10 Maggio 2023
Meloni, fonte: imagoeconomica
È diventato il premierato il tema più dibattuto all'interno del governo. Un tema che Giorgia Meloni ha tirato fuori dopo aver convocato le opposizioni al tavolo. Sponda da parte del Terzo polo, frizioni all'interno della Lega ed aperture dal M5s a patto che "non mortifichi il Parlamento". Chiusura, totale da parte di Elly Schlein. Ma che cos'è il premierato?
Per premierato si intende l'elezione diretta del presidente del Consiglio, ma non solo in quanto la riforma garantisce maggiori poteri a Palazzo Chigi, più stabilità grazie alla facoltà - che finora non c’è - di nominare e revocare ministri da parte del premier. Diverso dal presidenzialismo che prevede l'elezione diretta del Capo dello Stato e che invece sembra essere una strada più impervia da percorrere.
Serve un premier scelto, legittimato dai cittadini a presiedere quella poltrona. Il senso che Meloni vuole dare a questa riforma è di evitare esecutivi fragili, che non resistono per tutti i cinque anni della legislatura, troppo esposti alle turbolenze delle forze politiche in Parlamento. Una modifica costituzionale che il Terzo polo accetterebbe di buon grado, avendo proposto da anni "il sindaco d'Italia", che prende spunto dai diversi primi cittadini e la votazione del candidato sindaco dove è previsto un secondo turno di ballottaggio se nessuno supera il 50% dei voti al primo e al vincitore è assegnato un premio di maggioranza per governare.
In Italia funziona diversamente al momento. È il presidente della Repubblica a "nominare il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri". I poteri del presidente del Consiglio se ci si sofferma a questa dicitura, sono di gran lunga inferiori alla riforma che vorrebbe apportare Meloni.
Quando si parla di premierato non si può non tirar fuori il Regno Unito. Se in Europa infatti non è prevista una riforma simile, a Westminster diventa capo del governo il leader del partito che ha ottenuto più voti alle elezioni e che quindi gode di una forma di legittimazione popolare. Ma un cambio interno ai vertici del partito può far cambiare anche il premier senza bisogno di passare dalle elezioni, come successo recentemente come Johnson, Truss e Sunak.
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