19 Novembre 2025
Garofani, fonte: imagoeconomica
Dopo un’articolo reso pubblico dal direttore Maurizio BelPietro del giornale La Verità, che riportava frasi attribuite a Francesco Saverio Garofani – frasi che delineavano un possibile "scenario politico senza Giorgia Meloni a fine mandato" – il consigliere del Quirinale esce allo scoperto. E nel tentativo di ridimensionare la vicenda, finisce per confermare l’esistenza di quella conversazione, liquidata come “chiacchiere tra amici”. Una difesa che riaccende le polemiche contro il Quirinale, e porta il funzionario del Colle a denunciare di essere stato “utilizzato per colpire Mattarella”.
Ad innescare la miccia era stato Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, che aveva chiesto una smentita “senza indugio” sul contenuto dell’articolo. Una richiesta legittima, secondo molti esponenti di FdI, di fronte a frasi che suggerivano l’idea di un Quirinale impegnato a lavorare per un’“ammucchiata ulivista” in vista del 2027. Dopo ore di polemiche, la replica del Quirinale era stata durissima, ma senza chiarire la veridicità delle affermazioni di Garofani.
In seguito, un’intervista ha chiarito la dinamica e il peso di quelle frasi, permettendo al consigliere del Quirinale di ridimensionarne la portata. "Erano parole in libertà, dette tra amici", ha dichiarato Garofani, finendo così per chiarire proprio ciò che Bignami aveva chiesto di accertare.
Garofani si dice “amareggiato” e “spaventato per la violenza dell’attacco”, rivela il sostegno personale di Mattarella e respinge l’idea di un complotto: “Non capisco dove sarebbe”. Resta però il fatto che un funzionario istituzionale, nominato per un ruolo come il Consiglio Supremo di Difesa, discute apertamente scenari politici, alternative di governo, ‘provvidenziali scossoni’ e grandi liste civiche nazionali. Per alcune fonti della maggioranza, "non è il merito delle opinioni private il problema, ma l’imprudenza di esprimerle in un luogo pubblico". Da più parti si sottolinea una certa leggerezza, soprattutto considerando l’abitudine del Quirinale a richiamare tutti alla “sobrietà istituzionale”.
Sul ruolo della premier, Bignami ha precisato: “Ho deciso io. Meloni non è stata consultata”. Una presa di distanza che evidenzia la volontà del governo di non trascinare il Presidente della Repubblica nella polemica. Infatti da Palazzo Chigi filtra l’intenzione di non alzare i toni, ma anche la consapevolezza che la gestione poco lineare della vicenda, dall’articolo alle reazioni del Colle, ha creato un corto circuito istituzionale che il governo non ha cercato né alimentato.
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