29 Gennaio 2025
Liliana Segre non celebra l'Olocausto, celebra se stessa all'interno dell'Olocausto. Ne fa una questione privata, lo personalizza, con l'effetto che a criticare Israele o la temeraria politica vietamita e afghana, di guerra a oltranza di Netanyahu equivale a volerla deportare ancora. Poi il Capo dello Stato dice apertamente che vanno censurati i social dove piovono critiche e insulti per la Segre. Poi la senatrice a vita, vagamente strumentalizzando l'Olocausto, dice: “Accogliere sempre, sempre”, per dire che l'alternativa è la deportazione. E il cerchio si chiude. Mattarella è sempre il caro vecchio garante della democrazia che va a Lecce a dire che la prima cosa è la libertà di espressione ma pandemia ordinava “Non si invochi la libertà per non vaccinarsi”. Ma può farlo perché se hai abbastanza potere, sia tu Presidente o trapper, poi dire quello che vuoi, puoi contraddirti quanto ti pare, tanto è solo manifestazione di potere verticale, disceso dall'alto. È puro significante senza significato, non importa cosa dici ma che lo dici, flatus vocis, phonè senza melos e senza logos, come è appunto quella dei trapper che non possono andare a San Siro, perché hanno il Daspo, ma a Sanremo sì e ci vanno in limousine.
Anche la instancabile Liliana Segre non si capisce a volte a che titolo parli, ma lei può dire quello che vuole e, lasciamo perdere gli insulti dello scolo da social, della fogna da tasterina, ma perfino una critica, una obiezione ti trasforma in piccolo Mengele legittimando la censura a tuo danno e magari deportazione, se non altro dalla Rete. Quindi di cosa parlare e come lo decide Mattarella per interposta Segre, lo decide il potere verticale. Lo decide anche Sala, questo particolare sindaco milanese il quale, pesco da Francesco Borgonovo su “la Verità”, ha partorito l'ennesima trovata liberticida ossia una Commissione speciale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio. Già in termini, una “Commissione speciale” mette qualche brivido. Nello specifico, un simile organismo dovrebbe funzionare come espressa censura di stampo totalitario cioè “analizzare e studiare la diffusione del linguaggio d’odio a Milano, coinvolgendo esperti esterni. Pianificare interventi per prevenire e contrastare tali fenomeni. Promuovere collaborazioni con istituzioni, università, scuole, media e organizzazioni civiche. Elaborare proposte per una normativa volta a regolamentare e arginare i di-scorsi d’odio”. Te li raccomando, gli esperti esterni! Siamo sempre ai fallimentari fact checker che escono dalla porta di Facebook ed entrano nella finestra di Palazzo Marino, improvvisati, ideologizzati, dei Berja a gettone, degli Zdanov a tariffa. E più sono senza qualifica ovvero squalificati, e più si prestano. Chi lo decide a Milano cosa si può dire e cosa no? Gli stessi che hanno vietato di fumare da soli in un parco nel giro di dieci o cento metri. Gli stessi che per ogni scorreria maranza parlano di mera percezione e aggiungono: abbiamo bisogno del pizzaiolo egizio, e insegnano ai carabinieri in fama di killer come si fanno o meglio non si fanno gli inseguimenti.
Le dittature resilienti non sono un bello spettacolo, ma le democrazia negative che sotto sotto le emulano e comunque le sognano non sembrano meglio. E queste nostre democrazie sono sempre più implose, involute in oikograzie o oligarchie, nel potere dei clan familiari o mafiosi dei miliardari che essendo tali possono dire quello che vogliono anche perché coincidono con la politica. Regimi che si alimentano di demagogia, di discorsi senza senso e senza conoscenza. Un trapper o una ereditiera col capriccio canterino possono svaccare pubblicamente e siccome vanno a Sanremo i giornali, ormai ricettacoli di marchette e comunicati stampa, li interpellano manco fossero Giovanni Sartori. Per una Eloidie di Patrizi che boccia la segretaria piddina Schlein “perché non ha carisma” c'è una Rose Villain, che all'anagrafe fa Luini, che la tiene su, “io la voto perché difendo i diritti”. Uscite senza senso e senza imbarazzo dalla periferia romana o brianzola, ma vanno a Sanremo e quindi vanno prese sul serio. Di contrappasso, chi osa una critica sull'andazzo corrente viene silenziato col placet del Capo dello Stato. In America, in Europa non si contano i docenti e gli intellettuali fatti fuori per essersi rifiutati di sostenere che un uomo può avere la menopausa, che può correre in mezzo alle donne o pestarle su un ring, che uno è quello che si sente nel momento in cui si sente, ma se Liliana Segre, non si sa a che titolo, frulla vaccini e shoah, fa propaganda vaccinale, non bisogna fiatare. E lo faceva, con parole che potevano sembrare allusive: “Davanti a un nemico visibile, dichiarato, palpabile e netto, ognuno cerca di comportarsi come meglio può: si può combattere duramente, si può essere indifferenti aspettando che passi, oppure ci si può perfino adeguare scendendo a patti. La Storia è piena di casi del genere. Ma davanti a un nemico invisibile come questo, il cui unico obiettivo è la propria sopravvivenza e dunque la conquista totale degli individui e in definitiva la loro distruzione e quella dell’Umanità, allora non ci sono alternative, bisogna combatterlo”. Più evocativo di così! Chi non si vaccinava tenuto più o meno alla stregua di un nazista, ma i Mengele erano dall'altra parte, erano quelli che creavano e imponevano, con bugie e censure, una marchiatura di massa destinata a sfociare in una strage globale. Se lo diciamo oggi, se facciamo osservare che sbagliava Segre e sbagliava Mattarella, siamo passibili di rastrellamenti? Di processi per odio o apologia di chissà che? Anche da vittime, anche da ammalati a vita? O ci conviene zittirci e fare come chi della propria malattia, non spiegata, non messa in correlazione, autocensurata, fa un business? Da giornalisti il nostro ruolo è quello di registrare, criticare, chiedere oppure esultare e esaltare, il posto dei pagliacci, della claque? Ieri la notizia principale su tutte le testate democratiche del regno democratico era che Taylor Swift aveva baciato in diretta un fidanzato giocatore di football americano. Dittature conclamate e democrazie corrose differiscono sempre meno e la tecnologia le appaia sempre più. Deepseeek, l'intelligenza artificiale cinese, fatta con due soldi, se le chiedi di Taiwan o di Wuhan si blocca e te lo dice, “non sono autorizzato a fornirti informazioni”, ha già in sé la coscienza dell'autocensura, dell'obbedienza algoritmica. Ma provate a chiedere qualcosa sui vaccini e su Wuhan alla miliardaria, democratica Chat GPT e vedrete se è meglio.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia