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Dimissioni Belloni, dal dissidio con Meloni sui casi Sala e Abedini ai rapporti tesi con Tajani e Mantovano, la lite con la premier: “Non ne potevo più” - RETROSCENA

La Belloni si dimetterà il prossimo 15 gennaio, dietro al suo addio i dissidi sul caso Sala e rapporti difficili con alcuni membri del governo

07 Gennaio 2025

Elisabetta Belloni - foto: Imagoeconomica

Elisabetta Belloni - foto: Imagoeconomica

Il caso di Cecilia Sala sembra aver rappresentato il punto di non ritorno. Fin dall’arresto della giornalista italiana, Elisabetta Belloni — diplomatica da due anni e mezzo a capo del Dis, l’organo di coordinamento dei servizi segreti italiani — è stata esclusa dalla gestione del caso, che sarebbe stato interamente accentrato da Palazzo Chigi e condotto principalmente dall’Agenzia informazioni e sicurezza esterna sotto la guida di Gianni Caravelli.

La conferma delle dimissioni di Belloni è arrivata ieri, con una lettera che fissa il 15 gennaio come ultimo giorno in carica. Ad avvalorare l’ipotesi per cui la decisione di dimettersi sia stata incoraggiata dai dissidi sul caso Sala con il governo, c’è la data di consegna della lettera di dimissioni che sarebbe stata recapitata a Giorgia Meloni prima di Natale, a quattro giorni dall’arresto di Cecilia Sala da parte delle autorità iraniane.

Abedini è stato fermato al posto di frontiera dell'aeroporto Milano Malpensa il 16 dicembre, mentre la giornalista italiana è stata arrestata a Teheran il 19 dicembre. Le dimissioni della Belloni sarebbero arrivate quattro giorni dopo l'arresto di Sala, una successione di eventi che ha alimentato i dubbi sulle forti divergenze tra la gestione del caso da parte di Palazzo Chigi e la strategia che avrebbe voluto implementare Belloni.

Le dimissioni saranno ufficiali il 15 gennaio, lo stesso giorno in cui i giudici emetteranno la loro decisione sulla domanda degli arresti domiciliari richiesti da Abedini

Nella notte tra il 4 il 5 gennaio la Meloni era volata segretamente negli Stati Uniti per raggiungere la residenza di Donald Trump a Mar-a-Lago, a due settimane dall'insediamento del repubblicano alla Casa Bianca e soltanto qualche giorno prima della visita di Joe Biden in Italia. 

Secondo indiscrezioni di stampa pubblicate dal New York Times i due leader hanno parlato del caso Sala, strettamente intrecciato all'arresto di Abedini che l'Italia ha effettuato su mandato proprio degli USA, con Meloni che avrebbe insistito molto per trattare la questione.

I dissidi con Palazzo Chigi sul caso Sala

Questo episodio ha messo in evidenza le crepe in un sistema che dovrebbe basarsi su fiducia e collaborazione istituzionale, ma che evidentemente ha subito un contraccolpo, con la Belloni che si sarebbe trovata estromessa dal suo ruolo nella gestione del caso che vede coinvolto anche l’ingegnere iraniano esperto di droni Mohammad Abedini, arrestato a Malpensa per conto degli Stati Uniti.

Belloni stessa ha chiarito: «Questa decisione è maturata da tempo. Non ho altri incarichi e lascerò il Dis il 15 gennaio», escludendo che l’anticipazione di cinque mesi rispetto alla scadenza naturale del mandato sia legata all’assunzioni di nuovi incarichi in Europa.


Tuttavia, si ipotizza che presto potrebbe assumere un incarico di rilievo, come rappresentante personale di Ursula von der Leyen su temi strategici per la nuova legislatura dell’UE, come sicurezza e immigrazione.

I rapporti difficili con Mantovano e Tajani

Alle origini della rottura ci sarebbero anche dei profondi dissidi con il ministro degli esteri Antonio Tajani, che Belloni avrebbe definito come “politicamente debole” e con il quale sarebbero state insanabili le divergenze a seguito dell’opposizione di Tajani alla nomina di Belloni come ministro degli affari europei.

Anche il rapporto con il fedelissimo di Giorgia Meloni e sottosegretario del consiglio dei ministri Alfredo Mantovano, che le indiscrezioni di stampa ritengono sia all’origine di alcune di alcune invasioni di campo che la Belloni avrebbe mal tollerato. “Un uomo ossessionato dal controllo”, avrebbe detto di lui.

Sentendosi poco sostenuta nei momenti cruciali, Belloni avrebbe così deciso di dimettersi, chiamando ieri la Meloni con la quale avrebbe avuto una chiamata dai toni accesi. La premier avrebbe accusato Belloni di aver divulgato alla stampa la notizia delle dimissioni, rompendo un accordo che avrebbe dovuto portare ad una transizione soft verso la nomina del suo successore. Belloni assicura che non è stata lei parlare con i giornali, ma alla Meloni avrebbe detto: “Non ne potevo più. Perché trascinare le cose così non era giusto e non aveva senso”.

È aperta adesso la partita sulla nomina del suo successore.

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