16 Aprile 2025
Luca Fasan (cdx) e Bou Konate (lista islamica), fonte: imagoeconomica
Quando ero piccolo mi ricordo che se c’era un buco nel maglione, la mia attenzione andava sempre lì. L’avrei voluto riparare con gli occhi ma intanto le mani non stavano ferme e così il buco si allargava. Per fortuna le mamme e le nonne sapevamo cucire, rammendare, riparare; il maglione si salvava e non se ne doveva comprare un altro. (Spero che non si offenda nessuno se dico che le mamme e le nonne, insomma le “donne di casa”, sapevano usare ago e filo…)
Questo aneddoto mi torna alla mente tutte le volte che qualcosa - un buco - rompe un equilibrio, un generico ordine. È quel che è avvenuto a Monfalcone, importante città friulana in provincia di Gorizia: 30mila abitanti, 9mila immigrati. Ci sono città che non hanno altra immagine che la grande fabbrica ce ne sorregge l’economia. Taranto? La città dell’Ilva; nonostante Taranto sia una città fantastica, prima colonia spartana, il primo sito della Magna Grecia come dimostra quel gioiellino di museo che è il Marta coi suoi ori. Se dici Piombino, idem. E ancora oggi se dici Bagnoli pensi a Italsider, nonostante ne rimanga solo l’eco e un romanzo amaro di Domenico Rea, “La Dismissione” (e pure Vendo Bagnoli di Bennato).
Così, se dici Monfalcone dici Fincantieri: ottomila e cinquecento operai, categoria apparentemente scomparsa ma che invece ha dentro tutti i suoi codici sindacali e sociali, vecchi e nuovi. Mille e 700 sono italiani; seimila e 800 gli immigrati. Lunedì sera (urne aperte fino alle 22 in rispetto della festività ebraica di Pesach) Monfalcone ha eletto il suo nuovo sindaco: ha vinto il leghista Luca Fasan con il 70 per cento dei voti; succede ad Anna Cisint, pure lei leghista, passata al parlamento europeo.
Nulla di insolito dunque? No, c’è il buchino nel maglione. A Monfalcone si è presentata per la prima volta in Italia una lista di soli immigrati di fede musulmana: una risposta netta alle politiche dure imposte dalla leghista Cisint su pratiche care agli islamici ma incompatibili con la legge italiana e soprattutto con una linea amministrativa. La loro voleva essere una risposta nel campo della politica, una risposta alla Lega e al centrodestra.
Quella lista - su cui nelle ultime ore ha pure tentato di metter il cappello Soumahoro, l’ex sindacalista dei braccianti espulso dal duo Bonelli-Fratoianni per le inchieste che riguardavano la moglie e la suocera - quella lista, dicevo, ha raccolto il 3 per cento. Qualcuno potrebbe aggiungerci un “soltanto” oppure liquidare quel bottino magro rispetto alle aspettative, con ghigni e commenti tipo “Dove volevano andare”. Il mio consiglio è di non liquidare quel 3% con faciloneria: intanto è un precedente che ora troverà tante repliche, così tante che non ci faremo più caso. E poi, aumentando gli immigrati con il diritto di voto, aumenteranno anche quei partiti perfettamente aderenti alle rivendicazioni delle loro comunità: oggi gli islamici, poi i cinesi, poi i pachistani e i bengalesi…
Loro voteranno, noi invece ci distaccheremo sempre più dall’urna perché ci siamo stancati. Loro vinceranno e otterranno democraticamente di cambiare le regole a loro favore (è la democrazia no?). Noi ci arrabbieremo e, come la rana nel pentolone di acqua sempre più bollente, finiremo bolliti. Il buco nel frattempo è diventato troppo grande e quel maglione verrà buttato. Quello nuovo però seguirà altre mode.
Ps. Intanto a Roma l’intelligenza artificiale ha già presentato la sua lista.
di Gianluigi Paragone
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