24 Settembre 2023
Attesa per il 29 settembre la kermesse con la quale si troveranno faccia a faccia le due Forza Italia che, dopo la dipartita del Presidente Silvio Berlusconi, hanno in questi mesi vissuto sotto la medesima pelle. Ci sarà la Forza Italia della memoria del Cavaliere, quella che ha battezzato il vertice come "Berlusconi day", e ci sarà la Forza Italia che il Consiglio Nazionale del partito intende esprimere dopo il lutto e le ceneri. In mezzo alle due espressioni, la famiglia di Berlusconi, in particolare i figli, ed il suo legame economico (e non solo) con il polo azzurro.
Forza Italia vive, da anni, un periodo di crisi, non solo in termini di voti, ma soprattutto di liquidità. Sul partito oggi guidato dal Ministro degli Esteri Tajani grava un debito di oltre 90 milioni di euro. Pesante in tempi normali, reso insostenibile dalla dipartita del Cavaliere, che su di esso poteva garantire con il proprio patrimonio personale, e dalla fine del finanziamento pubblico ai partiti, in passato principale forma di entrata (salvo rare, e spesso nascoste, eccezioni) per ogni forza politica.
I quasi cento milioni di buco, tuttavia, sarebbero per il momento stati garantiti dalle fideiussioni dei figli del Cavaliere: un modo con il quale mantenere un certo legame con la terza forza di governo nonché, dopo l'harakiri del Terzo Polo e l'apparente radicalizzazione del Partito Democratico dell'era Schlein, la prima forza moderata del Paese. Senza entrare direttamente in politica, tra l'altro, idea alla quale i cinque Berlusconi junior (compresi i maggiori Marina e Piersilvio) continuano a rispondere con allegri "no". I rapporti con la dirigenza azzurra (in particolare con Tajani), poi, sembrerebbero essere ottimi e basati sul reciproco rispetto. Eppure.
Eppure alla tre giorni di Paestum il Consiglio Nazionale intende proporre la "Forza Italia del domani", una portata ricca di idee e progetti per il futuro, alla quale farà da antipasto una discussione di fine interesse: quella sul nuovo statuto del partito. Molti gli argomenti che verranno trattati, ma uno in particolare colpisce gli osservatori: l'autofinanziamento. Secondo indiscrezioni e cosiddette "voci", sarebbero numerosi gli associati forzisti che non versano le quote richieste agli esponenti del partito dal grado di consigliere regionale e a salire. Da statuto tale quota dovrebbe corrispondere a 900 euro mensili accompagnati da una quota una tantum per quando ci si candida presso un collegio uninominale. Fino ad oggi pare che i controlli su quanti versassero o meno la quota fossero abbastanza blandi ed in teoria privi di reali e pesanti conseguenze in caso di mancanza.
Le cose potrebbero cambiare: per gli inadempienti, infatti, potrebbe arrivare la decadenza degli incarichi di partito. Una prospettiva che in molti vorrebbero evitare: se questi molti fossero tutti, considerando i 74 consiglieri regionali azzurri in tutta Italia ed i 63 esponenti del partito distribuiti tra Camera e Senato, nelle casse forziste entrerebbe circa un milione e mezzo all'anno di solo autofinanziamento (senza considerare le quote una tantum). Non eccezionale, ma pur sempre una cifra invidiabile.
Oltre a questo, per la prima volta nella sua storia Forza Italia intende iniziare a spingere sul tema del 2 x mille, finanziamento a quanto si apprende poco considerato in epoca Berlusconi. Durante la tre giorni di Paestum sarà aperto uno stand per la sua promozione e sarebbe in fase di valutazione l'idea di aprire un ufficio dedicato alla raccolta di fondi attraverso tale sistema.
Piccoli dettagli, che segnano in un certo senso il passaggio di consegne tra le due Forza Italia di cui sopra. Due Forza Italia che si guardano avvicendevolmente, avviandosi alla fine di settembre ed alle latitudini della città greca di Poseidone, e che nel fare ciò non possono che posare lo sguardo anche su ciò che tra loro è posto, i cinque figli. Non manca chi ritenga che l'affrancamento, se davvero mai ci sarà, del partito di centro destra dalla famiglia di Berlusconi dalla morte del Cavaliere sia solo questione di tempo (molti meno quelli che provano a definirlo, tale tempo).
Questi timidi passi verso l'indipendenza economica, primi di una lunga strada (lunghissima, visto il buco nelle casse del partito), sembrerebbero muovere proprio in tale direzione. Solo due cose, tuttavia, non sembrano chiare: se la voce che detta tale direzione arrivi da Milano o Roma e se l'altra crisi, quella dei voti, sarà o meno più lunga ed ardua di quella strada.
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