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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Green pass globale, ora è realtà e stavolta per sempre: indietro non si torna. Saremo controllati tutti, ovunque, per tutto

L'accordo tra UE e OMS sancisce l'adozione del lasciapassare elettronico senza confini né limiti ideali. Verrà utilizzato per controllare e reprimere qualsiasi dissenso o divergenza quanto a salute, politica, stile di vita, opinioni sul clima, sul sesso...

06 Giugno 2023

Person of Interest

Fare la casa partendo dal tetto, meglio dal “cappotto termico”, non è più un’eresia ma il modus procedendi dell’Unione Europea, che poi lo impone a tutti. Prima la galera poi il reato. Prima il controllo poi il pretesto. È la permacrisi, lo stato di crisi permanente ipotizzato da Ursula von der Leyen e analizzato dal giurista Stefano d’Andrea nel libro “L’Italia nell’Unione Europea. Tra europeismo retorico e dispotismo ‘illuminato’”, titolo che è tutto un programma per un libro illuminante: l’Europa si fonda, si forma sull’idea stessa di crisi perenne, che tutto legittima nel senso di una incessante rielaborazione di se stessa; altro obiettivo non c’è, altro orizzonte non esiste, il fine è in sé, è l’Unione in quanto tale che stritola istanze, diritti, libertà dei singoli stati e dei singoli cittadini in essi. Giorgia Meloni saltabecca da un vertice europeo all’altro, tesse le sue trame politiche per diventare la nuova ape regina del reame stellato, degna successora di Angela Merkel, e intanto la UE di concerto con l’OMS a trazione cinese adotta il green pass globale. Fedele alla filosofia: è servito? No, quindi lo rendiamo eterno e assoluto. L’obiettivo è naturalmente improntato a spirito di tutela ma con la iattanza di chi non si sogna di essere preso sul serio: “facilitare la mobilità globale e proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce sanitarie attuali e future”. In due righe, quindici menzogne palesi: il global green pass non facilità i movimenti ma li incatena; non protegge, come scandiva Draghi, il grande mentitore, ma alimenta false certezze che si traducono in autentici contagi; le minacce non saranno sanitarie ma a raggiera e saranno quelle che le istituzioni sovranazionali orientate dal reticolo di superlobby vogliono. Intanto scoppia la guerra tra Elon Musk e l’Unione che vuole ingabbiare l’uccellino di Twitter nei suoi conformismi woke.

Non serviva funzionasse, bastava ci fosse. L’obiettivo non era uno schermo virtuale, di per sé fumettistico, per un contagio reale, era la prova tecnica per stringere il mondo nella dittatura del pensiero, nella grande polizia morale e politica: lo temevamo, lo sapevamo, oggi lo abbiamo. Gli scettici tutti novax; i diffidenti verso Zelensky il matto tutti putiniani; i bestemmiatori contro i cambiamenti climatici tutti eretici. Punizioni globali per un pensiero globale. C’è del demoniaco in tutto questo, c’è lo scatenarsi di un vento ormai senza limiti e senza remore: “Si tratta del primo tassello della Rete globale di certificazione sanitaria digitale (Gdhcn) dell’Oms, che svilupperà un’ampia gamma di prodotti digitali per garantire una salute migliore per tutti”, precisa la UE con giusto orgoglio.

Un processo partito per tempo, con la pandemia da Covid, protratto per passaggi successivi, alcuni debitamente ovattati come l’accordo di novembre 2022, Indonesia, o l’altro del 2 dicembre 2022 tra la commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, le cui imprese abbiamo già raccontato, e il direttore generale dell’Oms, Tedros Ghebreyesus detto “il cinese”. Sì, c’è qualcosa di satanico, di hitleriano, all’insegna del “tutto quello che si può fare ebbene che si faccia” in quanto finalizzato al dominio globale che si raggiunge col controllo globale. Di fatto, un esito probabilmente fatale fin dai primordi della informatizzazione, perché la tecnologia non può che finire nel dominio. Per decenni ci hanno intrattenuto, svagato, spiegato che la nostra vita stava migliorando, che comunicare con le mail, coi video da un capo all’altro del pianeta non era solo divertente e comodo, aveva i suoi vantaggi sociali, umani. Abbiamo subito imparato a odiarci, a molestarci e scoparci virtualmente. Poi qualcuno ha inventato un virus, lo ha sguinzagliato ed è bastato per torcerci addosso quella meravigliosa tecnologia. E la cosa peggiore è che l’abbiamo, ancora una volta, ricevuta, assorbita con entusiasmo: più ci stritolava e più eravamo grati. Chi diceva, pochi ma non pochissimi, guardate che è l’inizio della fine, guardate che da questa strada non si torna indietro, veniva emarginato e insultato: anche dal capo del governo e della Repubblica. Dai parassiti dell’informazione. Dai guitti che si riempivano la bocca di una cultura sconosciuta, senza strumenti analitici, senza più la dignità del buon senso. Loro obbedivano, spiavano, praticavano la delazione, obbligavano tutti ad adeguarsi. Adesso il megaglobalgreenpass è realtà ed è inutile domandare, polemicamente, chi aveva ragione. Aveva ragione chi aveva torto e aveva torto chi aveva ragione. Ci sarà sempre una nuova emergenza, e se non c’è la inventiamo, per giustificare il Panopticon senza confini. Blockchain, greenpass, riconoscimento facciale: tutto per la sicurezza e la sicurezza è nulla senza controllo. Come in quella serie di qualche anno fa, “Person of Interest”: era tutto lì, finiva anche in un modo agghiacciante, ma è stata subito consegnata all’oblio, forse perché nella realtà c’era già chi metteva in pratica tutto quanto. Parallelamente all’esplosione della tecnologia concentrazionaria UE, OMS e singole reti informative investono, pesantemente, sulle nuove attività di persuasione, sulla comunicazione fra terrore e paternalismo. Non è un segreto che in ogni paese i vertici dei governi per la pretesa lotta alle fake news coinvolgano tutti i maggiori poli giornalistici e pubblicitari. Una mera questione di coordinamento: se uno non si allinea, se porta prove e ribalta la mistica delle notizie inventate, basta scatenargli addosso attacchi convergenti. È riuscito abbastanza bene finora, si farà molto meglio in futuro, magari con punizioni corporali anche estreme per le dissidenze o le divergenze quanto a salute, clima, sesso, stile di vita, adesione ai feticci woke, alla UE di per sé... Quando non c’è più un limite, quando il mondo è un Pandemonio, tutto diventa possibile e nessuno stato d’Europa e in Occidente – i regimi dittatoriali esterni per natura non patiscono vincoli di sorta – la tecnologia autoritaria è stata accantonata con lo spirare dell’emergenza, ma mai abolita. Neanche in Italia, dove il governo Meloni ha di fatto continuato le politiche sanitarie eversive di Draghi e Mattarella fin che ha potuto. Strumenti pronti ad essere risfoderati alla prima occasione. C’è una naturale, fisiologica esigenza di durare nei regimi democratici, che si trasfondono l’uno nell’altro senza soluzioni di continuità traumatiche, e c’è la conoscenza di quanto si prepara che è preclusa alle plebi. Se anche la nostra Giorgia ha ritenuto di tenere in caldo l’armamentario di controllo, è perché sapeva che sarebbe tornato utile, che non era il caso di emarginarsi dalle politiche sovranazionali e commerciali che si preparano. Più verifiche, più controllo, più obblighi, più dosi, più obbedienza, e poi la chiameranno democrazia dell’emergenza, nuova libertà, questo non è un problema. Se si pensa che uno come Schwab, questo stregone da nessuno impancato, è arrivato a teorizzare la salvezza del pianeta mediante estinzione di chi lo popola. E gli rendono onori globali. Chi inventa la barca inventa anche il naufragio e quando gli apprenti sorcier dicono che il greenpass è stato un successo, a loro modo non mentono. Lo è stato perché l’obiettivo non era la salute, era il naufragio.

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