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Giorgia Meloni scappa dallo scontro con Mattarella: vuole cambiare la legge elettorale prima del referendum che la vedrebbe sconfitta. Il Colle osserva

La premier accelera sulla legge elettorale per blindare il bis a palazzo Chigi e dribblare lo spettro del referendum: lo scontro con Mattarella sarebbe letale

12 Maggio 2025

Giorgia Meloni scappa dallo scontro con Mattarella: vuole cambiare la legge elettorale prima del referendum che la vedrebbe sconfitta. Il Colle osserva

Meloni e Mattarella, fonte: imagoeconomica

Roma, palazzo da poker. Giorgia Meloni gioca d’anticipo. Non siamo più nel campo della strategia, qui si rasenta la fuga preventiva. La premier ha messo nel mirino la legge elettorale, e vuole modificarla prima che la riforma costituzionale arrivi al redde rationem: il referendum popolare. Perché? Per evitare lo scontro frontale con Sergio Mattarella. L'"effetto Mattarella".

Sì, proprio lui, il presidente della Repubblica, che nel cuore degli italiani occupa più spazio del Natale con il panettone. E Giorgia lo sa: uno scontro diretto con il Colle equivarrebbe a un suicidio politico. Una disfatta mediatica, istituzionale e, soprattutto, referendaria.

Cosa bolle in pentola? Una legge elettorale nuova di zecca, con l’indicazione ex ante del leader di coalizione e un premio di governabilità stile jackpot. Il tutto mentre l’Italia resta inchiodata a un equilibrio bipolare dal 2006 – centrodestra contro centrosinistra, testa a testa continuo. Basta un soffio, e salta tutto. In poche parole, se Giorgia Meloni non mette mano il prima possibile alla legge elettorale difficilmente farà il bis di governo.

Giorgia Meloni vuole blindare la partita prima del 2027, quando si voterà per il Parlamento. Perché? Perché il 2029 si avvicina, e con lui la fine del settennato di Mattarella. Ma attenzione: se nel frattempo la riforma costituzionale va a referendum, il rischio è che si trasformi in un plebiscito pro-Mattarella e anti-Meloni. Una disfida da Prima Repubblica, dove il Quirinale diventerebbe l’ultimo bastione di una resistenza moderata e rassicurante.

E allora la domanda è lecita: la legge elettorale serve davvero al Paese, o serve solo a Giorgia per non perdere Palazzo Chigi e passare all’incasso prima della resa dei conti?

Nel frattempo, al Colle, si osserva in silenzio. Ma si ricorda bene cosa successe a Renzi, quando contro tutto e tutti cambiò (peraltro a colpi di voti di fiducia) la legge elettorale. Spoiler: non finì bene.

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