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Draghi risorge e lancia un nuovo anatema in Senato: "Sì al riarmo contro la Russia", poi attacca Trump: "Con lui a rischio sicurezza Ue", e rinnega i dazi: "Sconvolgono ordine mondiale"

L'ex premier torna in Parlamento a distanza dell'ultima volta che era presidente del Consiglio per presentare il cosiddetto "rapporto sulla competitività europea" e propone nuova “catena di comando” militare e riarmo centralizzato

18 Marzo 2025

Draghi risorge e torna in Senato per presentare il "rapporto sulla competitività europea", l'attacco a Trump: "Mette in dubbio sicurezza Ue" - DIRETTA

L'ex premier Mario Draghi torna in Senato dall'ultima volta in cui aveva dato le dimissioni per presentare il suo "rapporto sulla competitività europea". Davanti a lui le commissioni Affari Europei, Bilancio e Attività Produttive. Pronti via, Draghi ha messo nel mirino Trump e le sue politiche, che metterebbero in dubbio la "sicurezza Ue". Ha rinnegato i dazi, asserendo che "sconvolgono l'ordine mondiale" e detto sì al riarmo: "Difesa comune è un passaggio obbligato".

Draghi risorge e lancia un nuovo anatema in Senato: "Sì al riarmo contro la Russia", poi attacca Trump: "Con lui a rischio sicurezza Ue", e rinnega i dazi

Il piano di Draghi prevede investimenti per 800 miliardi di euro su innovazione, transizione energetica e difesa. La stessa cifra che von der Leyen ha pensato di stanziare per il cosiddetto "riarmo". "La nostra sicurezza è oggi messa in dubbio dal cambiamento nella politica estera del nostro maggior alleato rispetto alla Russia che, con l'invasione dell'Ucraina, ha dimostrato di essere una minaccia concreta per l'Unione europea. Gli indirizzi della nuova amministrazione hanno drammaticamente ridotto il tempo disponibile l'Europa è oggi più sola nei fori internazionali".

"L'Unione europea ha garantito per decenni ai suoi cittadini pace, prosperità, solidarietà e, insieme all'alleato americano, sicurezza, sovranità e indipendenza. Questi sono i valori costituenti della nostra società europea. Questi valori sono oggi posti in discussione. La nostra prosperità, già minacciata dalla bassa crescita per molti anni, si basava su un ordine delle relazioni internazionali e commerciali oggi sconvolto dalle politiche protezionistiche del nostro maggiore partner. I dazi, le tariffe e le altre politiche commerciali che sono state annunciate avranno un forte impatto sulle imprese italiane ed europee".

Per Draghi la priorità adesso è ridurre le bollette, dopo che nel recente passato era diventata virale la sua frase "volete la pace o i condizionatori?". "Costi dell'energia così alti pongono le aziende in perenne svantaggio nei confronti dei concorrenti stranieri, mettono a rischio la sopravvivenza di alcuni settori tradizionali dell'economia, ma anche lo sviluppo di nuove tecnologie ad elevata crescita".

"La nostra prosperità, già minacciata dalla bassa crescita per molti anni, si basava su un ordine delle relazioni internazionali e commerciali oggi sconvolto dalle politiche protezionistiche del nostro maggiore partner. I dazi, le tariffe e le altre politiche commerciali che sono state annunciate avranno un forte impatto sulle imprese italiane ed europee. Oggi sono posti in discussione pace, prosperità, solidarietà e, insieme all'alleato americano, sicurezza, sovranità e indipendenza".

"Una seria politica di rilancio della competitività europea deve porsi come primo obiettivo la riduzione delle bollette, per imprese e famiglie. Nei prezzi finali ai consumatori - ha detto Draghi - incide anche la tassazione, in Italia tra le più elevate dell’Europa. Nel primo semestre del 2024, l'Italia risultava il secondo Paese europeo con il più alto livello di imposizione e prelievi non recuperabili per i consumatori elettrici non domestici. Costi dell'energia così alti pongono le aziende, europee e italiane in particolare, in perenne svantaggio nei confronti dei concorrenti stranieri. È a rischio non solo la sopravvivenza di alcuni settori tradizionali, ma anche lo sviluppo di nuove tecnologie a elevata crescita. Si pensi ad esempio all'elevato consumo necessario per i data center".

"Occorre sostenere l'azione della commissione in quest'area ed è fondamentale una rapida attuazione dei provvedimenti. Anche per quanto riguarda il gas è necessaria una maggiore trasparenza sui prezzi di acquisto alla fonte. Il beneficio dei più bassi costi operativi delle rinnovabili raggiungeranno pienamente gli utenti finali solo tra molti anni. I cittadini ci stanno dicendo che sono stanchi di aspettare. La stessa decarbonizzazione è a rischio. I prezzi all'ingrosso dell'elettricità dipendono dal mix di generazione ma anche da come si forma il prezzo".

Per la difesa europea "occorre definire una catena di comando di livello superiore che coordini eserciti eterogenei" e che "sia in grado di distaccarsi dalle priorità nazionali operando come sistema della difesa continentale. Occorrerebbe che l'attuale procurement europeo per la difesa - pari a circa 110 miliardi di euro nel 2023 - fosse concentrato su poche piattaforme evolute invece che su numerose piattaforme nazionali".

E Mario Draghi è d'accordo al riarmo contro la Russia: "La difesa comune dell'Europa diventa passaggio obbligato per sviluppare le tecnologie in grado di garantire la nostra sicurezza. Tra il 2020 e il 2024, gli Stati Uniti hanno fornito il 65% dell’importazione di sistemi di difesa degli Stati Europei aderenti alla Nato. Nello stesso periodo l’Italia ha importato circa il 30% dei suoi apparati di difesa dagli Stati Uniti". Se l'Ue riuscisse a coordinare i propri investimenti "ne avrebbe certamente un maggior ritorno industriale, nonché un rapporto più equilibrato con l’alleato atlantico anche sul fronte economico".

L'ex premier insiste: "La difesa comune dell'Europa è un passaggio obbligato per utilizzare al meglio le tecnologie che dovranno garantire la nostra sicurezza. Un processo nel quale gli angusti spazi di bilancio non permetteranno ad alcuni Paesi significative espansioni del deficit e dunque il ricorso al debito comune è l'unica strada".

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