, come invece avevano chiesto i suoi legali.

Il politico avrebbe fornito documenti falsi per non presentarsi ai servizi sociali oltre ad incontrare Paolo Colosimo, ex avvocato condannato in via definitiva nel 2018 a 4 anni e 6 mesi. Tutte violazioni che i suoi legali sottolineano essere avvenute per via dello svolgimento della sua attività politica, e che nessuna fosse atta a commettere reati.