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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Condannare per assolvere meglio: è la magistratura italiana, all'insegna del regime permanente, il "permaregime"

Quello che appare come garantismo è in realtà impunità: si apre un fascicolo, si mettono i presunti responsabili sotto inchiesta, ma alla fine li si riabilita. Come accaduto a Conte e Speranza, più che mai legittimati in uno scempio per il quale non verranno giudicati.

08 Giugno 2023

D'Alema e Profumo

La magistratura italiana ha un modo tutto suo, tutto italiano di sistemare chi s’è allargato, come dicono a Roma: prima gli dà una spettinata in primo grado, poi lo riabilita in appello. Intanto però è scattata la damnatio memoriae perché la gente ricorda la prima condanna o comunque l’indagine e a cose fatte dice: ma sì, l’hanno voluto salvare. Che poi è quasi sempre la verità. E la carriera più o meno spregiudicata è finita. È successo con il guru di Bibbiano, Foti, assolto in secondo grado per la vecchia insufficienza di prove, succede con d’Alema, l’ex presidente del Consiglio e ministro degli Esteri comunista che si mette a fare il mediatore di armi e dice: ci sono 80 milioni di spartire. D’Alema voleva riprendersi il partito sulle macerie di Elly Schlein, non conoscerà l’onta di una prima condanna, effimera, ma, anche se in un anno i media gli hanno dedicato squisita omertà, la caduta d’immagine di questi giorni è micidiale: gente che ha passato i 70, che potrà ancora andare a fare l’ospite d’onore alle Feste dell’Unità, ma i giorni felici sono finiti. Anche una associazione di vittime della Bergamasca, associazione Sereni, parla di bavaglio, di omertà per l’ordinanza di proscioglimento del lugubre duo, Conte e Speranza. Cosa si aspettavano? Che davvero la magistratura di Brescia procedesse? Certi procedimenti, quasi tutti anzi, servono proprio a chiudere le cose e con la pronuncia di Brescia verrà verosimilmente messa una pietra tombale sulla commissione parlamentare che parte e che parte e non parte mai, come nella gag di Stanlio e Ollio, “ariveduòrci, adìo”.

A Bologna processare e condannare dei comunisti? Ma in che mondo vivete? In Italia condannare dei potenti? Successe un’unica volta, con Tangentopoli che fu una operazione chiurgica, voluta da ambienti atlantici, per far fuori la Prima Repubblica che annaspava nelle sue corruzioni ma in modo da salvare la sinistra post comunista, sempre comunista che la magistratura la controllava. E la controlla: come spiegarsi altrimenti le lagne del PD dopo che la premier Meloni ha lasciato intendere di voler lottizzare a sua volta la Corte Costituzionale che storicamente altro non è se non un prolungamento del partito egemone della Sinistra? Poi fa presto Renzi con i suoi incredibili interventi su Twitter a dire: noi siamo garantisti, non pubblicheremo una riga dell’inchiesta su d’Alema. Questo sarebbe informare? No, questo è oppoprtunismo politico cui si piega, e dispiace, uno che si credeva coerente come l’ex forzista Ruggeri, direttore ombra del Riformista. Anche la Gaia Tortora che “chiede scusa” a Foti per Bibbiano, la deve smettere di riferire sempre tutto alla vicenda del padre (cui ha dedicato un librino da quinta elementare): non gli rende un bel servizio e spesso è tutto il contrario, non garantismo ma impunità. Come mai tutti i bambini dopo l’indagine su Bibbiano sono stati provvidenzialmente resi alle famiglie? Come mai sono stati praticamente tutti archiviati i fascicoli sui presunti abusi di queste ultime, pretesto per l’allontanamento coatto e l’affido a coppie scelte da Foti tramite un coacervo di consulenti, psicologi, giudici minorili tuttora sotto processo?

Altro segreto di Pulcinella, il falso garantismo dei tre gradi di giudizio quando è noto a tutti che i tre gradi vennero istituiti col precipuo intento di garantire entrare extra ai giudici: una volta ad Ancona spuntò fuori perfino un tariffario per le sentenze in appello da ribaltare rispetto al primo grado. In Cassazione ovviamente i costi salgono. E se non lo accettate, se “volete credere”, “volete sperare”, buon per voi ma significa che rifiutate di sapere in che mondo vivete. Vi stupirete se dopo i 13 anni in primo grado assolveranno con tante scuse anche il galantuomo Mimmo Lucano che aveva razziato 10 milioni di euro e intercettato diceva “Devo candidarmi col PD se no finisco in galera”? Se la razzia del clan Soumahoro finirà a tarallucci e vino?

La magistratura nazionale è perennemente sintonizzata col potere e c’è un regime permanente, un “permaregime” allo stesso modo della permacrisi che fornisce alla UE la principale, se non unica, ragion d’essere. Una assoluzione ne prepara altre dieci, cinquanta nel tripudio dei garantisti di casa nostra che garantiscono solo stragisti e grandi ladri e poi dicono: non c’è da fidarsi di questa magistratura che inquisisce e imprigiona a estro. No, ma quando la stessa magistratura assolve a schifo, allora si conclude che giustizia è stata fatta. Con tanti saluti per le vittime come nel caso di Nembro e Alzano. Ma lì non era tanto questione di zone rosse da aprire, da ampliare, questione risolta dai giudici più in punta di militanza che di diritto: “Irragionevole incolpare Conte”. Lì la faccenda era, e resta, inchiodata a ben altri risvolti. La progressiva, velocissima spoliazione dei diritti individuali e costituzionalmente garantiti; la sciagurata strategia curativa del governo a base di tachipirina e vigile attesa; il regime concentrazionario duro; la decretazione d’urgenza, autoritaria al punto che il premier Conte si aspettava una sollevazione popolare; le menzogne reiterate; l’insabbiamento in seno all’Aifa dei casi di effetti avversi, anche gravissimi, anche permanenti, anche letali, a seguito di plurima dose vaccinale; la torsione democratica nell’informazione; la demonizzazione di medici, studiosi, giornalisti, cittadini semplicemente preoccupati o scettici; la frattura sociale intesa a scaricare odio e razzismo contro i cosiddetti novax; la assurda chiusura delle scuole; il ricorso alla didattica a distanza risolto in anni persi e insorgenza incontrollata di patologie psichiatriche giovanili; l’adozione di strumenti tecnologici repressivi ad esclusivi fini di controllo, non certo di profilassi; il totale fallimento, su tutta la linea, dell’azione di due governi in successione (che una informazione tuttora farabutta e miserabile continua a spacciare come salvifica e risolutiva).

Queste sono le cose sulle quali una magistratura dovrebbe indagare, approfondire, fare giustizia vera: gli elementi ci sono tutti e sgorgano in misura alluvionale. Invece è già stata decisa la sabbiatura preventiva, così avallata dalla Corte Costituzionale a trazione sinistra: il governo di sinistra non sbagliava mai e la scienza di sinistra lo confortava, quindi tutte le misure prese furono di per sé legittime ed anzi incontrovertibili. E voi vi aspettate ancora una commissione parlamentare che faccia chiarezza? Quando la stessa destra di potere ha confermato il continuum sanitario piazzando, su precisa volontà del presidente di sinistra Mattarella, un successore di Speranza altrettanto sfuggente e politicamente paranoico? Aspettarsi ancora giustizia, magistrale o parlamentare, giudiziaria o politica, su questa terra? Nell’Italia del permaregime stritolata dall’Europa della permacrisi? Ma perché poi?

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