26 Gennaio 2024
Liliana Segre (fonte foto Lapresse)
La signora Liliana Segre, a proposito della guerra in Ucraina e del sostegno incondizionato al popolo ucraino, affermava con decisione: “Ciò che non è tollerabile è l’indifferenza”. Del resto la lotta all’indifferenza è centrale per la signora Segre.
Molti ricorderanno la sequenza di fotografie che la ritraggono plasticamente in posa al Memoriale della Shoah in compagnia di Chiara Ferragni. Si tratta di cinque immagini e due brevi video che raccontano ai follower di Chiara Ferragni la visita delle due donne al Memoriale della Shoah di Milano.
In un giorno della seconda metà di giugno dello 2022 la signora Segre ha infatti accettato di buon grado di svolgere il ruolo di guida d’eccezione accompagnando la regina delle influencer italiane nel viaggio verso la consapevolezza dell’orrore della Shoah. Le due donne si sono fatte fotografare davanti alla parete in cui campeggia una parola, INDIFFERENZA, scritta a caratteri cubitali.
Un’immagine potentissima corredata dalla descrizione della Ferragni. “Ho capito quanto le persecuzioni che spesso pensiamo siano lontane da noi nel tempo e nella geografia, si siano invece consumate sotto casa nostra, sotto gli occhi indifferenti di molti nostri concittadini. In questo luogo ho imparato quanto restare indifferenti all’odio e alla violenza sia a suo modo un gesto ulteriore di violenza e odio“. Qualche mese più tardi si è rivelato il vero interesse che ha spinto Chiara Ferragni ad accreditarsi come un’icona delle cause umanitarie, delle battaglie “buone e giuste” e, ovviamente, politicamente corrette.
La signora Segre è probabilmente mossa da un genuino impulso che l’ha spinta a dedicare buona parte della sua vita a testimoniare, soprattutto ai giovani, l’orrore e la disumanità che ha conosciuto nel campo dì concentramento.
Per questo sono difficilmente comprensibili gli equilibrismi lessicali con cui tenta di destreggiarsi ogni volta che le venga chiesto di esprimere la propria opinione su Israele.
Già nel mese di marzo del 2023, oltre sei mesi prima dell’attacco di Hamas, un gruppo di cittadini italiani al rientro da un viaggio in Israele ha scritto un accorato appello alla signora Segre invitandola a pronunciarsi sulla tragica situazione del popolo palestinese, dando coerentemente seguito al dogma più volte da lei stessa espresso e celebrato del rifiuto totale dell’indifferenza.
Nella lettera alla senatrice a vita si fa riferimento a quanto scrive Francesca Albanese, relatrice speciale alle Nazioni Unite, nel suo “Rapporto sulla situazione dei diritti umani nei Territori Occupati dal 1967”. Una fortissima denuncia dell’impressionante quadro di illegalità in cui si attua la progressiva espansione territoriale israeliana con la confisca illegale di terre ai palestinesi e l’istituzione di nuove colonie in Cisgiordania in un contesto di dominio militare feroce e violento che annulla il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione, come stabilito da numerose risoluzioni dell’ONU. L’appello, che è stato anche ripreso e pubblicato da “Avvenire”, è però rimasto senza risposta.
Ancora più incomprensibili risultano le affermazioni della signora Segre intervistata da Fazio e riprese da numerosi organi di stampa: “Provo una tristezza infinita, non parlo altrimenti mi sembra di aver vissuto invano”.
No, cara signora Segre, parli, come ha fatto spesso, anche prendendo posizioni dichiaratamente di parte, come sui “vaccini” e sulla guerra in Ucraina. Parli. Deve parlare. Parli e prenda posizione su quanto sta accadendo in Israele. Approfitti del conferimento della laurea honoris causa in Scienze Storiche da parte dell’Università Statale di Milano per parlare finalmente in modo chiaro.
Non ci aspettiamo certo che lei citi Nelson Mandela: “La nostra battaglia non sarà completa senza la libertà del popolo palestinese” e nemmeno il memorabile passaggio della lettera di Italo Calvino dell’ottobre del 1968: “Naturalmente in noi europei il dramma dei palestinesi ha una speciale risonanza perché i loro attuali persecutori hanno sofferto - in loro e nelle loro famiglie - persecuzioni tra le più atroci e inumane sotto il nazismo e anche molto prima, per secoli e secoli. Che i perseguitati d’un tempo si siano trasformati in oppressori è per noi il fatto più drammatico, quello su cui ci sembra più necessario far leva.“
Cara signora Segre eviti, coerentemente con se stessa, l’INDIFFERENZA. Condanni con parole chiare i crimini contro l’umanità compiuti dal governo di Netanyahu. La lezione della Shoah non va applicata a fasi alterne. Se la si dimentica si finisce per cercare il valore morale nel passato, in un passato cristallizzato dall’enfasi mitologica e impermeabile, piuttosto che nel presente. Si finisce per giustificare inconsapevolmente il male che si detesta e che si stigmatizza solo a parole. Si finisce per consacrare l’orrore.
Eviti, cara signora Segre, di esibirsi in vuoti esercizi di retorica magniloquente e in funambolismi verbali improntati al generico ripudio dell’orrore e della violenza. Osi. Faccia riferimento alla relazione di Martin Griffiths, Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari e Coordinatore degli Aiuti d’Emergenza, esposta al Consiglio di Sicurezza. Griffiths ha chiuso il suo intervento con parole dure e ferme: “Quello che abbiamo visto dal 7 Ottobre è una macchia sulla nostra coscienza collettiva. Se non agiamo diventerà un marchio indelebile sulla nostra umanità.”
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