12 Luglio 2023
“Repubblica” se ne esce con 4 pagine sulla presunta crisi climatica e un titolo apocalittico “La strage del clima”: 61mila morti attribuiti al caldo così, senza nessun rigore logico o scientifico, solo per dire. Una cosa da guerra atomica, da Olocausto. Finché la collega Francesca Totolo, che non ne perdona una, scopre o viene a sapere che la ricerca su “Nature Medicine” è pura operazione finanziata da Horizon Europe, un programma europeo che persegue “l’adattamento climatico inclusa la trasformazione della società”, insomma fumo negli occhi, propaganda tossica. L’Unione finanzia le ricerche che dovrebbero dare credibilità ai suoi progetti credendo non se ne accorga nessuno. Tale è lo stato dell’informazione e anche della scienza sempre sbandierata: la stessa che s’è affannata a dichiarare il 3 di luglio giorno più rovente degli ultimi 800mila anni, e non stiamo esagerando, quando sempre Francesca si accorge che i 24 gradi “globali” del 3 luglio scorso scompaiono davanti ai 26 dello stesso giorno del 1973. I giornali che non hanno dubbi nello scaricare sul caldo sessantamila e passa vittime sono gli stessi che non hanno mai avuto un dubbio circa i vaccini e le loro conseguenze nefaste, sempre rifiutate o occultate et pour cause perché è l’esatto contrario, quei 61mila decessi nel 2022 ci sono stati ma siccome non li si poteva o voleva spiegare si è ottenuto un duplice risultato, nascondere gli effetti avversi e rilanciare la bufala climatica.
Certo che se sono ridotti a ricorrere a simili mezzi da Wanna Marchi, stanno conciati male. Difatti agiscono con l’isteria sospetta di chi per primo non crede a quello che dice. La crisi climatica dopo quella virale, in modo da fonderle al fine di recuperare la presa, di cacciare “le destre” che del resto si allineano senza tentennamenti a queste narrazione oscena. Ma sono le singole popolazioni a non reggere più: la strategia del terrore non può prescindere da un conveniente grado di colpevolizzazione e su questo la tanto vituperata gente non segue più o, per dirla come va detta, si è rotta i coglioni. In Germania il flop dell’auto elettrica segna un 30% di disdette, di ordinativi mancati, e il 54% che ci è cascato non ricomprerebbe una navicella elettrica. Fran Timmermans, il padrino mafioso del Green Deal, vede sfaldarsi il suo delirante progetto, con il Ppe che vira a destra e molla gli ambientalisti fanatici, e non se ne fa una ragione: “Ho provato di tutto, dalla corruzione alle minacce, ma non mi ascoltano”. Così, senza rimorso. Ma non è una questione politica, non è l’Europa che va a destra, è che i progetti di un mondo senza esseri umani non sono il massimo e rovinano l’economia. Per cui a Bruxelles,perfino là, hanno capito che Timmermans non va messo alla Commissione o al governo olandese, ma direttamente in manicomio. Questa faccenda del clima, spiegata in termini essenziali, è molto semplice: costringere chi non inquina a distruggersi, lasciando i grandi inquinatori liberi di farlo perché un mercato post capitalista saturo di beni e di cose utili ha bisogno di colossali affari condotti sulla commistione, e ambigua commistione, fra ideologia e consumo.
Siccome la logica non convince, si esagera in trovate surreali per cui il primo pirla in fama di scienziato può farsi pagare per una ricerca da comari e i giornali europei gli dedicano 4 pagine. Siamo al livello del Draghi che predicava “se non ti vaccini ti ammali muori fai morire” e oggi rilancia: “Fare a meno dell’Europa dopo la Brexit non è più attraente”. “Questo lo dice lei” gli risponderebbe l’allenatore di calcio Fabio Capello. Dello stesso livello i leader che vanno alle annuali COP per il clima su 118 jet privati liberando più di 1000 tonnellate di quella CO2 che, chissà poi perché, vorrebbero abbattere; o quella ministra spagnola culona, socialista, che per andare a una conferenza sul clima ha preso il jet privato, anche lei, poi una limousine ma a 100 metri dalla destinazione è scesa ed ha inforcato un biciclo col quale è arrivata trionfalmente scortata da due automobili di sicurezza a benzina. Roba da dimissioni immediate, il video solo su Twitter ha superato i 10 milioni di visualizzazioni, ma questi la vergogna è da un pezzo che se la sono dimenticata. Draghi è una nullità di lusso, da premier ha sbagliato tutto, ha scommesso sull’idrogeno che ancora non si vede, ha sviluppato politiche di sostegno rivelatesi deleterie, adesso spinge, e spinge il successore, verso la dipendenza dal pnrr che è un capestro usurario incentrato sulla transizione verde, la madre di tutte le truffe: come a dire, evirarsi per il gusto di farlo. Giorgia Meloni non scopre le carte, non si capisce se sia convinta anche lei o resti alla finestra come chi osserva eventi in continuo e traumatico mutamento: questa pagliacciata verde non convince più nessuno, a parte chi legge Repubblica, l’informazione dalle bugie inanellate: mentire sui vaccini per mentire sul clima e viceversa. Ma tutto sbugiarda tutto: casistica, dinamiche, ricerche vere, ricerce farlocche dei propagandisti, l’ex ministro Speranza che sbotta da bimbominkia, “e allora fatevela questa commissione d’inchiesta”, ed è lo stesso che diceva ai suoi “nessun elemento positivo, non bisogna lasciarli respirare”, i 61mila morti di caldo che nessuno può decentemente attribuire al caldo.
Se uno attraversa la Puglia in treno, come è appena successo a me, vede chilometri e chilometri, specie nel Foggiano, di natura tradita, lande desolate con in mezzo colossali mulini che girano stancamente e, alla base, delle lucine intermittenti. Sono quelle dei motori diesel che all’occorrenza li fanno funzionare. Una regione che poteva salvarsi con una agricoltura moderna, umiliata nella sua natura con la scusa di tutelarla. Questa comunicazione foraggiata dalla corruzione europea crede di rivolgersi a un pubblico ebete come quella madre che, avendo trovato la figlia tredicenne incinta, ha dato la colpa all’acqua della piscina. E quando le hanno spiegato che era praticamente impossibile, ha risposto: “Beh, allora saranno stati i cambiamenti climatici”.
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