02 Marzo 2023
Fonte: Imagoeconomica
Arturo Scotto, coordinatore di Articolo 1, sostiene fermamente il no all'invio delle armi all'Ucraina e la necessità di aprire una via diplomatica.
Arturo Scotto non si schioda dalla sua posizione pacifista. A gennaio aveva già votato contrario al decreto Armi per l'Ucraina e aveva invitato il Pd, da cui Articolo 1 si è scisso nel 2017, a "scegliere la pace". Oggi, in un'intervista a Valerio Valentini per Il Foglio, dice: "Non ho cambiato idea. Credo sia necessario aiutare Kiev a resistere all’invasione, non credo si debba sostenere questa escalation militare che sta trasformando una guerra di resistenza in una guerra di attrito".
Secondo lui bisogna demistificare gli errori di fondo e cioè "che discutere alla pari con Washington sia un voler uscire dalla Nato, che il pacifismo sia una forma di filoputinismo". Volere trattative significa essere disposti a riconoscere che "la pace però si fa tra nemici, sennò è guerra infinita. E qualcosa va concesso al nemico, per avere la pace. L’alternativa è il suo annientamento: ma qui parliamo di una potenza nucleare."
Bisogna chiedersi onestamente, senza retoriche o idee preimpostate, cosa si vuole ottenere: "Noi, certo, dobbiamo sapere quali sono i nostri imperativi. Salvaguardare l’integrità dell’Ucraina come stato indipendente, la sua prospettiva di paese democratico. Ma come? Davvero possiamo tornare ai confini di prima del 2014, Crimea compresa? E quale statuto riconoscere alle regioni russofone del Donbas oggi sottratte illegalmente da Putin?"
"Le colpe di Putin sono innegabili. Ma è chiaro che lui un negoziato non lo aprirà mai se non ha una risposta rispetto a una via d’uscita. Non ci siamo interrogati su quali siano i suoi obiettivi", aggiunge.
Per il coordinatore di Articolo 1 l'arrivo di Elly Schlein, sostenuta alle primarie, potrebbe smuovere la situazione perché "ha detto parole molto chiare. Occorre scommettere sul negoziato. Senza colpi di testa". "Mettere al bando preventivo delle idee, pretendere che a un anno dalla guerra non si possa aprire una riflessione, sarebbe miope", dice.
Questo riavvicinerebbe il partito alle posizioni di Giuseppe Conte. Se si arrivasse ad un voto in Parlamento, il Pd di Schlein dovrebbe "contribuire a elaborare una posizione nuova che metta al primo piano le ragioni del negoziato. Fedeli, peraltro, alla nostra storia. Anche nelle fasi più drammatiche della Guerra fredda, l’Italia riusciva a muoversi negli interstizi dell’alleanza per costruire le ragioni del dialogo. Ed era l’Italia democristiana: qualcuno riteneva Andreotti poco atlantista?"
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia