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I governatori e i sindaci della Lega hanno un problema: Salvini “can che abbaia ma non morde”, e hanno già pronto il piano B

Matteo Salvini non è più la carta vincente della Lega ed è bloccato all’angolo

21 Maggio 2025

Processo Open Arms, Salvini giunto nell'aula bunker di Palermo: "Sereno e a testa alta"

Fonte: LaPresse

Quarantott’ore di chat e sfoghi riservati: questo il tempo e il mood di molti amministratori leghisti, governatori, sindaci, assessori dopo l’ennesimo colpo a vuoto di Matteo Salvini in consiglio dei ministri.

Il fatto risale alla decisione del governo di impugnare le leggi emanate dalle Regioni a statuto speciale e finalizzate al terzo mandato, dopo che già il governatore Zaia era stato, nei fatti, abbandonato dal segretario. <Ormai è in modalità “Can che abbaia non morde”. Mantovano lo ha umiliato davanti a tutti…>, è la sintesi degli sfoghi. <Ma che facciamo? Dove andiamo con un Salvini che si sceglie due vice come Vannacci e la Sardone? Ora abbiamo imbarcato pure la Mussolini>. Brutta aria.

La situazione sta in questi termini. Matteo Salvini, dopo l’esperienza fallimentare del Papeete e dopo aver baciato la pantofola di Mario Draghi, non ha più alcun potere negoziale: si smarca, fa qualche dichiarazione burrascosa, ma sostanzialmente è stretto in una posizione per cui non vede sbocchi. Nessuno scommette su una crisi di governo aperta dalla Lega, non fosse altro perché Giorgetti sta in marcatura stretto sul (fu) Capitano affinché non gli scappi in qualche vicolo cieco. Ed è proprio sulla incapacità di Salvini a sopportare il ruolo di secondo e a volte di terzo che, invece, fanno leva Giorgia Meloni e i suoi: da una parte sanno che Salvini accetta e accetterà qualsiasi provvedimento (altro che la Meloni ha paura dello slittamento a destra del suo vice), dall’altra però sperano che più avanti, goccia dopo goccia, sia la Lega ad aprire la crisi e portare a elezioni anticipate come da cronoprogramma (dei desideri) di Palazzo Chigi. <Sarà Salvini a sparare il colpo che ci permetterà di andare al voto e con questa mossa ci risolverà pure il problema del suo potere negoziale nelle candidature>.

In poche parole, Salvini galleggia. Ma il resto della Lega può permettersi di galleggiare? No. E se Zaia stavolta non ha voluto affondare non è detto che la posizione resti immutata nel tempo, a maggior ragione se - come sta accadendo - i movimenti si sono alzati di intensità. E potrebbero vanificare il risultato del Congresso. Chi conterebbe di più tra il blocco vincente degli amministratori (Zaia, Fedriga, Fontana) e il cartello per Salvini Premier? I primi, i quali avrebbero ancora strutture, governi e potere negoziale con cui eventualmente giocare partite “civiche”.

La Lega e i territori: in pochi anni il segretario non si è accorto che l’intelaiatura territoriale stava diventando secondaria rispetto a quella più “romana” e politica, nelle cui pieghe si inseriscono la scelta di Vannacci e della Sardone, l’inossidabilità di Durigon e le relazioni nella Capitale frutto delle nomine. Insomma un cambio totale di paradigma dove governatori, sindaci, assessori restano quasi orfani. Tanto da essere sacrificati da Salvini rispetto alle trattative future.

Si arriva così alle recenti questioni sul terzo mondato, dove la mano di Fratelli d’Italia e la voglia di rivincita di Forza Italia bastano per una guerra di nervi sui territori dove il lavoro dei leghisti è radicato e vincente. Il primo partito di governo ha bisogno di incassare con uomini suoi e cominciare a metter radici proprie al nord. <Invece di puntare al Veneto o alla Lombardia, forse i meloniani dovrebbero preoccuparsi di tenersi le Marche: il loro primo presidente rischia di farsi già buttare fuori>, facevano notare in queste ore leghisti doc alludendo ad Acquaroli primo presidente di Regione in quota FdI indebolito dalle proteste dei marchigiani sul fronte sanità.

Come andrà a finire questa partita dunque è tutto da vedere. Una cosa è certa, Matteo Salvini non è più la carta vincente della Lega ed è bloccato all’angolo: se apre la crisi pagherà dazio quando il centrodestra rimescolerà le carte per le nuove elezioni; se galleggia accettando ogni decisione, il fronte dei governatori e dei sindaci potrebbero rafforzare l’interlocuzione con Massimiliano Romeo e replicare in piccolo quel che già Matteo fece anni fa, ossia “Salvini Premier”. Del resto le liste dei governatori e dei sindaci un loro pallottoliere ce l’hanno. <Torniamo all’antico, quando la Lega era la Lega perché parlava alla gente di problemi concreti. Mica come sta facendo Salvini>.

di Gianluigi Paragone

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