08 Gennaio 2025
Sarà anche vero, è senz'altro vero che l'ineffabile mr Zuckerberg si è riconvertito al nuovo vento americano, ma stante la regola aurea del capitalismo, “se gli affari non crescono, diminuiscono”, la storia va raccontata per quella che è: i leggendari fact checker con compito di scovare le bufale, che invece fabbricavano, non servivano più, erano imbarazzanti, controproducenti e il capo di Meta, questa fabbrica di censure su scala globale, se n'è sbarazzato come di una cattiva abitudine affidando a un suo portaborse, Joel Kaplan, il lavoro sporco con cui far fuori quelli che facevano il lavoro sporco. Naturalmente per nobili questioni democratiche: “Ci siamo rivolti a fact-checker indipendenti e di terze parti ma diventato chiaro che ci sono troppi pregiudizi politici in ciò che scelgono di verificare”. Indipendenti? Di terze parti? Quelli che andavano ai convegni della finanza globale, quelli pagati da Soros? Sì, certo, il vento è cambiato negli Stati Uniti e i giganteschi parassiti della finanza globale si mettono in scia: ieri volevano massacrarsi sul ring, oggi si abbracciano nel segno della democrazia che in tutto l'Occidente è ripiegata, è negativa, si avvia a replicare le strutture dei regimi autoritari. Ma primum vivere! Gli affari sopra tutto e gli affari nel post liberismo finanziario hanno bisogno della politica così come la politica ha bisogno degli affari.
Vogliamo dire che la decisione di fare a meno dei galoppini nell'ombra si può leggere da prospettive diverse: l'utilitarismo servile per la politica come la strategia comunicativa, cioè commerciale, del business; e, in fondo, sono la stessa cosa, ma sia chiaro quello che nessuno oggi dice, che questo portar fuori la spazzatura è la precisa ammissione che era spazzatura: giornalisti improvvisati o falliti col compito preciso di regolare il traffico in rete, sui social, nel modo più fazioso, più sconcio. Gente che del giornalismo ha una idea sommaria, non di inchiesta o racconto nobile, non di narrativa ma di Narrazione come la vede il capo del WEF, Klaus Schwab: “La Narrazione è l'unica cosa vera ed è nostra”. Per dirla alla maniera dei totalitarismi: ripeti mille volta una bugia e diventa verità. L'unica, si potrebbe completare.
Una Narrazione puttanesca, implausibile, sorretta dai numeri, dalle citazioni fantasiose, dalle tabelline e dagli algoritmi che sono il capro espiatorio. Come se non avessero alle spalle chi li elabora e li applica a suo piacimento! Ecco cosa intende Kaplan quando dice che questi fact checker erano andati troppo oltre con la propaganda e la censura ideologica. Li pagavano per questo, però, ed erano scalzacani, parassiti. Sterminate sono le false verità, le reali menzogne messe in circolo da questi nuovi mestieranti, usati al contempo per soffocare, per imbavagliare e marchiare come “fuori contesto!”, “complottismo!”, “fake news!” tutto ciò che non tornava utile alla Narrazione. Col maiuscolo e i punti esclamativi, secondo estetica grillina di chi sa di spararla grossa. Per anni questi vigliacchi nell'ombra, anche se più o meno si conoscono ma non identificabili a fini legali, hanno tenuto in fama di visionari, di lunatici quanti avevano da obiettare su qualsiasi cosa, fossero vaccini, morti sospette, auto elettriche, moralismo ambientale; poi, certo, a sparare nel mucchio qualche centro lo fai, ma infangare anche luminari, esperti, premi Nobel? I fanatici erano loro, i debunker o fact checker, ma lo erano a gettone, a tariffa. E siccome i loro sfondoni a questo punto superano quelli della mitologica Wikipedia, che volendo è la madre di tutti i fact checker, chi li utilizzava si è accorto che il gioco era andato, appunto, “troppo oltre”, la credibilità azzerata. È anche grazie a questa surreale trovata dei “controlli terzi e indipendenti”, in effetti servi totalmente irresponsabili, che potevano bloccarti abusivamente un account che ti serve per lavorare, per dimostrare che sei vivo, perché sei più vivo nel mondo virtuale, dove resti oltre la tua morte, che in quello reale; è a causa di questi avventurieri e dilettanti che i social hanno perso qualsiasi plausibilità a cominciare da Twitter, che sotto la gestione di Jack Dorsey ha fatto sparire non meno di 600 milioni di messaggi critici sui vaccini, e che Musk per prima cosa ha provveduto a disinfestare da strutture censorie al limite della paranoia. Meta, il coacervo di Zuckerberg, è anche peggio, diffonde balle a 3,6 miliardi di utenti non riscontra più alcuna fiducia, la fondatezza è sotto zero, i vari Facebook e Instagram sono proverbiali per la follia. Come quando bloccano un profilo animalista o altrimenti innocente, persino d'arte, di cultura ma tengono tranquillamente quelli di pedofili, scafisti, escort, satanisti, aspiranti stragisti. E per giustificarsi dicono: è stato l'algoritmo.
Adesso, in America almeno, il redivivo Trump promette sfracelli e ha già cominciato: che resta se non assecondarlo? Ma fu proprio Zuckerberg ad ammettere, se non a vantarsi, di avere sistematicamente dirottato e avvelenato il flusso di notizie e di opinioni sui vaccini, dietro preciso invito dell'amministrazione uscente, Biden-Harris. Zuckerberg è altrettanto responsabile di Fauci dello scempio, della strage globale e continua costruita sulla pandemia, ma a differenza di Fauci si riconverte e non paga. Ha subito cali importanti nella popolarità dei suoi social, invecchiati, soppiantati da altri media ludici, ma resta quello con la platea più diffusa e resta quello maggiormente impunito. Senza di lui l'olocausto vaccinale non sarebbe stato possibile. E se la cava con uno di quei suoi sorrisetti rettiliani o rettileschi? Sì, questa è la politica e questo l'affarismo che regola la politica democratica. Ma che almeno non lo si esalti come uno improvvisamente rinsavito, folgorato sulla via del pluralismo democratico! Questo solo gli stupidi o i maliziosi possono sostenerlo. Quanto ai fact checker rottamati, almeno su Meta, sono gentagla rotta a tutte le svendite, dipendono dalla sinistra autoritaria nelle cui testate finiranno o resteranno. Forse dovranno metterci un po' di più la faccia, ma che vuoi che sia per chi l'ha sempre avuta di tolla o di bronzo? Anche questi non pagano, se non con la damnatio memoriae. Una cosa è certa, screditati lo erano dal principio, la loro funzione perversa, non è mai stata quella di ristabilire la verità, in altre parole nessuno gli ha mai creduto; la loro autentica attività era impedire, chiudere, soffocare, era la censura zdanoviana, miserabile, senza faccia; giusto e fatale che raggiungano Chiara Ferragni nel crollo d'immagine: i nomi li sapete, non stancatevi mai di sputtanarli: è quanto hanno fatto, pagati, per anni. Con la differenza che voi direte il vero: le vere fake news erano loro, con i milioni di balle che espellevano, e adesso perfino i loro padroni lo ammettono, ci danno ragione.
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