28 Agosto 2025
Giorgia Meloni a Porta a Porta (fonte LaPresse)
L’altro giorno Giorgia Meloni è stata ospite del Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini e ha fatto l’annuncio più delicato: "Abbiamo avviato la riforma dell'Irpef (…) Ora è tempo di fare di più e concentrare la nostra attenzione sul ceto medio".
Perché dico “più delicato”: perché il ceto medio è la componente sociale più colpita e massacrata da quando l’Europa ha dettato la sua agenda ai governi e i governi l’hanno accettata tacendo e obbedendo. Il ceto medio è stato distrutto con il veleno dell’Unione Europea ma con l’azione del governi, chi più chi meno. Quelli dove c’era il Pd più di tutti, per il fanatismo che ha contraddistinto quella parte politica, neoliberista per scelta ed europeista per… solitudine (dopo la caduta del Muro di Berlino).
Cos’ha fatto finora il governo dei centrodestra? Diciamocela tutta: poco o nulla che abbia provocato un qualche sussulto. Per questo ad un annuncio di questo tipo non può che seguire un’azione pesante da parte dell’esecutivo, un’azione che si veda e che pesi. Sia chiaro, non sto dicendo che il ceto medio lo rialzi con uno schiocchiar di dita ma è altresì vero che finora la preoccupazione dell’esecutivo è sembrata orientata verso altri mondi. Perché lo ha fatto? Potrei azzardare alcune ipotesi che miscelata hanno tutte un senso. Il governo ha agito sostanzialmente nell’orbita di Bruxelles e soprattutto mai all’ombra dello sguardo americano: ma Bruxelles e Washington, per quanto con pesi diversi, non votano, come sanno bene tutti coloro che hanno toccato il cielo elettorale con un dito e poi sono caduti.
Inoltre, anche la Meloni deve aver pensato tatticamente: prima di creo i legami politici forti, quelli internazionali; e poi mi giocherò all’ultimo giro le carte elettorali distribuendo qualcosa che sono riuscita a mettere in cascina. Se così fosse - e secondo me lo è - non sarebbe né la prima né l’ultima a farlo; diciamo che lei potrebbe essere facilitata dall’assenza di una controffensiva dell’opposizione, ma starei prudente a dormire sonni troppo tranquilli. È vero che il Pd e i Cinquestelle stanno facendo operazioni di potere interno (il figlio di De Luca segretario regionale come scambio per la presidenza Fico, tanto per dirne una) ma è altrettanto vero che hanno capito che devono martellare solo sull’economia reale - lavoro e salari - se vogliono aprire una qualche breccia.
Torniamo così alla promessa fatta al Meeting, fatta cioé di quel ceto medio che lo ha vissuto nella stagione aurea democristiana ma anche dei suoi figli che, tramontata la Dc, si è gasata per suoi eredi più o meno degni. Nel Meeting c’è quel ceto medio fatto di piccoli miracoli economici che però oggi stentano a replicare gli anni ruggenti. Concentrare l’attenzione sul ceto medio significa allora rivedere profondamente quel che negli ultimi tre decenni ha progressivamente stravolto il nostro tessuto e significa rimettere lavoro, casa e servizi al centro del Pubblico.
Sorreggere il ceto medio significa avere il coraggio di criticare le politiche di deregulation e di privatizzazioni. Non si può pensare di salvare il ceto medio sostenendo a mo’ di giustificazione che non si può tornare al passato perché è proprio in quel passato che vi è la formula vincente e la fonte di vitalità. Il ceto medio è nelle stesse condizioni della rana immersa nell’acqua via via sempre più calda: nessuno e tutti sono responsabili dell’innalzamento della temperatura. Quindi vanno bene la modifica dell’Irpef e il piano case e va bene anche criticare il reddito di cittadinanza o il salario minimo, ma poi chi spegne il fuoco e salva la rana/ceto medio?
di Gianluigi Paragone
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