20 Novembre 2025
I dati come strumento di responsabilità pubblica
La corretta gestione e trasmissione dei dati relativi ai progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) non è un mero adempimento tecnico, ma un elemento cardine per assicurare trasparenza, efficacia e legalità nell’utilizzo delle risorse europee. Il recente aggiornamento delle FAQ della Ragioneria Generale dello Stato (RGS), pubblicato su Italiadomani, ha chiarito che la mancata comunicazione dei dati entro 60 giorni può comportare la sospensione o il recupero delle somme erogate. È un segnale di svolta: la responsabilità amministrativa diventa parte integrante della governance dei fondi. In un sistema basato su obiettivi e risultati, la qualità del dato diventa la misura della credibilità istituzionale.
Il DM 6 dicembre 2024 e la centralità del sistema ReGiS
Con il Decreto 6 dicembre 2024, il Ministero dell’Economia ha ridefinito le regole di trasferimento delle risorse PNRR, rendendo il sistema ReGiS il fulcro operativo della rendicontazione digitale. Gli enti attuatori devono aggiornare con continuità lo stato di avanzamento fisico, procedurale e finanziario dei progetti, condizione indispensabile per ricevere i fondi. Il decreto consente inoltre di dichiarare spese non ancora quietanzate, purché riconducibili a stati d’avanzamento verificati. Questo approccio punta a semplificare i flussi finanziari, ma impone anche un salto di qualità nella capacità gestionale della pubblica amministrazione. La digitalizzazione del controllo riduce i margini di discrezionalità, ma espone le inefficienze di un sistema ancora frammentato.
Sanzioni e controlli: la concretezza del rigore
La RGS ha definito un sistema di verifiche e sanzioni volto a garantire la regolarità dei flussi finanziari. Il mancato aggiornamento entro 60 giorni comporta, in sequenza: la diffida formale, la sospensione dei trasferimenti e, nei casi più gravi, il recupero delle somme. A ciò si aggiungono controlli incrociati da parte di amministrazioni titolari, autorità europee e organismi di audit. È una logica di accountability multilivello, coerente con i principi europei del Regolamento (UE) 2021/241. Tuttavia, il rigore formale rischia di scontrarsi con la realtà operativa di molti enti locali, dove carenze di personale e competenze informatiche possono rallentare i flussi di aggiornamento. La formazione amministrativa e il rafforzamento tecnico diventano quindi condizioni imprescindibili per non trasformare la compliance in un ostacolo.
Uno stato di attuazione diseguale
L’Italia ha ottenuto oltre 122 miliardi di euro, pari al 62,7% delle risorse assegnate, ma la spesa effettiva si ferma al 38%. Le revisioni del Piano, già cinque e una sesta in arrivo, hanno permesso di ricalibrare obiettivi e priorità, ma al prezzo di un ridimensionamento significativo, soprattutto nella Missione 6 – Salute: le Case di Comunità sono passate da 3.010 a 1.038 (-31%), e gli Ospedali di Comunità da 650 a 592 (-23%). È il segno di un realismo imposto dai tempi e dalle capacità operative, ma anche di una perdita di slancio riformatore. In questo quadro, il rischio è che il PNRR diventi un tampone finanziario più che un motore di trasformazione strutturale.
Europa tra rigore e pragmatismo
Il Parlamento europeo ha invitato la Commissione a valutare una proroga oltre il 2026, ma Bruxelles resta ferma sulla scadenza. Tuttavia, l’approccio evolve verso un pragmatismo selettivo: concentrare risorse su progetti realizzabili e strategici, anche spostandole verso settori come energia, difesa e innovazione tecnologica. La Commissione incoraggia gli Stati a rimodulare i piani secondo capacità effettive, evitando sprechi e dispersioni. È una lezione di realismo amministrativo che l’Italia dovrebbe far propria: meno obiettivi simbolici, più risultati verificabili.
Una governance per il dopo-PNRR
La vera eredità del PNRR non sarà nei cantieri, ma nel metodo. La cultura del dato, la trasparenza dei processi e la responsabilità delle decisioni devono diventare patrimonio stabile della pubblica amministrazione. Senza una governance solida, la fine del Piano rischia di riportare il sistema alle vecchie logiche di spesa episodica e frammentata. Servono leadership istituzionale, formazione tecnica e una visione strategica capace di integrare finanza, programmazione e valutazione. Solo così il PNRR potrà davvero lasciare un’eredità: non solo infrastrutture, ma un nuovo modo di governare le risorse pubbliche.
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