24 Settembre 2025
Giorgia Meloni, Fonte: Imagoeconomica
Come avevo già detto il timore che certe manifestazioni - assolutamente condivisibili nel messaggio di fondo a favore della popolazione palestinese a Gaza martoriata dalla furia fanatica di Netanyahu e dal suo governo - tracimasse in scontri si è puntualmente verificato. E non era difficile da prevedere.
Io ho manifestato a lungo contro l’obbligo vaccinale e contro il green pass: allora, però, la decisione era totalmente in capo al governo e noi eravamo una minoranza che rivendicava un diritto di parola visto che fuori eravamo (e siamo ancora) dei trogloditi ignoranti no-vax.
Stavolta invece il grosso della popolazione italiana - al di fuori delle appartenenze di partito o gli orientamenti elettorali - è convinta che a Gaza si stia consumando un massacro e che di questo massacro sia appunto responsabile il governo israeliano. Di questa maggioranza, poi, ce n’è un pezzo considerevole che - sempre oltre le rispettive simpatie politiche - chiede al governo di incidere maggiormente su Netanyahu.
Insomma, il grosso è già convinto delle ragioni della Palestina. Da qui la mia riflessioni: sono necessarie le manifestazioni? Io non credo, anzi nell’organizzarle ci vedo lo stesso “vizio” della Flottilla (alla quale il governo italiano deve garantire sicurezza!) e cioé mettere il “noi” davanti al “loro”, dove il “noi” sta per i sindacati, la sinistra, le organizzazioni delle varie galassie rosse e il “loro” sta ovviamente nelle vittime. Lo ripeto: il sostegno degli italiani è già per Gaza e il giudizio negativo è già per il fanatismo di Israele.
Ovviamente ognuno è libero di organizzare scioperi al grido “blocchiamo tutto” (dove alla fine a pagare sono i cittadini comuni, bella strategia del menga!) a favore della Palestina, ma se poi non mette in campo il servizio d’ordine proprio delle strutture organizzate (e sia la Cgil che il Pd ce l’hanno!) allora ecco che si creano quei buchi che non solo rovinano lo spirito della manifestazione ma rischiano di confondere le idee anche di chi solidarizza con i palestinesi. Ecco, dopo quel che è successo l’altro giorno, quella violenza accompagnata anche da simboli della resistenza palestinese ha raffreddato alcune posizioni. Spiace dirlo ma è così: sinistra, sindacati, Cinquestelle, Pro Pal con la scusa di attaccare il governo sta non solo “provincializzando” una questione sacrosanta ma stanno pure dividendo il fronte.
Ecco perché dico che la tragedia di Gaza è troppo grande per i giochini di partito, è troppo grave per le missioni egoreferenziali tipo la Flottilla, e infine è troppo maledettamente vera per essere sporcata da quei teppisti, delinquenti, che hanno attaccato le forze dell’ordine.
E arriviamo al centrodestra, troppo prudente di fronte alla tragedia. Di una prudenza che comincia a diventare finanche vigliacca. Giorgia Meloni ha intuito che la maggioranza degli italiani è con Gaza e i palestinesi ed è sempre più contro Israele e non vuole ritrovarsi nella colonnina dei pavidi che non hanno preso posizione. Quindi sta cercando di entrare nelle debolezze che il campo largo scopre e lì costruire una narrazione. Può pagare nel corto, ma non regge. Netanyahu e Israele hanno bruciato tutta la solidarietà possibile e non c’è più un senso di pietas che possa giustificare quel che stanno facendo e che faranno.
La premier avrebbe potuto mostrare più coraggio e creare un consenso sulla Palestina trasversale. Invece continua a danzare sulle punte: riconosceremo lo stato della Palestina quando sarà libero da Hamas e quando gli ostaggi saranno liberati. Parto da quest’ultimo punto: in Israele, i famigliari degli ostaggi hanno protestato davanti casa di Netanyahu perchè lo incolpano di aggravare la situazione dei loro parenti presi in ostaggio da Hamas. Insomma i diretti interessati sanno che il “loro” premier ha usato e sta usando gli ostaggi.
E veniamo ad Hamas, una organizzazione che alla luce delle sue azioni non può che essere etichettata come organizzazione terroristica, ma non basta e faremmo bene a ricordare quando Andreotti stupì il parlamento sostenendo che se fosse nato in quei territori sarebbe stato un terrorista (spiegando poi che alle azioni si accompagnava una lotta di liberazione che era politica) e quando Craxi, parlando di Olp nella discussione parlamentare successiva alla notte di Sigonella, disse che contestava “l’uso della lotta armata alla Olp non perché ritengo che non ne abbia diritto ma perché non porterà ad alcuna soluzione (…) Non ne contesto la legittimità”. Avevano ragione Craxi, Andreotti, Moro, Mattei quando cercavano di guardare alla Storia come orizzonte.
E allora se il governo, tatticamente, vuole giocare la carta più facile della condanna verso Hamas, allora deve avere il coraggio di rompere con chi Hamas la finanzia e deve condannare chi ne ha permesso il finanziamento, quindi deve condannare immediatamente il Qatar, la Turchia e proprio Netanyahu, le cui ombre di finanziamenti illecito da parte dei qatarini sono tutt’altro che chiarite. La Meloni vuole rompere il flusso di denaro col Qatar? E vuole rompere le relazioni con la Turchia? Non credo. Ecco perché la mossa su Hamas è poco lucida. Per sua fortuna però dall’altra parte c’è solo una classe dirigente interessata a cotonare il proprio ego.
di Gianluigi Paragone
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