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Rai, 1 milione di euro a Roberto Benigni per fare propaganda europeista, la tv pubblica finanzia l’ideologia e censura chi critica l'UE

500mila euro l'ora per retorica da salotto radical-chic

22 Marzo 2025

Benigni e l'elogio del Manifesto di Ventone, l’Europa reale e quella dei deliri del giullare del potere

Roberto Benigni, fonte: LaPresse

SCANDALO RAI: UN MILIONE DI EURO A BENIGNI PER FARE PROPAGANDA EUROPEISTA
Due ore di monologo, un palco vuoto, uno sfondo arancione e la solita retorica da salotto radical chic. È questo lo spettacolo per cui la Rai ha deciso di staccare un assegno da un milione di euro a Roberto Benigni, retribuzione passata quasi interamente alla sua casa di produzione personale, la Melampo, gestita insieme alla moglie Nicoletta Braschi.
Il titolo dello show? "Il Sogno" – un’utopica lectio magistralis in cui il premio Oscar ha tessuto le lodi dell’Unione Europea e demonizzato i “nazionalismi”, marchiati come portatori d’odio, quasi come se amare la propria terra fosse diventato un crimine.
Ma qui il vero crimine è un altro: l’utilizzo di soldi pubblici per finanziare un evento che di culturale ha poco e di ideologico ha tutto. Un’iniezione massiccia di propaganda europeista, il tutto a carico del contribuente.
Benigni ha parlato senza gobbo, senza immagini, senza scenografia. Solo parole. Parole costate 500.000 euro all’ora.
Cosa è cambiato? Che oggi Benigni è diventato l’intellettuale di corte del sistema. Non diverte, non spiazza, non commuove. Recita, da copione, la parte dell’“estremista europeista” (così si è definito), perfettamente in linea con il pensiero unico dominante che da Bruxelles a Viale Mazzini si vuole imporre a colpi di sermoni e milioni di euro.
Siamo di fronte all’ennesima vergogna di Stato: la televisione pubblica che finanzia l’ideologia invece che il pluralismo, che paga l’apologia dell’Unione Europea mentre censura chiunque osi criticarla.
E ricordiamoci sempre chi è Benigni: quello che per vincere l’Oscar con La vita è bella mostrò gli americani arrivare per primi a Berlino, cancellando i russi che, come ricordava sempre Giulietto Chiesa, erano arrivati un mese prima. Una bugia cinematografica al servizio della solita narrazione occidentale.

di Giulietto Chiesa

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