24 Gennaio 2024
Si apprende da fonti di stampa del caso di una ragazza di 17 anni, Elisabetta Federico detta Lisa, affetta da una patologia ematologica non oncologica, e deceduta il 3 novembre 2020 sembrerebbe a seguito di un trapianto di midollo osseo infuso presso l'ospedale Bambino Gesù di Roma contestualmente all’equivalente di 350 millilitri di globuli rossi AB0 incompatibili.
Questo caso ha fatto scalpore, in seguito anche alla toccante e particolareggiata lettera-denuncia pubblicata dal papà sui social, diventata virale in Rete, alla successiva petizione per l’inserimento nelle linee guida del donatore di “backup”, richiesta andata poi a buon fine, e agli sviluppi giudiziari della vicenda.
Recentemente poi i genitori di Lisa hanno pubblicato un libro, “Le tre vite di Lisa”, in cui raccontano nel dettaglio gli ultimi, tormentatissimi giorni di Lisa, condannata a seguito dell’infusione avventata a 16 giorni di insopportabili dolori accompagnati da urla e svenimenti, fino alla sua morte, a quel punto, liberatoria. Il libro è stato presentato giovedì 11 gennaio del corrente anno presso la Camera dei Deputati.
I genitori di Lisa, con il sostegno di associazioni e cittadini, avrebbero espresso sdegno circa il trattamento subito nelle settimane antecedenti il trapianto, durante le quali, come esempio, a fronte di una richiesta di porre termine a un inutile quanto lungo ricovero, sembrerebbe che siano stati esplicitamente minacciati dal corpo medico di adire al Giudice minorile al fine di privarli della patria potestà, e per le circostanze con cui il trapianto stesso è stato praticato, sembrerebbe con modalità avventate e superficiali.
Il padre di Lisa, Maurizio Federico, avrebbe anche evidenziato una totale assenza di comunicazione e di trasparenza da parte del corpo medico ospedaliero, in particolare, ma non solo, riguardo la scelta della donatrice rivelatasi del tutto inadeguata per età e peso.
In tutto questo, sembrerebbe che il padre di Lisa, Maurizio Federico, abbia anche subito una perquisizione personale, domiciliare e informatica effettuata all’alba dai Carabinieri a seguito di una denuncia nei suoi confronti per presunte minacce e diffamazione nei confronti del responsabile del reparto di Oncoematologia del Bambino Gesù. La perquisizione sembrerebbe non aver avuto alcun esito.
L’intera vicenda ha sollevato interrogativi sul funzionamento del Servizio Sanitario a disposizione del cittadino, nel caso in questione Servizio Sanitario privato convenzionato ed extraterritoriale che detiene a Roma e nel Lazio il sostanziale monopolio dell'oncoematologia pediatrica, sull'adeguatezza delle procedure di trapianto, e sulla protezione dei diritti dei pazienti e delle loro famiglie.
Si interroga il Ministro per sapere:
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