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Gennaro Sangiuliano, no del Senato al processo per peculato per le chiavi d'oro di Pompei ricevute dal sindaco e donate alla Boccia

Con 112 voti favorevoli e 57 contrari mercoledì 30 luglio 2025 l'aula del Senato ha votato contro l'autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro della Cultura per il presunto reato di peculato

30 Luglio 2025

Gennaro Sangiuliano davanti il Palazzo del Quirinale

Gennaro Sangiuliano davanti il Palazzo del Quirinale (fonte: Lapresse)

Il Senato ha votato a maggioranza contro l'autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, per il presunto reato di peculato in merito alla vicenda della chiave d'oro della città di Pompei. L'Aula ha approvato con 112 voti favorevoli, 57 contrari e nessun astenuto, la proposta della Giunta delle immunità secondo la quale ci sarebbe invece stato “il perseguimento del preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo”.

Gennaro Sangiuliano, no del Senato al processo per peculato per le chiavi di Pompei

Niente processo per Gennaro Sangiuliano. Il Senato "ha salvato" l'ex ministro della Cultura, oggi di nuovo giornalista Rai, dal reato di peculato, negando l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti. I senatori si sono espressi sul dono fatto da Sangiuliano a Maria Rosaria Boccia: la "chiave d'onore" della città di Pompei, ricevuta dal comune campano.

Su 200 senatori, 112 hanno votato a favore dell’immunità per l’ex ministro della Cultura. 57 i contrari. Ha vinto il no all’autorizzazione a procedere. Alla base del verdetto, la convinzione che l’ipotetico reato sarebbe stato compiuto per "il perseguimento del preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo" e non si tratterebbe quindi di un reato ordinario. I legali dell’ex ministro hanno fatto sapere che anche la Procura si era dimostrata dello stesso parare. Aveva infatti richiesto l’archiviazione del caso, sostenendo che la chiave al centro della questione fosse stata "acquistata e pagata dall’ex ministro, che ne è diventato il legittimo proprietario".

La vicenda della chiave ruota proprio intorno all’oggetto del valore di circa 14mila euro, che il sindaco della città aveva donato al ministro in occasione della consegna della cittadinanza onoraria. Un oggetto di cui si erano perse le tracce. Secondo le ricostruzioni, una volta conosciutone il valore, Sangiuliano aveva provveduto ad acquistarla versando i soldi alla Ragioneria dello Stato. La chiave sarebbe poi stata donata dal ministro alla Maria Rosaria Boccia. Sulla vicenda, che si innestava nel caso Sangiuliano-Boccia, erano state aperte due inchieste una della Corte dei Conti e una della Procura di Torre Annunziata.

La Giunta, a maggioranza, aveva proposto all'Assemblea "il diniego della richiesta di autorizzazione a procedere per l'imputazione contestata, attesa la sussistenza nel caso di specie dell'esimente del perseguimento del preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo di cui all'articolo 9, comma 3, della legge costituzionale n. 1 del 1989".

"Abbiamo votato convintamente per il diniego alla richiesta di autorizzazione a procedere, perché di una sola cosa il ministro Sangiuliano è effettivamente colpevole: di aver promosso una riforma di sistema degli orizzonti culturali che l'Italia attendeva da decenni, di aver realizzato la sublimazione del merito contro la mediocrità delle conventicole e di aver interrotto un sistema di elargizioni per irrorare di denari pubblici cordate di profittatori", ha detto il senatore Sergio Rastrelli, capogruppo di Fratelli d'Italia nella Giunta per le Immunità, a margine del suo intervento nell'aula del Senato "Con tutta evidenza - ha concluso - Gennaro Sangiuliano è colpevole, solo ed esclusivamente, di essere un uomo probo, e libero".

Secondo l'opposizione, invece, la tesi sostenuta dalla maggioranza "è una tesi fantasiosa, qui si parla di appropriazione ed utilizzazione personale di un bene, non di attività ministeriale o di visibilità internazionale di Pompei. L'atto contestato è personale, privo di connessione diretta con una scelta politica o amministrativa. Parliamo di una evidente utilità privata. Peraltro, ad oggi sembra che la chiave sia in possesso di una persona che non è l'ex ministro Sangiuliano, dov'è l'interesse pubblico perseguito? Se l'ex Ministro ritiene di aver agito con correttezza, è lui stesso che dovrebbe sollecitare il processo per chiarire la propria posizione. Sottrarsi al giudizio equivale a ledere il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge" ha sostenuto la pentastellata Ketty Damante.

Maria Rosaria Boccia rischia il processo per stalking

Intanto Maria Rosaria Boccia rischia il processo a Roma per stalking, minacce e lesioni nei confronti dell'ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. La procura ha notificato all'indagata l'atto di conclusione delle indagini che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio. Dalla gravidanza inventata dall'imprenditrice alle bugie sui titoli di studio, dalle pretese professionali a quelle più intime (lei "lo obbligava a defecare in bagno a porta aperta"), dal ricatto quotidiano di rivelare la relazione extraconiugale alla minaccia di farsi trovare nello stesso hotel in cui lui soggiornava con la moglie, passando poi per i graffi inflitti sulla fronte all'ex Ministro: sono 33 gli episodi considerati di stalking aggravato che sarebbero stati attuati dalla Boccia nell'estate 2024. Episodi sufficienti, secondo la Procura, a indurre "pensieri suicidi" in Giangiuliano, a modificarne le abitudini di vita, a causare le sue dimissioni.

Inoltre Boccia, secondo i magistrati, avrebbe condizionato il ministro per mesi "avanzando continue richieste di essere portata a conoscenza dei colloqui istituzionali o con il proprio staff", "interferendo con l’andamento delle attività ministeriali", facendosi consegnare "la chiave d’oro della città di Pompei del valore di circa 14 mila 823 euro che doveva essere consegnata dal sindaco quale premio al ministro".

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