26 Agosto 2023
Travolti da un destino cinico e baro nell’azzurro mare d’agosto, incapaci di riprendere in mano le redini, galoppiamo verso il baratro governati da una coppia di sorelle affiancate da un cognato gourmand e da una sorta di Shrek o di Lurch, “uno sciocco raro” (definizione di Dmitrij Medvedev).
“Vogliamo i colonnelli” anzi, i generali s’ode nello stivale, e i generali accorrono. Primo a rispondere allo squillo della tromba fu Francesco Paolo Figliuolo, ma la sua agiografia Un italiano. Quello che la vita mi ha insegnato per affrontare la sfida più grande (scritta insieme a Beppe Severgnini), è passata sotto silenzio.
Così – dal nulla – è arrivato lo scritto di Roberto Vannacci.
Quando i bambini sono un po’ troppo vivaci, arriva Mary Poppins: “Basta un poco di zucchero e la pillola va giù”.
Qui però di bambini ce ne sono sempre meno e i vecchietti dell’italica RSA diffusa sono catatonici, si risvegliano dal loro torpore unicamente quando passa Sergio Mattarella: sei minuti di applausi!
Ha un senso parlare di politica in una Nazione che ormai si è rivelata per quello che è: una colonia degli Stati Uniti? I fautori della Realpolitik non hanno faticato a convincere Giorgia Meloni a stringere un patto con l’Aspen Institute, che se non è esattamente il diavolo Klaus Schwab col suo Forum di Davos è comunque un suo stretto collaboratore.
Da anni non crediamo più alle balle dei media nazionali, alla politica e all’antipolitica, al mercato che è un parco giochi per i fondi BlackRock, Vanguard, State Street e Wellington, alla medicina come la intende Anthony Fauci, all’OMS finanziata dal filantropo Bill Gates, alla Quarta Rivoluzione Industriale del Forum di Davos, all’Aspen Institute, alla Trilateral che – come già scrisse dalla prigionia Aldo Moro – è la Spectre di David Rockefeller.
Ai generali non abbiamo mai creduto. Del resto, non crediamo nella chiesa che, come l’esercito, è una gerarchia finalizzata a imporre il proprio dominio sugli esseri umani.
Crediamo nel potere del capitale. Senza soldi non è più possibile fare politica. E chi mette i soldi lo fa per controllare la politica, manipolarla a proprio vantaggio.
In questo contesto, provare a ipotizzare un programma alternativo per un inesistente partito della dissidenza non ha il minimo senso.
Eppure, non esiste un’altra strada: o si costruisce un solido programma politico alternativo, o si accetta il Great Reset come ineluttabile.
Ipnotizzati dalla più grande mistificazione della Storia, i cittadini dell’Occidente si lasciano condurre docilmente al Great Reset. Grazie alla paura scientemente utilizzata come strumento di coesione sociale, hanno subito la violazione di diritti umani e costituzionali, discriminazioni aberranti, danni alla salute e la distruzione dell’economia senza una resistenza organizzata. In questo contesto, voci isolate e largamente minoritarie invocano l’uscita del nostro Paese dalla NATO, dall’OMS, dall’Unione Europea. In un mondo globale fortemente interconnesso, l’idea di trovare soluzioni locali è impraticabile. Allo stesso modo, sbagliata è l’idea che le soluzioni possano arrivare da personalità quali Donald Trump, Vladimir Putin o Monsignor Carlo Maria Viganò.
Nessuna di queste personalità è andata più in là di un’analisi della realtà, nessuna è in grado di proporre un modello di evoluzione alternativo al Great Reset.
Non può essere una soluzione l’adesione al blocco dei BRICS, all’interno del quale la Cina (come del resto la neoentrata Arabia Saudita) non può certo proporsi quale modello per la società Occidentale.
Senza un modello di evoluzione alternativo al Great Reset, ogni tentativo di arrestarlo è destinato a fallire. Naturalmente, è possibile che la vittoria dei Repubblicani negli Stati Uniti ne rallenti alcuni sviluppi. Tuttavia, il destino è segnato.
In estrema sintesi, il Great Reset è la continuazione del processo già in atto da anni, che prevede il rafforzamento dei monopoli sui quali si regge ormai tutta l’economia Occidentale: i settori informatico, delle telecomunicazioni, bancario, dei media, farmaceutico, industriale, commerciale e dei servizi sono controllati da un gruppo ristretto di soggetti e quasi sempre partecipati dai medesimi fondi d’investimento (Vanguard, BlackRock, State Street, Wellington). Si pensi alla moneta elettronica, che consente a questi soggetti di detenere un potere assoluto di controllo sulla Società.
Opporsi a questo processo richiede uno sforzo congiunto dei dissidenti di ogni Nazione, un’azione comune e concertata con precisi obiettivi e strategie. In primo luogo, è indispensabile mettere in comune le informazioni. Occorre costituire una rete di collegamento e un canale di scambio. La mistificazione posta in atto dai media nazionali è un ostacolo alla diffusione della verità. L’ignoranza e la paura sono state usate sistematicamente e scientificamente per evitare la formazione di una coscienza collettiva sui pericoli del Great Reset, primo fra tutti l’idea - malthusiana – che sia necessario ridurre la popolazione mondiale.
E’ necessario costituire un movimento, con una sede, una direzione e dei portavoce ufficiali.
Ma la battaglia potrà incominciare soltanto nel momento in cui il movimento abbia identificato precisi obiettivi. Non basta combattere per il mondo di ieri, è più che mai necessario farlo per il mondo di domani. Per questo, le soluzioni non possano arrivare da personalità quali Donald Trump, Vladimir Putin o Monsignor Carlo Maria Viganò, tutte in un modo o nell’altro impegnate a “riportare indietro l’orologio della Storia”.
Dal momento che l’obiettivo finale del Great Reset è il superamento dell’homo sapiens, un’alleanza di tutti coloro che credano nell’evoluzione naturale è indispensabile. Potranno aderire laici e credenti di ogni religione, a condizione che la fede religiosa non sia – come è sempre accaduto nella Storia – considerata un motivo di superiorità.
Gli obiettivi dovranno essere (tra l’altro) i seguenti:
No, caro generale Vannacci, non è all’incontro di Ceglie Messapica che si inizierà a parlare di queste cose. Glielo scrive un ex collaboratore di Affari Italiani. Ha fatto bene a non partecipare. Ma non è neanche nella sede della Lega per Salvini Premier.
Iniziamo a parlarne qui, anche se siamo in pochi. Noi siamo autenticamente dissidenti e rivendichiamo con orgoglio di esserlo da sempre. Mai qualunquisti, mai appiattiti su posizioni di comodo. Intellettualmente onesti.
E’ dal posizionamento sul campo di battaglia che si distingue lo stratega: troppo facile unirsi a chi – dal governo – si finge oppositore.
di Alfredo Tocchi, 26 agosto 2023
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Commenti all'articolo
alelepri55
26 Agosto 2023 - 14:49
Il generale Piero Laporta, scrive al Capo del Governo, Giorgia Meloni, in relazione al caso del generale Vannacci. Buona lettura, e soprattutto, diffusione. Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, il primo comma dell’articolo 1472, rubricato «Libertà di manifestazione del pensiero», del Codice dell’ordinamento militare (decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66) statuisce: «I militari poss
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