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Governo Meloni, avanti tutta nel Mediterraneo nonostante l’astio di Francia, Uk e Turchia

Il premier punta a riguadagnare l’influenza perduta dall’Italia nella regione mediterranea, dove Parigi, Londra e Ankara vorrebbero il monopolio

30 Gennaio 2023

Governo Meloni, avanti tutta nel Mediterraneo nonostante l’astio di Francia, Uk e Turchia

La politica estera di Giorgia Meloni sembra orientata sul Nord Africa. Lo testimoniano le visite in Algeria e in Libia e quelle del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in Turchia, Tunisia ed Egitto. L’obiettivo del governo sembra quello di riguadagnare almeno parte dell’influenza perduta negli ultimi 30 anni nel Mediterraneo. Ma Francia, Turchia e Regno Unito, che vorrebbero vantare una sorta di monopolio sulla regione, potrebbero non gradire.

I tavoli aperti da Tajani in Turchia ed Egitto: diplomazia, ma anche energia

Le missioni di Tajani in Turchia e in Egitto servono a cercare di trovare una convergenza che possa favorire la stabilizzazione della Libia. Il ministro degli Esteri affronta in Egitto anche il tema dell’energia, visto che Eni è il primo operatore del settore nel Paese, e che proprio dall’Egitto dovrebbe arrivare in Italia gas liquefatto per l’equivalente di 3 miliardi di metri cubi. La visita in Tunisia testimonia, invece, la consapevolezza e la preoccupazione dei vertici della nostra diplomazia per la profonda crisi che attraversa un Paese a noi molto vicino e molto legato. Dalla Tunisia parte infatti una buona parte dei migranti illegali diretti verso l’Italia, e sempre dalla Tunisia passa il gasdotto Transmed che, partendo dall’Algeria, porta nel nostro Paese la maggior parte del metano d’importazione. Anche la visita di Meloni ad Algeri è significativa dal punto di vista energetico: con 25 miliardi di metri cubi di gas forniti nel 2022, l’Algeria è di gran lunga il primo fornitore di gas dell’Italia.

Le resistenze all’azione di politica estera del governo Meloni saranno forti

L’accoglienza riservata a Meloni a Tripoli indica una precisa scelta di campo del governo di Abdulhamid Dabaiba. L’intesa firmata da Eni e dalla National Oil Company libica rappresenta un punto di svolta nella lunga lotta per il controllo e lo sfruttamento delle risorse energetiche libiche: uno scontro che ha visto e ancora vede impegnati soprattutto francesi, russi e turchi, nel tentativo di ridurre la nostra presenza nel Paese. Anche l’accordo per la consegna di cinque motovedette al governo di unità nazionale libico è cruciale, perché rafforza la collaborazione tra i nostri due Paesi nella difesa e della sicurezza, settori in cui la Russia, la Turchia e la stessa Francia sono ancora più che presenti. Già, la Francia. Il tentativo italiano di recuperare influenza nel Mediterraneo non piace a Emmanuel Macron, ma nemmeno a Turchia e Regno Unito, che vorrebbero una sorta di esclusiva nella zona. Ecco perché le resistenze, fuori e dentro il l’italia, saranno forti, anche perché a questa vigorosa azione di politica estera Meloni vuole accompagnare il rafforzamento del sistema politico e istituzionale. Nei prossimi mesi, m dunque, le tensioni potrebbero crescere in maniera esponenziale, in uno scenario internazionale che la guerra in Ucraina ha reso più volatile e denso di rischi.

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