06 Luglio 2023
Daniela Santanchè sarebbe indagata per bancarotta e falso in bilancio. La conferma arriva dai PM di Milano a margine dell’intervento della Ministra in parlamento. La notizia, tuttavia, era trapelata diverse ore prima dalle pagine del giornale Il Domani, accendendo ancora una volta i riflettori sui rapporti malsani tra una certa magistratura ed una certa stampa.
Bancarotta e falso in bilancio, sarebbero queste le motivazioni dell’inchiesta attorno al caso Visibilia avviata dalla procura di Milano ai danni della Ministra del Turismo Daniela Garnero Santanchè. A rivelarlo, tuttavia, non è stato alcun avviso di garanzia (mai ricevuti, secondo la Ministra stessa), ma comunicati stampa diffusi nelle stesse ore in cui Santanchè si trovava in aula a riferire riguardo il servizio di Report di un paio di settimane fa, che aveva elevato all’attenzione pubblica lo stato delle sue società. 40 minuti di intervento al termine dei quali arriva la conferma dei pm di Milano: su Santanchè è in corso un’indagine per bancarotta e falso in bilancio, indagine inaugurata addirittura nel novembre scorso e solo ora desecretata.
Una desecretazione di cui, e questo è il punto che accende i più aspri dibattiti in parlamento e non solo, sarebbero venuti in qualche modo a conoscenza i giornalisti della testata Il Domani, che ha fatto della notizia la sua prima pagina, prima che la diretta interessata. Un caso che non ha mancato di ricordare a molti l’aneddoto di Berlusconi a Napoli, quando, nel bel mezzo di un vertice internazionale, scoprì di essere iscritto ad un registro degli indagati dai titoli dei giornali.
Una situazione quella che si sta quindi dipanando in queste ore, che alcuni commentatori iniziano già a chiamare “l’eredità politica di Berlusconi al governo”. Dopo anni di relativa calma, infatti, sembrerebbero tornare a farsi sempre più rumorose le frizioni tra politica (quella di governo, almeno) e magistratura. Frizioni con le quali, a quanto pare, rientrerebbe in scena quello spirito di “caccia alle streghe” pronto a fare dei mezzi di stampa ottimi strumenti per attaccare soggetti del fronte opposto, mettendoli (insieme all’opinione pubblica e, di fatto, senza possibilità di appello) di fronte al fatto compiuto.
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